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 2014  gennaio 04 Sabato calendario

VIETARE STAMINA, COME CHIUDERE LOURDES


SONO ANCH’IO convinto che il “metodo Stamina” ideato da Davide Vannoni per gravissime malattie degenerative considerate incurabili sia inefficace. Tuttavia non sono d’accordo con l’accanimento della cosiddetta “comunità scientifica internazionale” (ma chi sono poi costoro?) nell’escludere tassativamente ogni validità di questo metodo. Perché toglie la speranza. Ai malati e ai loro familiari. E la speranza è già di per sé una cura. Palliativa finché si vuole, ma una cura. Non ci sarebbero i “placebo” se non esistesse questo aspetto elementare della psiche umana. “La speranza è l’ultima a morire” dice la saggezza popolare. E Nietzsche: “Amleto, chi lo capisce? Non è il dubbio, ma la certezza che uccide”. Si dice che Vannoni speculi, economicamente, sul dolore dei malati e delle loro famiglie e la solerte Procura di Torino ha aperto un’inchiesta. È probabile che Vannoni ci marci. Ma allora si dovrebbe mettere ai ferri l’intera Chiesa cattolica per quel grande affare che è Lourdes. Sono infatti parimenti convinto che a Lourdes non sia mai guarito nessuno (casomai il vero miracolo è che da quella calca non diffondano malattie infettive a catena). Ma non è questo l’importante. Ciò che conta è che Lourdes abbia dato un momento di speranza a milioni di malati.
La tracotante arroganza della Scienza moderna, che si incardina nel solco del pensiero illuminista, sta nella sua pretesa di illuminare tutto Aufklärung, di chiarire tutto, di spiegare tutto.
Invece l’uomo ha bisogno anche di chiaroscuri, di zone d’ombra, di irrazionale e di mistero. In una straordinaria pagina de I fratelli Karamazov Dostoevskij fa dire al Grande Inquisitore, il novantenne cardinale di Siviglia che ha appena fatto arrestare Cristo, sprofondandolo nelle segrete di quella città, che è ritornato sulla Terra perché ritiene che la Chiesa abbia tradito il suo messaggio libertario (“Tu non vuoi bene agli uomini perché hai dato loro il libero arbitrio e non c’è cosa più tormentosa per un essere umano che essere messo di fronte a una scelta.
NOI, CHIESA, amiamo gli uomini perché assumendoci la responsabilità della scelta li abbiamo liberati da questo tormento”): “Oh, ne passeranno ancora di secoli nel bailamme della libera intelligenza, della scienza umana e dell’antropofagia, perché, avendo cominciato a edificare la loro torre di Babele senza di noi, finiranno anche nell’antropofagia. Ma verrà pure un giorno in cui la fiera si appresserà a noi e si metterà a leccare i nostri piedi e a innaffiarli con lacrime di sangue. E noi monteremo sulla fiera e innalzeremo la coppa e sulla coppa sarà scritto: MISTERO”.
Non è sempre necessario sapere. Alle volte è meglio non sapere. La Scienza non è infallibile come invece pretende di essere (il caso Vannoni è solo un esempio). E se c’è un portato dell’Illuminismo, da cui proprio quella Scienza discende, da conservare è l’esercizio del “dubbio sistematico”.
Ma il dubbio va esercitato innanzitutto su se stessi.