Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 06 Lunedì calendario

LA STAMPANTE 3D FA VOLARE IL TORNADO


Il 2014 comincia con un enorme sviluppo nella tecnologia delle stampanti 3D, uno sviluppo dalle potenzialità senza limiti: per la prima volta nella storia, un aereo - nello specifico, un cacciabombardiere Tornado della Royal Air Force - ha volato con alcuni ricambi non originali ma ottenuti dal nulla, costruiti strato per strato, fettina per fettina.
Questi ricambi sono stati assemblati con una stampante 3D, cioè con una macchina che parte da un progetto e da un po’ di ceramiche o polveri metalliche e poi realizza i pezzi meccanici e li fissa con resine o altro, scommettendo sulla loro tenuta finale (la sfida è soprattutto questa). È un modo di produrre in via di perfezionamento da diversi anni, ma finora l’efficacia di questa nuova tecnica era dimostrata per componenti magari indispensabili ma a basso livello di sofisticazione; adesso invece si fa un salto di qualità perché la britannica Bae System sta lavorando nella base della Raf a Marham, nel Norfolk, per arrivare a produrre (fra l’altro, con preavviso di poche ore) parti di ricambio per le quattro squadriglie di Tornado Gr4 lì ospitate; e si tratta di parti delicate perché riguardano le protezioni per le radio dell’abitacolo o i giunti di collegamento tra l’aereo e i generatori elettrici del motore.
«Il fatto che si usi questa tecnologia in aeronautica» commenta al telefono l’ingegner Pasquale Calderale, già docente di Progettazione meccanica al Politecnico di Torino «è un salto di qualità e dimostra il grado di affidabilità che si è raggiunto. Anche se nel caso di questi Tornado non si tratta ancora di parti del motore, che subisce sollecitazioni eccezionali, o del carrello, che in atterraggio prende delle gran botte, tutti i pezzi degli aerei sono soggetti a fortissime vibrazioni e sono a rischio di rottura. Usare le stampanti 3D per le protezioni delle radio e per certi giunti di collegamento dimostra che la nuova tecnologia dà garanzie strutturali».
Poter costruire la copia perfetta di qualsiasi oggetto può assicurare grandi vantaggi in termini di costo (oltre che di tempo). Sostituendo le componenti originali con le loro copie in 3 dimensioni, la Royal Air Force calcola di riuscire a risparmiare (per adesso) 1,2 milioni di sterline, cioè quasi un milione e mezzo di euro. Può non sembrare un granché rispetto ai costi altissimi che affliggono l’aeronautica, soprattutto quella militare, ma una volta che il nuovo modo di produrre si sarà affermato, non c’è quasi limite ai risultati che si potranno ottenere. Proseguendo con i test è verosimile che le stampanti 3D creeranno pezzi sempre più complessi, e sempre più affidabili. Secondo la Bae la novità, una volta messa a punto, «potrà trovare applicazione non solo per i jet da combattimento ma anche per gli altri aerei da guerra, le navi e i sottomarini».
Ma a parte gli aspetti tecnologici, il continuo sviluppo delle stampanti 3D solleva problemi di ogni genere: per esempio, di questo passo i cinesi (o chi per loro) potranno copiare con facilità tutto quello che vogliono, facendosi un baffo dei brevetti e delle tutela della proprietà intellettuale? Pietro Batacchi, direttore di Rid (Rivista italiana difesa), dà alla Stampa una risposta cinica: «I cinesi non hanno certo aspettato di avere le stampanti 3D per copiare gli aerei da combattimento. In Cina stanno realizzando due aerei militari di quinta generazione. Uno di loro, il J-20, è molto simile all’F-22 americano e l’altro, il J-31, è la copia esatta dell’F-35. Anni fa le banche dati degli aerei “stealth” della Lockheed furono attaccate da hacker. Chissà chi sarà stato?». Mistero fitto.