Anais Ginori, La Repubblica 6/1/2014, 6 gennaio 2014
ANTISEMITA, RAZZISTA E POLITICAMENTE SCORRETTO DIEUDONNÉ, L’UOMO CHE LA FRANCIA VUOLE PROIBIRE
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — I biglietti per i prossimi spettacoli sono già esauriti. Il Théâtre de la Main d’or, dietro a Bastille, ha chiuso le vendite. «Ci saranno nuove date» promette un funzionario della biglietteria. Nella sala parigina in cui si esibisce abitualmente Dieudonné M’bala M’bala c’è un bar, “Hezbollah Club”, nel quale si può ordinare un cocktail “Mahmud”, in onore all’ex presidente iraniano Ahmadinejad. Sono in vendita magliette e spille “Boycott Israel”, mentre un cartello invita a fare donazioni per pagare la sanzione di un tribunale francese contro la canzone “Shoananas”, parodia intorno all’Olocausto.
Lo show non dovrebbe andare avanti. Almeno così ha deciso il ministro dell’Interno Manuel Valls, pronto a diramare una circolare a prefetti e sindaci per chiedere di bloccare la tournée del nuovo show Le Mur dell’umorista meno divertente del momento. Una censura giustificata da «questioni di ordine pubblico», spiega il governo. In passato, altri ricorsi contro la produzione di Dieudonné per “istigazione all’odio razziale” o “negazione di crimini contro l’umanità”, sono stati respinti dalla giustizia in nome della libertà di espressione. Nel lungo monologo, Dieudonné racconta di apprezzare il maresciallo Pétain, che collaborò con i nazisti, riproponendo il solito attacco contro la «lobby ebraica» che vuole «governare il mondo». E conclude: «Io piscio sul Muro del Pianto».
La prima tappa della tournée è prevista a Nantes, giovedì sera. Serge e Beate Klarsfeld, la mitica coppia di cacciatori di nazisti, hanno annunciato una manifestazione contro lo spettacolo. Chissà se il governo riuscirà finalmente a fermare il “buffone patetico”, come lo ha definito la ministra della Giustizia, Christiane Taubira. Ma Dieudonné è qualcosa di più. È lo spettro di un antisemitismo moderno e ridanciano, che va a risvegliare i peggiori istinti in un paese che ha conosciuto l’affaire Dreyfus.
Quarantasette anni, figlio di una madre bretone e un padre camerunese, cresciuto nella banlieue parigina, il comico ha cominciato la sua carriera in coppia con l’amico d’infanzia Elie Semoun, ebreo con origini marocchine. Negli Anni ‘80 avevano inventato due personaggi antitetici: Bokassa, nero un po’ ignorante, e Cohen, giovane ebreo molto sicuro di sé. I due amici si separano per ragioni economiche nel 1997.
Intorno alla sua verve antisemita, Dieudonné ha costruito un piccolo impero ora in mano alla moglie, la produttrice Noémie Montagne, madre di quattro dei suoi sette figli. È lei, bianca e di classe media francese, come tanti spettatori paganti, a finanziare gli spettacoli che teorizzano una sorta di supremazia dei neri, accusando gli «ebrei negrieri» di essere stati prima «oppressori» e ora «neocolonialisti».
Mischiando ironia, falsi storici e rivendicazioni politiche, Dieudonné è stato persino candidato, all’inizio degli anni Duemila, in una lista dei Verdi. L’abbaglio di certa gauche si è poi infranto davanti alla svolta “iraniana” di Dieudonné, diventato aperto sostenitore di Hezbollah e Ahmadinejad, che ha incontrato più volte, in nome della comune battaglia “antisionista”. All’ex presidente iraniano ha anche dedicato un film. In un’altra pellicola, Teheran Times, Dieudonné ha fatto recitare lo storico negazionista Robert Faurisson. La maschera del comico è servita a sdoganare personaggi e idee di estrema destra, come le tesi del saggista Alain Soral, già amico di Jean-Marie Le Pen. Soral e Dieudonné si sono candidati insieme alle europee del 2009, con la “Lista antisionista”. Sul manifesto esibivano la “Quenelle”, il saluto nazista alla rovescia, ora ripreso in tanti video e adottato anche da alcuni calciatori, come Nicolas Anelka. Di provocazione in provocazione, Dieudonné ha messo finora in scacco la République, e i suoi valori.