Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 06 Lunedì calendario

MASSACRO NELLA VILLA: UCCISI MOGLIE, MARITO E SUOCERA


I due pastori tedeschi della famiglia Allione erano rinchiusi nel sottoscala quando ieri, poco dopo mezzogiorno, i carabinieri sono entrati nella villetta di paramano non lontano dall’aeroporto torinese di Caselle. Addestrati ad attaccare gli estranei, li hanno sentiti ringhiare, imprigionati al di là della porta. Dentro l’abitazione, tre cadaveri e odore di morte. Tutti uccisi con numerose coltellate, segno di accanimento e rabbia. Una famiglia sterminata.
Unico sopravvissuto un figlio di 29 anni, disoccupato, incensurato, segnalato in passato per possesso di droga, rintracciato in vacanza e interrogato a lungo dagli investigatori. Per ora non escludono alcuna pista. Compresa quella della rapina, anche se dall’abitazione non mancherebbe nulla.
La più anziana delle vittime, Emilia Dall’Orto, 93 anni, radici venete, è stata trovata al piano terra della villetta, distesa supina nel letto, semicoperta da un lenzuolo. Al piano di sopra, riversi nel corridoio dell’ingresso, a un metro di distanza l’uno dall’altro, c’erano i corpi della figlia, Mariangela Greggio, 65 anni, professoressa in pensione, e del marito, Claudio Allione, 66 anni, ex dipendente dell’aeroporto ed esperto addestratore di cani.
Triplice omicidio. A trovare i corpi e a dare l’allarme ai carabinieri è stato un amico di Maurizio Allione, il figlio della coppia, in vacanza ad Aosta da venerdì scorso in compagnia della fidanzata, Milena Reineri. «Potresti fare un salto a casa dei miei a controllare? Non mi rispondono al telefono» ha detto ieri mattina all’amico Andrea Pagano, 20 anni, pregandolo di raggiungere la villetta di via Ferrari 13, in fase di ristrutturazione, a poche centinaia di metri dalla pista dell’aeroporto. Per entrare in casa, gli ha indicato dove trovare le chiavi di riserva. Così ha fatto. I cani erano nel sottoscala. Superato l’ingresso, ha trovato i corpi. Sconvolto, ha chiamato aiuto.
Subito si è ipotizzato un avvelenamento per l’esalazioni di una stufetta. Nelle stanze non c’erano tracce evidenti di sangue. Poco dopo si è scoperta la verità. Un’altra strage. Questa, però, non sembra avere nulla a che vedere con la tragedia di Capodanno, a Collegno, sempre nel torinese, con tre omicidi e un suicidio. In questo triplice delitto c’è una firma intrisa di rancore e ferocia. Qualcosa di personale.
Un mistero, al momento, su cui stanno indagando i carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Torino, coordinati dal pm Fabio Scevola. Il figlio è stato sentito per ore, fino a tarda serata, sia dal magistrato sia dagli investigatori. Ha raccontato di essere andato in montagna con la fidanzata, ospite in Valle d’Aosta a casa di amici. Anche la ragazza è stata sentita, così come gli altri giovani che hanno trascorso il weekend con Maurizio Allione. In queste prime fasi d’indagine gli inquirenti cercano elementi certi e soprattutto conferme alle sue dichiarazioni.
Secondo i primi accertamenti del medico legale, la morte dei tre risalirebbe ad oltre 24 ore prima del ritrovamento. Indicazione confermata dalle dichiarazioni di una vicina di casa che nella giornata di sabato ha visto insolitamente la porta del garage socchiusa e una luce dimenticata accesa. «Era una famiglia metodica, riservata. Facevano sempre le stesse cose, non avevano nemici. Brava gente». La vicina di casa si è persino preoccupata di avvisare la signora Mariangela, per dirle di chiudere il garage. «Ho provato a chiamarla al telefono, ma squillava a vuoto. Così ho lasciato perdere. Avrei dovuto insistere...». Probabilmente la signora Mariangela, professoressa in pensione di stenografia e informatica, ha lottato prima di morire. Le perle del suo inseparabile girocollo erano sparse sul pavimento. Strappate, forse, dall’assassino, nella furia della colluttazione.