Piero Ostellino, Corriere della Sera 4/1/2014, 4 gennaio 2014
IL BUROCRATE IGNORA IL SENSO DEL RIDICOLO
A cura del governo — più precisamente: dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e del Dipartimento delle pari opportunità — è uscito un opuscolo con questo titolo: «Linee guida per una informazione rispettosa delle persone Lgbt». Riguarda il modo col quale i giornalisti dovrebbero scrivere di Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali (Lgbt). Raccomanda di non usare espressioni come «matrimonio tradizionale», «matrimonio normale», «matrimonio gay», ma solo «matrimonio», né «adozioni gay». Definisce scorretto scrivere che l’unione fra due persone dello stesso sesso è «sterile». Caro Letta, ma il governo non aveva proprio niente di meglio da fare ?
Non so come i miei colleghi abbiano preso l’opuscolo. Non dirò, dunque — come, forse, alcuni di loro faranno — che è un tentativo di instaurare il Minculpop, un attentato alla libertà di stampa. Dico che è (solo) ridicolo. Per me, è moralmente vergognoso, prima che costituzionalmente illegittimo, discriminare una persona per il colore della pelle o per le sue preferenze sessuali. Avevo scritto, qui, a difesa dell’autonoma libertà della donna di gestire, e persino di utilizzare, la propria sessualità come meglio credeva. Sono stato accusato di propagandare la prostituzione e di offendere le donne! Preciso, allora, che una cosa è che gli omosessuali abbiano, da noi, come in ogni Paese civile, gli stessi diritti di chi omosessuale non è; un’altra avere, come ho, qualche difficoltà a capire come il Dipartimento delle pari opportunità possa sconsigliare, senza cadere nel ridicolo, di definire «sterile» una coppia dello stesso sesso. Poiché per procreare occorre, da che mondo è mondo, che si accoppino un maschio e una femmina, mi chiedo come il Dipartimento in questione possa sostenere sia discriminatorio scrivere che una coppia dello stesso sesso è sterile rispetto a quella maschio-femmina; dal momento che, almeno a letto, la natura ha fatto l’una prolifica e ha condannato l’altra alla sterilità.
Partire da una proposizione descrittiva — le coppie dello stesso sesso sono sterili — per pervenire a una prescrittiva — non lo si deve dire perché è discriminatorio rispetto alle coppie maschio-femmina — è un salto logico non solo perché lo diceva David Hume. Ma perché è una pura idiozia. Che, poi, essa trovi conforto nella Costituzione — secondo comma dell’art. 3: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di carattere economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» — conferma solo il carattere irrazionale della Carta, evidentemente pensata e scritta in un momento di etilismo ideologico.
Concludo, allora, che lo strampalato opuscolo è, probabilmente, il frutto dell’ossessione regolamentatrice di ogni burocrazia; che tende a giustificare, e legittimare, se stessa con la sola propria esistenza. Caro Letta, che ne direbbe di ridurre certi eccessi burocratici, eliminando gli uffici ad essi adibiti, e farci risparmiare qualche euro di tasse ? Il rischio — stando le cose a questo punto — è che sia sommerso da una risata.