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 2014  gennaio 04 Sabato calendario

«MA PER IL SINDACO D’ITALIA VA CAMBIATA LA COSTITUZIONE»

«MA PER IL SINDACO D’ITALIA VA CAMBIATA LA COSTITUZIONE» –

L’INTERVISTA
ROMA L’inventore del modello elettorale del Sindaco d’Italia è Mario Segni. Il copyright ce l’ha lui, e nessuno può toglierglielo. Dunque ora che quella proposta è rilanciata da Matteo Renzi e trova consensi dentro e fuori la maggioranza, dovrebbe essere contento, giusto? Invece no, sorpresa, Segni è contrario. «Intanto perché quello che propone Renzi non è il sindaco d’Italia ma un meccanismo a doppio turno studiato da D’Alimonte. Che ha i suoi pregi ma non è la grande proposta che facemmo noi come movimento referendario».
E dunque?
«Dunque l’unica cosa sensata da fare è riproporre il Mattarellum che è un sistema già collaudato, eventualmente accogliendo le indicazioni di Augusto Barbera e cioè trasformando la quota proporzionale del 25 per cento in premio di maggioranza».
Andiamo con ordine. Rifacciamo la storia della sua proposta. Perché pensò al Sindaco d’Italia, applicando a livello nazionale il sistema in atto nei Comuni?
«Il Mattarellum aveva prodotto ottime cose, consentendo la governabilità per cinque anni. Ma ad avviso mio e dell’intero movimento referendario non bastava, doveva essere migliorata. Invece fu cancellata dalla porcata del leghista Roberto Calderoli».
Però lei non si diede per vinto. E ci riprovò.
«Sì. Alcuni anni dopo la vittoriosa campagna referendaria del 1993, penammo fosse arrivato il momento di predisporre una operazione ampia di rinnovamento delle istituzioni. Nella piena consapevolezza che la riforma elettorale da sola non era sufficiente per produrre quel risultato e che invece occorreva cucire addosso all’Italia un sistema di tipo presidenziale, cioè con un governo scelto direttamente dai cittadini, tra il ’95 ed il ’96 lanciammo la proposta di eleggere direttamente il primo ministro come si fa nei Comuni per eleggere direttamente il primo cittadino, facendolo così diventare il Sindaco d’Italia».
Perché si bloccò? Per colpa di chi?
«Il Sindaco d’Italia sarebbe davvero la soluzione giusta per il nostro Paese. Però non può essere adottata con legge ordinaria visto che comporta la necessità di rivedere la Costituzione, implica cioè il cambiamento della forma di governo oltre che di quella di Stato. In sostanza sancisce la fine del sistema parlamentare in favore di un meccanismo presidenziale. Io ero e resto fedele a quella impostazione. Lei mi chiede perché non andò in porto? Esattamente per le ragioni che ho esposto. Perché il Sindaco d’Italia richiede una revisione profonda della Costituzione che non può essere fatta né con legge ordinaria né per via referendaria. Poiché quella revisione non è mai stata messa in campo, il progetto del Sindaco d’Italia è rimasto una cosa da libro dei sogni e niente più».
Ma ora Renzi lo rilancia. Dunque da sogno può diventare realtà.
«Il fatto è che la proposta di Renzi con il Sindaco d’Italia non c’entra nulla. Renzi, se capisco bene, sulla base del progetto del professor D’Alimonte, propone un meccanismo elettorale a doppio turno in cui è previsto una sorta di ballottaggio tra le due coalizioni meglio piazzate. E’ un meccanismo intelligente e valido, però ripropone almeno al secondo turno le liste bloccate bocciate dalla Corte Costituzionale; implica la fine del bicameralismo e non tiene conto che ora il sistema è imperniato su tre poli e non più su due. Facciamo un esempio: poiché l’elettorato della Camera è diverso da quello del Senato, cosa accade se a Montecitorio vanno al ballottaggio due coalizioni e a palazzo Madama due altre diverse? Se cioè alla Camera vanno al secondo turno Pd e Forza Italia e al Senato Pd e Grillo o Forza Italia e Grillo? E’ una eventualità non facile a realizzarsi ma tuttavia possibile».