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 2014  gennaio 04 Sabato calendario

TÈ A SECCO E SIGARI SPENTI IL DECLINO DEI SIMBOLI INGLESI


Il sigaro perde il suo fascino anche tra gli inglesi. E i suddi­ti di Sua maestà abbandona­no pure la mitica e tradizionale tazza di tè invaghiti come sono, ormai, di caffè e cappuccino. Sembra proprio essere destina­to alla completa estinzione quel cilindro di foglie di tabacco, inse­parabile compagno di vita, oltre al cane bulldog, di Winston Churchill e immancabile pre­senza negli uffici finanziari della City di Londra. Secondo le stati­stiche del Dipartimento del Fi­sco riportate dal Financial Ti­mes , entro il 2026 il suo consu­mo sarà soltanto una memoria dei tempi andati. E la stessa sor­te potrebbe toccare, in tempi ma­gari più lunghi, anche al tè ingle­se, i cui consumi sono notevol­mente calati, dal -1,7 per cento del 2011 al -6,2 per cento annuo del 2013, per un giro d’affari di 440 milioni contro quello del caf­fè, che ha superato invece il mi­liardo di sterline. Simboli in crisi. Già in questi ultimi anni, il sigaro si è trasfor­mato in un prodotto di nicchia, destinato ai nonni, ai personag­gi eccentrici e agli estimatori. Il suo fascino, enfatizzato in passa­to da politici e attori, è stato scon­fitto dalle leggi contro il fumo nei luoghi pubblici. Perché «fumar­si un sigaro» non è una questio­ne da cinque minuti, una sniffa­ta veloce di tabacco fuori dall’uf­ficio, sotto la tettoia dell’ingres­so al riparo dalla pioggia e dal freddo. È un lungo piacere in gra­do di durare anche un’ora che mal s’attaglia agli orari frenetici dei nostri giorni. Non per nulla, a fumarlo erano gli scrittori, i po­litici e i giornalisti, quando anco­ra era possibi­le appestare gli spa­zi comuni con il suo odore incon­fondibile. Per alcuni era un pro­fumo, per altri un puzzo pestilen­ziale. A ogni modo durava a lun­go. Il divieto di fumare nei luo­ghi pubblici ha decretato l’inizio della fine. Negli ultimi cinque an­ni il suo consumo è calato di un quinto e mentre nel 1992 gli in­glesi avevano acquistato 200 ton­nellate di sigari, lo scorso anno ne sono state vendute soltanto una quarantina. In caduta libe­ra soprattutto lo smercio dei grossi sigari precipitato del 40 per cento tra il 2007 e il 2012, un declino due volte più rapido dei cosiddetti sigarilli, di più rapido consumo. Anche i sigari del mer­cato di massa, solitamente più piccoli e meno cari, faticano a re­stare a galla. Secondo la stima dell’Imperial Tobacco,la secon­da più grande azienda di tabac­co, sono rimasti in Gran Breta­gna soltanto 300mila consuma­tori abituali contro i 700mila di una decina di anni fa e la causa di una simile disaffezione secondo la compagnia andrebbe attribui­ta anche alla scarsa popolarità che il prodotto ha nei giovani. «I ragazzi vedono nel sigaro qual­co­sa che fume­rebbero i loro nonni, al mas­simo i loro pa­dri » ha spiega­to il direttore Simon Evans. In questo sce­nario sconfor­tante, a dare qualche timi­do segno di vi­talità sono sol­tanto due tipi di sigari: la pri­ma categoria è quella dei «Premium Ci­gars », fatti a mano, per in­tenditori e la­sciati ad invec­chiare come il buon whisky che in questo ultimo perio­do hanno fat­to rilevare per­fino una lieve ripresa rispetto agli scorsi anni. Attenti a questi segnali, alcuni al­berghi esclusivi si sono già ade­guati al nuovo trend offrendo ai fumatori degli spazi appositi, esterni e interni all’albergo.Buo­na anche la tenuta della secon­da categoria di sopravvissuti, i si­gari in miniatura o sigarilli, più agevoli da consumare e meno costosi, particolarmente in voga tra coloro che trovano troppo volgare la solita sigaretta. Una compagnia cubana ha tentato di conquistare le simpatie fem­minili, lanciando sul mercato un sigaro più corto, ma ha fallito. «A differenza di quanto si pensa - hanno commentato- le donne non amano bere vini diversi da quelli bevuti dagli uomini».