Marco Belpoliti, La Stampa 6/1/2014, 6 gennaio 2014
OGGI L’ULTIMA TOMBOLA
4, 25, 34, 12… Tombola! Per la Befana, come per Capodanno, la tradizione vuole che dopo una lauto pranzo, dopo le chiacchiere, le discussioni e il caffè, si ricevano le cartelle della tombola e si cominci l’estrazione. Anche i bambini sono ammessi sotto l’occhio vigile degli adulti. Tuttavia pochi di quelli che oggi praticano questo gioco da tavolo ne conoscono l’origine. Secondo alcuni deriverebbe dalla Cabala ebraica, dalla combinazione delle 22 lettere di quell’alfabeto, secondo altri dalla divinazione popolare e dal gioco d’azzardo d’origine mesopotamica, il simtu, «ciò che è stato deciso dagli dèi», da cui derivano anche gli attuali «solitari» con le carte.
Insomma, un’origine che si perderebbe nella notte dei tempi, ma che si manifesterebbe ancora nella smorfia napoletana, l’abbinamento d’immagini con valore premonitore per ciascuno dei numeri da 1 a 90 della Tombola. Che vi sia qualcosa di magico, meglio di divinatorio, in questo gioco è assai evidente. Inoltre, la Tombola ci ricorda quanto la nostra vita sia legata ai numeri, oggi davvero dominanti. Tra Big Data, Tombola e divinazione, ovvero interpretazione del futuro, esiste un nesso davvero stretto. La forma assunta – tabellone, cartelline, sacchetto, gettoni, bussolotto – è abbastanza recente. Nel 1734 il re di Napoli, Carlo III di Borbone, s’era messo in testa di ufficializzare il gioco del Lotto allora clandestino, e sottoporlo a una tassa. Si opponeva un frate domenicano, Gregorio Mattia Rocco, che lo reputava amorale. Carlo III sostenne che così si frenava la tendenza all’impoverimento delle classi meno abbienti, le quali si rovinavano per giocare. Ebbe la meglio, ma con l’accordo di sospendere nel periodo natalizio l’estrazione del Lotto, per non distrarre il popolo dai riti sacri. Così il Lotto entrò nelle case trasformandosi in Tombola giocata attorno al desco, con i numeri messi in un paniere di vimini per l’estrazione.
La parola Tombola verrebbe da «tombolare», «far cadere i numeri nel paniere», secondo una versione, o da «tumulo», per via della forma piramidale del paniere. Certo che entrambe le versioni, come il Lotto, evidenziano come questo gioco ha a che fare con la vita e con la morte, cioè con il Destino. Non possedendo più la vecchia tombola di famiglia, smarrita in un trasloco, quest’anno ho comprato «La tombola automatica» di Clementoni, famoso produttore di giochi, Made in China. Ho così scoperto che è «automatica» per via delle finestrelle di plastica che si alzano e si abbassano, per segnalare i numeri usciti, al posto dei fagioli o dei ceci. Ciascuno dei partecipanti deve montarsi la cartellina da sé, partendo da un sacchetto che contiene tutte le finestrelle.
4, 25, 34, 12… Tombola! Per la Befana, come per Capodanno, la tradizione vuole che dopo una lauto pranzo, dopo le chiacchiere, le discussioni e il caffè, si ricevano le cartelle della tombola e si cominci l’estrazione. Anche i bambini sono ammessi sotto l’occhio vigile degli adulti. Tuttavia pochi di quelli che oggi praticano questo gioco da tavolo ne conoscono l’origine. Secondo alcuni deriverebbe dalla Cabala ebraica, dalla combinazione delle 22 lettere di quell’alfabeto, secondo altri dalla divinazione popolare e dal gioco d’azzardo d’origine mesopotamica, il simtu, «ciò che è stato deciso dagli dèi», da cui derivano anche gli attuali «solitari» con le carte.
Insomma, un’origine che si perderebbe nella notte dei tempi, ma che si manifesterebbe ancora nella smorfia napoletana, l’abbinamento d’immagini con valore premonitore per ciascuno dei numeri da 1 a 90 della Tombola. Che vi sia qualcosa di magico, meglio di divinatorio, in questo gioco è assai evidente. Inoltre, la Tombola ci ricorda quanto la nostra vita sia legata ai numeri, oggi davvero dominanti. Tra Big Data, Tombola e divinazione, ovvero interpretazione del futuro, esiste un nesso davvero stretto. La forma assunta – tabellone, cartelline, sacchetto, gettoni, bussolotto – è abbastanza recente. Nel 1734 il re di Napoli, Carlo III di Borbone, s’era messo in testa di ufficializzare il gioco del Lotto allora clandestino, e sottoporlo a una tassa. Si opponeva un frate domenicano, Gregorio Mattia Rocco, che lo reputava amorale. Carlo III sostenne che così si frenava la tendenza all’impoverimento delle classi meno abbienti, le quali si rovinavano per giocare. Ebbe la meglio, ma con l’accordo di sospendere nel periodo natalizio l’estrazione del Lotto, per non distrarre il popolo dai riti sacri. Così il Lotto entrò nelle case trasformandosi in Tombola giocata attorno al desco, con i numeri messi in un paniere di vimini per l’estrazione.
La parola Tombola verrebbe da «tombolare», «far cadere i numeri nel paniere», secondo una versione, o da «tumulo», per via della forma piramidale del paniere. Certo che entrambe le versioni, come il Lotto, evidenziano come questo gioco ha a che fare con la vita e con la morte, cioè con il Destino. Non possedendo più la vecchia tombola di famiglia, smarrita in un trasloco, quest’anno ho comprato «La tombola automatica» di Clementoni, famoso produttore di giochi, Made in China. Ho così scoperto che è «automatica» per via delle finestrelle di plastica che si alzano e si abbassano, per segnalare i numeri usciti, al posto dei fagioli o dei ceci. Ciascuno dei partecipanti deve montarsi la cartellina da sé, partendo da un sacchetto che contiene tutte le finestrelle.