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 2014  gennaio 04 Sabato calendario

LEGGE ELETTORALECHI GUADAGNA, CHI PERDE


IL FOCUS
ROMA La mossa del neosegretario del Pd, Matteo Renzi, di gettare tre carte, o tre soluzioni, sul tavolo della riforma della legge elettorale si spiega anche così: in tutti e tre i casi al Pd, grosso modo, va bene. A dar retta ai professori che si occupano dell’ingarbugliat materia, i democrat non avrebbero risultati sostanzialmente diversi se venisse adottato il sistema adottato dal ’93 per l’elezione dei sindaci (doppio turno con premio di maggioranza assegnato alla coalizione più votata alla seconda ondata elettorale); il Matterella corretto (elezione sulla base dei collegi uninominali dove viene eletto il candidato più votato); il sistema spagnolo con premio di maggioranza (eletti solo i più votati in piccoli collegi e quindi con altissima soglia di sbarramento).
Tutti e tre i sistemi (più o meno e sempre a patto che i dettagli non contraddicano il meccanismo principale) sono in grado di garantire un forte bipolarismo (un po’ meno il sistema spagnolo e poi vedremo il perché) e di stabilire con chiarezza il vincitore. Dunque il Pd, sempre se fosse in grado di rappresentare il polo di centro-sinistra, avrebbe garantito il suo ruolo di primo partito se dovesse ottenere la maggioranza dei suffragi o di rappresentare il primo partito d’opposizione se dovesse prevalere il centrodestra.
Fissato il primo paletto, vediamo quali altri partiti ci guadagnano o ci perdono a seconda delle varie soluzioni in campo.
VANTAGGI E SVANTAGGI
Il sistema dei sindaci conviene soprattutto agli alfaniani. Il motivo è semplice: questo sistema è in sostanza un Porcellum corretto con il secondo turno. Quindi al primo turno tutti i partiti si presenterebbero con proprie liste e misurerebbero le proprie forze. Poi, se nessuno raggiunge il 40%, si andrebbe ad un secondo turno nazionale fra coalizioni che assegnerebbe il premio di maggioranza - a questo punto legittimato dal voto popolare - alla coalizione più votata. Gli alfaniani dunque potrebbero contarsi al primo turno ma poi, sapendosi decisivi per la possibile vittoria del centro-destra, si potrebbero accordare con Forza Italia e guidare lo schieramento dei moderati. Qual è il difetto di questo sistema? Fino a quando esisteranno le due Camere, quella dei Deputati e il Senato, si correrà il rischio di avere due maggioranze diverse, entrambe legittimate dal doppio turno. Dunque occorrerebbe che la riforma destinata ad eliminare il Senato (che richiede tempi lunghi poiché per modificare la Costituzione occorrono quattro voti delle Camere) fosse approvata prima di quella elettorale. In pratica Matteo Renzi dovrebbe modificare la sua agenda delle riforme.
Per il motivo opposto al ”sì” convinto degli alfaniani al modello del sindaco, il Mattarella corretto trova orecchie attentissime in Forza Italia. Con questo sistema gli italiani hanno votato per le politiche dal ’94 al 2001 quando prevedeva l’elezione del 75% dei deputati con collegio uninominale e del 25% con il proporzionale. La proposta sul tappeto prevede che questo 25% di seggi siano ”coperti” in parte da eletti in base a un premio di maggioranza e in parte dai piccoli partiti che godrebbero di un ”diritto di tribuna”. E’ chiaro che con il Mattarella Forza Italia guiderebbe il centro-destra anche se dovesse riconoscere un certo numero di collegi sicuri agli alleati, alfaniani compresi. Sul tavolo c’è anche un’ipotesi di Mattarella con doppio turno di coalizione per determinare il premio di maggioranza.
C’è, infine, il sistema spagnolo. Che converrebbe di più ai grillini. Questa legge dovrebbe prevedere tanti piccoli collegi nei quali eleggere 6/7 deputati. In questo modo ci sarebbe una soglia di sbarramento molto alta (anche superiore al 10%) che eliminerebbe tutte le piccole forze antisistema a favore dei grillini che, se anche scendessero al 15%, potrebbero eleggere almeno un deputato per i molti collegi sparsi sul territorio.