Antonia Jacchia, Corriere della Sera 5/1/2014, 5 gennaio 2014
VIOLETTA CAPROTTI: IO E MIO PADRE L’HO AMATO, NON SONO UN’INGRATA
[scheda della vicenda alla fine]
«Ho amato mio padre con tutta me stessa e ho sempre cercato di assecondarlo in ogni modo pur di avere un po’ del suo affetto, questo padre che mi è sempre mancato». A parlare è Violetta Caprotti, la figlia cinquantunenne di Bernardo, il patron di Esselunga, profondamente addolorata per i contrasti che sono esplosi tra il padre, lei e suo fratello Giuseppe (nati dal primo matrimonio con Giorgina Venosta), per la proprietà fiduciaria delle quote del gruppo della grande distribuzione, vicenda finita in tribunale. «Fino a oggi sono rimasta in un rigoroso silenzio per stile personale. Non penso di essere una figlia ingrata; anzi sono la figlia che gli è sempre stata più vicina; certo nel ’99 mi sono sposata con un uomo americano ma ogni sera ci parlavamo al telefono e una volta tornata in Italia andavo a trovarlo di continuo in azienda per pranzare con lui in mensa, insieme con gli altri dirigenti, con alcuni dei quali sono rimasta sempre in contatto, sottolinea Violetta «io che sognavo anche un padre normale, oltreché un grande imprenditore, con cui fare i compiti e andare a sciare» (i genitori si sono separati quando lei aveva un anno e Giuseppe due, scuole medie in collegio sotto la giurisdizione del capofamiglia che ne ha ottenuto da subito l’affido ).
Suo padre l’accusa di aver fatto parte di una «congiura» contro di lui, l’amministratore delegato Carlo Salza e Germana Chiodi, la sua segretaria personale .
«Congiura? È una parola che non esiste nel mio vocabolario. Come potevo pensare di voler mandar via mio padre: io che lo adoravo, io che l’ho sempre rispettato e stimato anche e soprattutto per le sue capacità imprenditoriali. Per quale scopo avrei voluto danneggiarlo con l’affetto che provavo per lui? Piuttosto il contrario: sono stata allontanata dall’amore di mio padre» .
Si dice che lei tramasse con la centralinista per cambiare gli equilibri nell’azienda.
«Le pare possibile? È forse disdicevole avere come migliore amica una centralinista? Una persona di buon senso che mi vuole bene da sempre in modo sincero e senza alcun interesse? Anche lei dopo 40 anni di lavoro in Esselunga, se ne è andata con grande amarezza e dispiacere. Sa che in azienda ormai non c’è più nessun Caprotti, mentre mi risulta che ci siano, anche in ruoli importanti, molti parenti della signora Chiodi. È vero, mio padre nel 2009 mi disse che l’azienda sarebbe stata manageriale. Ma, come in tante altre società di famiglia, si può essere proprietari senza aver incarichi di gestione diretta. E allora perché mio padre mi ha portato via le mie azioni, senza proferire parola? »
Ma suo padre ha sottolineato come lei a vario titolo abbia incassato ben 72 milioni di euro...
«Una cifra che non mi risulta e mi imbarazza parlare di soldi; comunque io sono sempre sua figlia. In quanto azionista e proprietaria, ho ricevuto dividendi assolutamente identici a quelli di mia sorella di 16 anni più giovane di me, lei che non ha lavorato un solo giorno in azienda (Marina Sylvia, figlia di secondo letto, ndr). Mio padre inoltre godeva di un usufrutto su più della metà delle nostre quote. Ci tengo poi a sottolineare che, dopo la laurea alla Bocconi e un’esperienza in banca, ho lavorato in azienda per molti anni, partendo dal basso, dall’ufficio commerciale all’ufficio acquisti; per poi costituire l’ufficio comunicazione reinventando tutta l’immagine dell’azienda con le famose campagne del topolino e del rapanello. Ho creato da zero la Fidaty card, la carta di fidelizzazione che oggi rappresenta circa il 96% del fatturato di Esselunga. Essendomi poi sposata all’estero, sono comunque rimasta in consiglio di amministrazione della holding Supermarkets italiani, di Esselunga commerciale, di Villata e di Fidaty fino a maggio 2012 quando ne sono stata estromessa» .
Però, parole di suo padre lei «non ha voluto neppure considerare l’opportunità miliardaria di ricevere 84 immobili dal reddito ingente e sicuro e mettersi tranquilla»?
«Mio padre mi chiedeva di restituirgli il 29% delle quote del gruppo donatemi nel ’96 (così come a Giuseppe e a Marina Sylvia, ndr.) gestite attraverso l’Unione fiduciaria, in cambio di una partecipazione di maggioranza nell’immobiliare Villata. Io non capivo: le mie quote nel gruppo valevano molto di più e poi perché avrei dovuto rinunciare a Esselunga commerciale, dove sono cresciuta? E inoltre l’aspetto che ha pesato di più, non volevo lasciare mio fratello in minoranza, non potevo fare questo né a lui né ai miei nipoti. Già un’altra volta, nel 2004, mio padre mi suggerì di tenerlo lontano ».
E lei cosa fece?
«Io gli ubbidii, per sette lunghi anni non rividi più Giuseppe, neanche i miei nipoti, uno dei quali nacque nel 2004 e il nonno non l’ha mai visto né conosciuto. Ero succube di mio padre e mio malgrado ho sempre seguito le sue indicazioni: sento ancora oggi le sue urla che mi strappano l’anima. Con il risultato che ancora una volta mi sono trovata sola, senza mio fratello e di fatto senza mio padre che comunque ha un’altra famiglia» .
Perché secondo lei suo padre nel febbraio 2011 ha estinto il contratto fiduciario sul 100% di Supermarkets italiani e ne ha ripreso il pieno controllo ?
«Ha sempre considerato l’azienda una sua creatura esclusiva e con noi ha sempre fatto quello che voleva. Io figlia ingrata? Ha rivalutato l’azienda a mio nome, ha impegnato le mie azioni e poi me le ha portate via senza dire nulla. Quando l’ho scoperto, mesi dopo, ero sconvolta. Mi disse: “Violetta, l’amore non va con gli interessi”. Poteva farlo? Vedremo cosa diranno i giudici ma umanamente non è quello che ci si aspetta da un padre. Questa battaglia — e vorrei che non lo fosse — non è meramente una questione di soldi: le nostre, con tutto il rispetto per le persone di questo Paese che soffrono per condizioni economiche disagiate, sono famiglie molto benestanti da generazioni. Questa è una vicenda che ha a che fare con la dignità, la lealtà e ancor di più con l’affetto. È una battaglia per l’amore, quello rubato. Io non voglio mettere le mani sul suo patrimonio ma i figli sono tutti uguali, dovrebbero essere amati nello stesso modo, senza distinzioni. Esattamente come io ho sempre amato mio padre» .
Antonia Jacchia
LA VICENDA–
• I figli
Violetta Caprotti ha 51 anni ed è figlia di primo letto di Bernando, 88 anni, patron di Esselunga. Ha un fratello, Giuseppe, nato sempre dal primo matrimonio con Giorgina Venosta. Ha anche una sorella, Marina Sylvia, 35 anni, nata dalle seconde nozze del padre con Giuliana Albera
• Il contenzioso
Poco più di due anni fa si è aperto il contenzioso giudiziario, tuttora in corso, sulla titolarità delle azioni Esselunga, intestate fiduciariamente ai figli molti anni fa e poi «riprese» dal padre nel 2011 estinguendo il mandato fiduciario. Legittimamente, secondo Bernando, illegittimamente secondo Giuseppe e Violetta. L’arbitrato per ora ha dato ragione al padre, ma i figli sono in Corte d’appello e hanno anche avviato una causa civile.