Gaetano Quagliariello, Corriere della Sera 5/1/2014, 5 gennaio 2014
MEGLIO LA LEGGE DEI SINDACI CON LA RIFORMA DEL BICAMERALISMO
Caro Direttore,
ho un punto di partenza diverso da quello di Michele Ainis: la coerenza tra forma di governo e legge elettorale è necessaria perché il sistema funzioni. Soprattutto se si aspira a sapere la sera del voto chi ha vinto. Fin qui, però, siamo alla teoria. In pratica, dopo il pronunciamento della Corte e dopo il venir meno delle condizioni politiche per una grande riforma che investa anche la forma di governo, fare prestissimo la legge elettorale è un dovere. Per questo nessuno deve vantare poteri di veto: partire dalla maggioranza è fisiologico, fermarsi a priori nei suoi confini è sbagliato. Nel metodo, dunque, nulla da obiettare alla lettera di Renzi rivolta urbi et orbi. Quanto al merito, parliamone. Bisogna fare in fretta ma anche bene, anche perché su un altro punto ha ragione Ainis: in un sistema parlamentare conoscere il vincitore è auspicabile, è obiettivo che si può incoraggiare, ma non sarà mai certezza matematica. Anche per questo è bene tener conto della secolare esperienza che la storia del parlamentarismo ci tramanda. In caso contrario, si rischierebbe di rinverdire i tristi fasti del Porcellum. Ora, nelle democrazie parlamentari può esserci un premio di maggioranza esplicito per chi prende più voti a livello nazionale, o un premio implicito. In questo secondo caso la competizione si gioca o in ogni collegio, come in Francia e Gran Bretagna (vince solo chi arriva primo e per questo può accadere che la forza che ottiene più seggi non sia quella che ha preso più voti a livello nazionale) o in piccole circoscrizioni come in Spagna (in ogni circoscrizione per prendere seggi bisogna superare almeno il 10 per cento). Si può scegliere il premio implicito o quello esplicito. Sommare i due, invece, rischierebbe di produrre un effetto non solo ipermaggioritario ma addirittura irrazionale, perché premio esplicito e premio implicito potrebbero in teoria annullarsi a vicenda. La maionese, insomma, potrebbe impazzire. E la Consulta essere chiamata nuovamente all’opera. Da queste ragioni deriva lo scetticismo di fronte alle prime due proposte di Renzi. Il modello spagnolo e il Mattarellum, infatti, funzionano se vi è già il bipolarismo. Nel caso in cui, invece, gli schieramenti sono tre, grossomodo equivalenti, per avere un effetto bipolare si dovrebbe prevedere la incongruente coesistenza di un premio implicito e uno esplicito. Non è un ragionamento di parte: una forza delle attuali dimensioni dell’Ncd potrebbe trarre vantaggio dal Mattarellum, che la renderebbe decisiva per la conquista dei collegi da parte del centrodestra. Prima della convenienza, però, viene il Paese. Per questo la mia conclusione è la stessa di Ainis: meglio la cosiddetta «legge dei sindaci». Al primo turno si corre per raggiungere una soglia e avere un premio di maggioranza per poter governare; se nessuno ci riesce, si passa al secondo turno tra le due coalizioni più votate. Una specificazione è necessaria: questa legge ha bisogno della riforma del bicameralismo. È impensabile l’idea di due ballottaggi per Camera e Senato, magari con protagonisti diversi ed esiti potenzialmente non omogenei. E‘ un modo per prendere tempo? No. Si può benissimo fare una riforma elettorale che preveda già meccanismi di adeguamento al nuovo assetto del Parlamento. Prima dell’estate potremmo avere insieme la nuova legge elettorale e le prime due letture di una sacrosanta riforma del bicameralismo. Se si vuole, si può. Renzi ha detto che la sua iniziativa serve a togliere alibi. E noi di alibi non vogliamo averne, soprattutto non vogliamo darne.
Gaetano Quagliariello
ministro alle Riforme