Marco Sammicheli, Il Sole 24 Ore 5/1/2014, 5 gennaio 2014
LE STILE BANCARIO DEI ROTHSCHILD
La banca, come la scuola, il municipio e la chiesa, fa parte di quelle istituzioni che determinano una comunità. La sua rappresentazione nel corso della storia si è evoluta per testimoniare solidità e fiducia. L’architettura aveva il ruolo di comunicare il potere di un servizio e gli interni rispecchiavano con stile una pratica organizzativa. La scelta dei materiali e degli arredi non ha subito grandi alterazioni fino all’epoca moderna: metalli, marmi e tecnologia erano lo strumento per disegnare, anche in economia, lo spirito di un tempo. Oggi per venire incontro a una clientela sempre più disorientata e sfiduciata gli istituti bancari si sono trasformati in spazi che annullano le distanze e scrivono una relazione domestica tra cliente e funzionario. Ecco che agenzie e filiali assomigliano a lounge aeroportuali, a reception di centri benessere o addirittura a sale da gioco in cui luci, counter e poltrone propongono un’esperienza rilassata, quasi scanzonata, laddove dovrebbero regnare serietà e sicurezza. Sicuramente questo parere potrebbe essere smentito da studi psicologici a supporto di un’interazione meno ufficiale, ma visto il grado di sfiducia che un cittadino medio ha maturato nei confronti delle banche il ritorno a un ambiente austero e funzionale, elegante e pratico sarebbe auspicabile.
Le sedi storiche delle banche oggi ospitano collezioni, gli edifici di Loos a Vienna o Portaluppi a Milano sono entrati negli itinerari turistici. Se è vero che lo spazio di una banca debba favorire l’incontro con il cliente è altrettanto vero che questa vicinanza sia stata minacciata da un processo di smaterializzazione di identità che ha inseguito un modello di interior design inadeguato. Probabilmente la distanza determinata da un vetro, la profondità di un tavolo, la preziosità di una stanza ricorderebbero a entrambe gli attori, i codici di un comportamento e le regole di un ruolo. A ricordarci invece quanto la consapevolezza di un archivio possa essere d’ispirazione per la progettazione, a New York, fino al 18 gennaio alla galleria Demish Danant è allestita la mostra «Michel Boyer: The Rothschild Bank, Paris 1970». Il lavoro di Boyer per la sede di rue Lafitte rimane un progetto di immagine coordinata seminale per la qualità e la finitura degli arredi, la collaborazione con gli artisti e la volontà di creare un ambiente che fosse prezioso, al passo coi tempi e mantenesse gli stessi standard anche nelle aree di non pubblico accesso.
La mostra comprende diversi pezzi importanti progettati per aree specifiche della banca Rothschild. Ci sono un banco unico in acciaio inox e noce, disegnato da Boyer per l’ufficio privato di Elie de Rothschild. L’acciaio curvato crea un gioco di pieni e vuoti che favorisce con garbo l’interazione tra i due lati del tavolo stabilendo un rapporto preciso oltre a dettare un’estetica. Anche quando Boyer disegna le sedie in vetroresina per la mensa della banca non dimentica di pensare ad uno spazio in cui ritrovare le scelte degli spazi di rappresentanza. Lo fa con un murale originale che l’artista Guy de Rougemont dipinse per lo spazio. Boyer conosceva i segreti del mestiere e in questo progetto sintetizza un modo efficace per rappresentare in maniera un’istituzione privata. Negli anni successivi replicherà questo modello attraverso la committenza pubblica. Nel 1975 infatti venne chiamato a disegnare le ambasciate di Francia a Brasilia e Washington.
Michel Boyer. The Rothschild Bank, Paris 1970, New York, Damish Danant, fino al 18 gennaio, info@demischdanant.com