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 2014  gennaio 05 Domenica calendario

TYSON, L’ULTIMO SFOGO “IN LOTTA CONTRO I VIZI HO SCOPERTO L’UMILTÀ”


È il periodo dell’anno dei buoni propositi. Perdere una decina di chili, andare in palestra, mangiare cose più sane, essere più produttivi, e via dicendo. Ma tra qualche mese, molte persone avranno perso per strada questi obiettivi, per ritirarli fuori l’anno prossimo. Faccio parte di un gruppo di persone che non può permettersi di fare promesse e di non mantenerle. Sono un tossicodipendente.
Per i tossicodipendenti, la disciplina non è un impegno che si prende a ogni capodanno, ma qualcosa di necessario in ogni momento. Forse potrà sorprendervi — considerando tutte le follie associate al nome di — ma una delle mie migliori qualità è la mia ferrea disciplina, instillata in me da Cus D’Amato, mio mentore e primo allenatore. Cus e io abbiamo lavorato sodo perché potessi diventare il più giovane campione dei pesi massimi della storia; ho sacrificato quasi tutta la mia vita sociale quando ero adolescente e per anni ho spinto ogni giorno il mio corpo fino a limiti estremi, per poi ricominciare questo regime brutale il giorno dopo. Cus morì un anno prima che io vincessi il mio primo titolo mondiale, nel 1986. Scomparso lui, mi trovai ad avere meno incentivi a mantenere la disciplina, e cominciai a bere molto e ad assumere delle droghe. Alla fine mi ritirai dal pugilato, nel 2005. Da allora, ho lottato per la sobrietà, a volte con successo, altre volte no.
Anche se ero in grado di sottopormi a un’incredibile disciplina quando si trattava di boxe, non avevo gli strumenti per fermare il mio precipitare nella dipendenza. Quando potevo farmi... boom, mi facevo. Non chiamavo il mio sponsor, non chiamavo il mio terapista, non chiamavo i miei amici sobri. Per farcela, ho dovuto sostituire la voglia di droga o di alcool con la voglia di essere una persona migliore. Ho imparato che essere sobrio non è solo evitare le droghe o l’alcool. È uno stile di vita incentrato sul fare delle scelte morali e sul mettere davanti a tutto quelle cose che rendono la vita degna di essere vissuta. Non fraintendetemi. Le droghe e l’alcool mi piacevano e potrei ancora ricaderci. Non sono mai riuscito a combattere quella voglia.
Avevo bisogno di far crescere la mia coscienza per uscirne. Nel corso degli anni, mi ha salvato dal cadere in una vita dominata da un abuso edonistico totale ed egoista. Anche quando ero solo un ragazzino antisociale, e rubavo e mi azzuffavo a Brownsville, nel borough di Brooklyn, discutevo con i miei amici sul nostro comportamento. E perfino nel momento più basso, riuscivo a vedermi un minimo dall’esterno, e a pensare all’effetto che le mie azioni potevano avere sugli altri. Anche se la tua coscienza ti assilla, è estremamente difficile sviluppare una coscienza sobria e morale, senza un buon sistema di supporto. Quando ero nel pieno della mia carriera, avevo un sistema di supporto schifoso. Ero circondato da avidi avvoltoi, che mettevano le mani nelle mie tasche. Non potevo vincere con gente come quella nel mio angolo. Ora sono molto fortunato perché ho accanto a me una moglie meravigliosa e i miei figli. Nel 2009, giurai di smettere, dopo la morte per un incidente di mia figlia Exodus, che aveva solo 4 anni. Ero deciso a vivere una vita migliore per il bene della mia famiglia, ma il dolore era così forte che ripresi a drogarmi. Il recupero è un processo lungo e difficile, e senza il continuo incoraggiamento del mio sistema di supporto, sarebbe quasi impossibile.
Stranamente, i periodi di successo sono i più pericolosi per me. Quando la gente mi dice “Sei grande” o “Sei un dio”, mi viene subito da ricominciare a farmi. Ehi, se la mia vita è così eccezionale, che male mi può fare fumare uno spinello? Che male mi può fare un sorso di Hennessy o una striscia di coca, quando tutte le altre cose che faccio vanno bene — soprattutto quando ci sono delle persone belle e famose che alimentano il mio ego e mi forniscono la droga? Così ho imparato che quando le persone si congratulano con me, è lì che devo concentrarmi sui miei difetti. In questo modo, non permetto che il mio narcisismo voli alle stelle e mi faccia credere di potermi comportare male senza pagarne le conseguenze.
Ero stato sobrio per cinque anni; poi, lo scorso agosto, ho avuto una ricaduta e mi sono rimesso a bere. Avevo appena finito il manoscritto del mio libro, la HBO stava per mandare in onda il mio oneman show, ed era pronto un reality per Fox Sports. Non ero abituato a tutto quel successo in un ambente diverso da quello del pugilato.
Ho un’immagine di me così negativa che mi aspetto che mi accada qualcosa di brutto. Pur non avendo usato nulla per cinque anni, non riuscivo a sentirmi a mio agio. Stavo nascondendo qualcosa ai miei cari, cose di cui invece avrei dovuto parlare, perché stavo morendo dentro. Questa è la peggiore sensazione del mondo, quando ti tieni le cose dentro. Quando ho risolto questi problemi, grazie alla psicoterapia e parlando onestamente con la mia famiglia, mi sono sentito un uomo nuovo. In passato, quando avevo delle ricadute, continuavo a farmi finché non avevo un incidente d’auto o mi arrestavano. Ma questa volta, dopo aver bevuto per due o tre giorni, sono tornato. Non ho aspettato un intervento esterno. Ho smesso semplicemente di bere. Dopo anni di psicoterapia, ho imparato a non massacrarmi da solo. Mi sono ricordato che la ricaduta fa parte del recupero.
Non sono mai stato così bene. Sono sulla via dell’umiltà, pienamente consapevole che non si può comandare se prima non hai servito. Guardo con impazienza a questo glorioso 2014, in cui tutti i nostri migliori propositi diventeranno realtà.
(© The New York Times-la Repubblica, traduzione di Luis E. Moriones)