Sergio Romano, Corriere della Sera 4/1/2014, 4 gennaio 2014
CONSULTA E «PORCELLUM»
Continuità dello Stato
Caro Romano, la sentenza della Corte costituzionale ha sancito che il «Porcellum» è anticostituzionale in parti di rilevante importanza. In un Paese normale si dovrebbe trarre la logica conseguenza che, essendo inficiato lo strumento, anche il risultato debba essere considerato nullo. Si dovrebbero quindi ritenere non validi tutti gli atti compiuti in ragione dei risultati usciti da quelle votazioni, indette sulla base di una legge illegale: come la nomina dei parlamentari, le elezioni del capo dello Stato, tutti gli atti parlamentari e leggi conseguenti e, in più, sicuramente qualche componente della Corte stessa è stato nominato dai Parlamenti eletti in maniera anticostituzionale (gli ultimi due): in questo caso sarebbe invalida anche la sentenza che ha determinato questa situazione. A questo punto perché tutto è silenzio? Perché nessuno apre un dibattito sulla reale portata della sentenza? Forse si stanno aspettando le motivazioni? O che altro?
Romolo Rubini
Non vi è stato silenzio. Il tema è già stato trattato da parecchi giuristi e costituzionalisti, fra i quali, per il Corriere della Sera , Michele Ainis. Nel suo editoriale del 9 dicembre Ainis ha ricordato anzitutto che esiste il principio della continuità degli organi costituzionali e che i risultati prodotti da una legge sono validi se la legge, in quel momento, era valida. Ainis ha ricordato altresì che esiste una differenza fra nullità e annullamento. Le sentenze della Corte costituzionale hanno per effetto l’annullamento di una legge, non la sua nullità; e quindi «non incidono sugli atti o sui rapporti ormai conclusi».