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 2014  gennaio 04 Sabato calendario

GLI SPAGNOLI VOGLIONO VENDERE ANCHE TIM BRASIL (A SE STESSI)


Dal Brasile le voci rimbalzano corredate di dettagli. Lunedì mattina, nonostante sia la festa dell’Epifania, il più globale che cattolicissimo consiglio d’amministrazione di Telefónica España dovrebbe riunirsi per affidare alla banca d’affari brasiliana Pactual l’incarico ufficiale di risolvere il problema Tim Brasil. Una società consortile tra la stessa Telefónica, la America Movil del magnate messicano Carlos Slim e la brasiliana Oi (ex Telemar), cioè i tre agguerriti concorrenti della controllata sudamericana di Telecom Italia, dovrebbe offrire una cifra tra i 7 e i 10 miliardi di euro per convincere l’ex colosso telefonico italiano a cedere Tim Brasil.
IL PARTICOLARE che stride è che Telefónica, oltre a competere con Tim Brasil su quel mercato, ha recentemente portato a casa un convenientissimo contratto a futura memoria con il quale può ufficializzare quando vuole, da qui a un anno, il ruolo che di fatto ha già conquistato con tutta evidenza di azionista di controllo di Telecom Italia.
Ieri mattina le notizie hanno provocato due effetti. Il primo è che la speculazione ha banchettato in Borsa, con una girandola di scambi sulle azioni Telecom tripla rispetto al normale : sono state fatte transazioni per circa 280 milioni di euro, con il titolo in altalena per tutta la giornata fino alla chiusura a 0,76 euro, in progresso del 6,92 per cento.
Il secondo effetto è stata la reazione della Consob, che ha subito chiesto chiarimenti alla stessa Telecom Italia. L’amministratore delegato Marco Patuano ha fatto rispondere che la società non ne sa niente. Nulla risulta, però la conferma della situazione scomoda in cui si trova ormai Patuano - stretto tra le rimostranze degli azionisti di minoranza e le pretese del capo di Telefónica, Cesar Alierta - viene dalle indiscrezioni secondo cui il prossimo 16 gennaio è già pronta una delibera del cda Telecom per la quale qualunque offerta venisse per Tim Brasil, anche se presentata da un marziano, verrebbe sottoposta alla stringente procedura per le “operazioni con parti correlate”, quella con cui si tenta di mettere al riparo la società dai conflitti d’interesse in capo ad azionisti rilevanti. La dichiarazione con cui ieri mattina Telecom Italia ha confermato “la strategicità dell’asset brasiliano” lascia dunque il tempo che trova: basterà domani dire che il prezzo offerto era irresistibile per giustificare l’uscita dal mercato più promettente per il gruppo italiano.
TELEFÓNICA, proprio perché presente in Brasile con la sua Vivo, ha avuto una severa ingiunzione dal Cade (l’antitrust di Brasilia) perché risolva alla svelta il problema della sua duplice interessenza nei due leader della telefonia mobile del paese. La soluzione escogitata da Alierta è di comprare Tim Brasil insieme agli altri due concorrenti, spacchettarla e spartirla, in modo da “semplificare” il mercato. La Consob ha chiesto anche a lui che cosa sta facendo, e la risposta è attesa per lunedì mattina prima della riapertura della Borsa. In un paese con 200 milioni di abitanti, Tim Brasil realizza un quarto del fatturato di Telecom Italia. I suoi ricavi sono una volta e mezzo quelli di Tim in Italia, e aumentano nell’ultimo anno del 7 per cento mentre il mobile in Italia ha perso il 17 per cento del fatturato. Dopo la vendita di Telecom Argentina, decisa in poche ore subito dopo le dimissioni dalla presidenza di Franco Bernabè, che resisteva da anni ai tentativi di cederla, mollare anche il Brasile significa impacchettare e consegnare al nuovo padrone Alierta il 40 per cento dei ricavi di Telecom Italia. Senza che nessuno ne spieghi la ragione.
È CHIARA invece la ragione della fretta di Alierta. L’assemblea dello scorso 20 dicembre, in cui Patuano e il cda si sono salvati per un pelo dalla revoca, ha mostrato che l’azionista ribelle Marco Fossatti è riuscito a estendere il suo malumore ai grandi fondi stranieri. Che adesso attendono con curiosità l’imminente intervento della Consob su presunte “furba-te” a danno delle minoranze commesse proprio da Patuano e Alierta.