Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 04 Sabato calendario

DA NAPOLI A PALERMO È CORSA ALL’ASSUNZIONE


La palla è stata alzata anche in questo caso dal governo di Enrico Letta, con il Milleproroghe di fine anno. Un piccolo articolo che consente a tutte le Regioni dal prossimo primo luglio quella che viene chiamata «la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili», che sono i precari più classici ed abusati della pubblica amministrazione. Il governo alza la palla per una bella infornata di assunzioni pubbliche, e naturalmente le Regioni non si fanno pregare, e la palla la schiacciano dimenticando tutti i buoni propositi di bilancio e perfino i blocchi di assunzione varati con leggi locali che perennemente poi vengono aggirati. Quello dei lavoratori socialmente utili peraltro è uno degli scandali più antichi della finanza pubblica italiana, con cui anno dopo si aprono voragini e si gonfiano a dismisura gli organici della pubblica amministrazione. Fu un invenzione del 1984, pensata ovviamente per risolvere emergenze che si sono create con lavoratori in esubero dell’industria privata. Passarono da lì fra mille polemiche anche i lavoratori dell’Olivetti che Carlo De Benedetti pensò bene di scaricare sui conti dello Stato. Da lustri ormai ogni legge finanziaria infila un piccolo comma per garantire gli stanziamenti ai lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo, che sono ormai due vere istituzioni del pubblico impiego italiano. Che cosa facciano nessuno lo sa (in genere sono ben orchestrati dalla criminalità organizzata). Spesso non fanno proprio nulla, ma evitano un problema sociale. Negli ultimi anni hanno ricevuto in media 100 milioni da ogni finanziaria. La legge di stabilità per il 2014 in extremis ne ha previsti 126: 100 milioni per Napoli e Palermo, 1 milione per i comuni con meno di 50 mila abitanti e 25 milioni per una new entry: la Calabria di Giuseppe Scopelliti, che siccome ha un esercito di forestali che fa invidia al Canada, ne deve stabilizzare qualcun altro per non restare un passo indietro nel rigonfiamento degli organici pubblici.
Il trucco è semplicissimo: con i soldi dello Stato si finanziano i lavori socialmente utili, che a Napoli e Palermo sono una sinecura ormai trasmessa di padre in figlio. Una volta pagati questi precari, è matematico che passati un po’ di mesi percependo stipendi senza fare nulla o quasi, si ritrovino in massa a protestare sotto il palazzo della Regione. Che vogliono? Un posto fisso, perché quello inutile da precario è faticoso. Scatta l’allarme sociale, e la Regione tira fuori la parolina magica: “stabilizzazione”, che vuole dire assunzione a tempo indeterminato a spese dell’ente locale del precario nullafacente pagato dallo Stato come una tassa annuale. Ora non ci sarà nemmeno bisogno di inscenare le proteste annuali ben note a Napoli e Palermo: il governo Letta ha spalancato le porte con quel comma del mille proroghe, e la stabilizzazione sarà bella e ottenuta senza fatica dal prossimo mese di luglio.
Inutile dire che i lavori socialmente utili pullulano a Sud, dove spesso sono il mezzo più efficace per mettere a carico dello Stato la manovalanza della criminalità organizzata. Quelli però non sono gli unici precari coltivati da Roma in giù fra le pieghe dei bilanci pubblici. E il vento della stabilizzazione soffia forte anche per loro. Come sempre a dare il cattivo esempio è stata la Sicilia, nonostante i proclami di buon governo di Rosario Crocetta. La legge di stabilizzazione finanziaria per il 2014 della Regione autonoma è farcita come un bignè di piccoli trucchi sulla stabilizzazione dei precari, che può avvenire sia in modo diretto che indiretto. A stabilire l’infornata è l’articolo 32 della legge: “Proroghe e stabilizzazioni del personale a tempo determinato in servizio presso la Regione”. Proposito condito di buoni sentimenti: «Al fine di valorizzare le professionalità acquisite dal personale con contratto di lavoro a tempo determinato e al contempo ridurre il numero dei contratti a termine», sino al 31 dicembre 2016 è autorizzata una maxi-infornata di dipendenti pubblici precari di livello non dirigenziale. Costo nel triennio per i contribuenti: 85,8 milioni di euro. Per i precari che non si possono ancora assumere - quelli in carico agli enti parco regionali - ecco arrivare un’altra milionata che serve a prorogare i loro contratti fino al 2016. Altra norma, altra stabilizzazione: quella dei precari un tempo in carico alle società regionali Italter e Sirap (si tratta di 61 lavoratori), e per loro si stanziano nel triennio 13,5 milioni di euro. Poi ci sono altri fondi indiretti non per assumere in Regione, ma per fare assumere obbligatoriamente da tutte le aziende che vogliono partecipare ai bandi regionali i precari delle aziende ospedaliere e del bacino Pip-Emergenza Palermo. Lo stanziamento in questo caso è di 64 milioni di euro nel triennio, ma almeno alla fine la truppa non andrà ad ingrossare gli organici pubblici. L’infornata di precari prevista da Crocetta è così clamorosa di questi tempi che perfino alcuni sindacati (tutte le sigle autonome), si sono dissociati, e a difendere l’operazione è restata solo la Cgil. Per gli autonomi è infatti scandaloso che si assumano altri «750 dipendenti regionali in via amministrativa, a fronte del fatto che la Regione Sicilia già conta circa 1.800 dirigenti e 16 mila dipendenti».
Che lo preveda o meno la nuova finanziaria, l’assunzione in Regione è tornata di moda in quasi tutto il Sud. Si assumono altri forestali in Calabria con la complicità del governo nazionale, si assumono precari in Campania, sono ripartiti i concorsi anche in Puglia, dove dopo il varo delle procedure per l’assunzione di 200 impiegati amministrativi, si sta svolgendo un concorso per ulteriori 80 posti da contabile e tecnico ambientale. Forse la sola eccezione è il Molise, dove la nuova giunta ha varato alla vigilia di Natale una legge per cancellare posti di lavoro pubblici dalle piante organiche, in modo da non rischiare di cadere più in tentazione. Sono stati eliminati sia i posti oggi vacanti sia quelli che vengono definiti in soprannumero e dovrebbero essere lasciati liberi dagli occupanti nei prossimi tre anni. Una piccola Regione e un piccolo caso, che su quei bilanci incide a regime con un risparmio di 8 milioni di euro l’anno. Ma l’unico esempio esistente da Roma in giù. Non sarebbe male facesse scuola…