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 2014  gennaio 04 Sabato calendario

“LA TV MIGLIORE? È QUELLA SEMPLICE DI BUON SENSO”


La7 perdeva 100 milioni l’anno, «adesso il nostro bilancio - dice Urbano Cairo - dopo appena otto mesi dall’acquisto, è quasi in pareggio». Cairo Editore sforna libri e periodici (come sottolinea sempre Crozza, il più votato dal sondaggio sul sito www.lastampa.it) che, in controtendenza con i tempi, non sono in crisi; ha pure una piccola partecipazione nella Rcs e dichiara: «Due cose non si sarebbero dovute fare: mandare via le persone e vendere via Solferino». Così con La7: la conosceva bene perché ne era il concessionario della pubblicità. Non è che sia arrivato facendo la rivoluzione. Ma aggiustamenti, cambiamenti, acquisizioni, dismissioni, questo sì. Geppi Cucciari, ad esempio: «Aveva un contratto con noi, scaduto a fine 2013, l’ho autorizzata io a fare quel programma di Raiuno». Dopotutto non è brutto. «Ecco, poi vediamo». E Gad Lerner sparito? «E’ stata una scelta comune, quella di interrompere la collaborazione. Siamo rimasti in buoni rapporti». Un «padrone» del vapore che non lascia le cose né agli altri, né al caso.
Con uno come lei così presente, quanto conta il direttore Paolo Ruffini, ex di Raitre?
«Lavoriamo insieme, c’è molta collaborazione. Lui fa il possibile per essere in palla, credo che qui abbia trovato ritmi molto più accelerati. Ho un ottimo rapporto con lui. Spero che anche lui abbia un ottimo rapporto con me».
Crozza: ha davvero temuto che la Rai se lo prendesse?
«Contavo sul fatto che lui preferisse La7. Qui è indipendente, fa quello che vuole, e sta sereno».
Perché, Crozza è fragile come spesso i comici?
«Ma che fragile, assolutamente no. E’ un solidissimo professionista con oltre trent’anni di mestiere alle spalle, ha una forza e una preparazione incredibili. Però ha bisogno di sapere che il suo editore è con lui. Alla Rai sarebbe stato ben più difficile».
Davvero lei non interviene mai?
«Guardi, io la scelta la faccio a monte. Decido chi mi può andare bene. Ci accordiamo. E poi lo lascio fare. Quando ho confermato Santoro, non è che non sapessi chi era: mi andava bene e basta. Così quando ho chiamato Paragone, Salvo Sottile: sapevo che La gabbia di Paragone era già nello spirito di La7, meno la Linea gialla di Sottile. Però ritenevo che ci potessero essere dei margini anche per quel genere lì. I risultati mi stanno dando ragione: dopo un inizio faticoso, la trasmissione va meglio».
Lei è notoriamente attentissimo ai costi: che sta facendo?
«Quando sono arrivato qui, sapevo bene che il rischio era molto alto. La7, e prima Telemontecarlo, era nota per non aver mai guadagnato un quattrino. Non poteva durare. A me piace, la televisione, e così mi sono buttato a capofitto: partendo dalla semplicità. Le cose semplici, di buon senso, sono le migliori».
Da che cosa ha cominciato?
«Dall’idea di confermare tutti i rapporti di qualità che la rete aveva. Santoro, Gruber, Formigli, Mentana, Crozza, naturalmente. E aggiungere cose nuove, altrettanto buone. Io parto da un presupposto: gli ascolti sono la bussola. Non possiamo permetterci di non fare ascolti, vivendo di pubblicità. Questo è il nostro obiettivo assoluto, sgombriamo subito il campo: però gli ascolti si devono raggiungere con la qualità. Cercando di mantenere La7 sul suo filone classico, l’informazione, l’indipendenza, il gradimento da parte del pubblico cosiddetto “doppia A”, alto livello socio economico e prevalentemente laureato; ma cercando, nello stesso tempo, di allargare il target. Insomma, l’obiettivo è mettere insieme qualità e quantità. Stiamo scalando posizioni nella classifica delle reti più seguite. Real Time nel dicembre 2013 ha perso il 10 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Noi invece andiamo avanti».
Gente che va, gente che viene: chi arriverà di nuovo?
«Intanto rivedremo Le invasioni barbariche di Daria Bignardi, dal 17 gennaio, sempre di venerdì. Farà sei puntate, poi tornerà Crozza, poi lei tornerà in autunno con altre sei. Ecco, anche questo spezzare un ciclo lungo di trasmissioni mi sembra un modo per stimolare il pubblico».
Le sue reti concorrenti sono generaliste o tematiche?
«Generaliste, assolutamente».
E Berlusconi? Ha lavorato a lungo per lui: gli è amico?
«E’ un concorrente. Io da Mondadori fui cacciato, e fondai la Cairo pubblicità. Adesso i miei settimanali vendono due milioni di copie e fanno concorrenza a quelli Mondadori, e la mia rete fa concorrenza a Mediaset. Con Berlusconi che cosa vuole che ci sia? Competizione».