Stefano Vecchia, Avvenire 7/1/2014, 7 gennaio 2014
ASIA STILE NAZI: NEGAZIONISMO DIFFUSO
Ristoranti, tavole calde, caffè, bar, negozi di vestiti e accessori, ma anche spettacoli, manifestazioni politiche, insofferenza verso il sistema... La nazi- fashion dissemina di croci imperiali, svastiche, reminiscenze hitleriane e simil-coreografie di regime l’Asia che cresce nella distrazione dalle culture proprie e dalle sensibilità altrui. Il simbolismo nazista ha presa su società regolate; consenzienti tra volontà e timore; sempre più deboli quanto a identità propria ma sostenute nel loro orgoglio da stereotipi sempre più forti. Diverse nazioni del continente vivono insieme un sistema scolastico in divisa e rapporti profondamente gerarchizzati, mentre le élite danno poco spazio a valori universali e alla memoria. In altre società, più culturalmente ed economicamente evolute, la nazi-fashion vorrebbe esprimere indipendenza di pensiero e di atteggiamento. Simboli di ispirazione mitteleuropea dominano così la scena underground giapponese, dove il merchandising Swatikawaii (all’incirca: carino in tema nazista) vende milioni di pezzi; nascono caffé di ispirazione hitleriana in Indonesia e fast-food nazistyle a Bangkok, metropoli dove, come a Seul, Shanghai o Hong Kong, sono in vendita bandiere, aquile e elmetti di esplicita derivazione nazista e t-shirts con le più varie fantasie che ammiccano alla personificazione del male nel XX secolo. Nemmeno l’oggetto più amato e trendy, ambito e concupito al limite dell’idolatria per centinaia di milioni di asiatici, l’iphone, ne è risparmiato, con le cover nazi-chic disponibili in negozi attraverso il continente.
La tendenza nazi-style si gioca almeno su due piani. Da un lato un diffuso e sovente incentivato disinteresse per la storia globale e simpatie delle élite locali per sistemi centralizzati e forti; dall’altro adesione spontanea a suggestioni naziste che può anche essere ideologica e politica, ma più spesso è moda e trasgressione.
Alcuni eventi recenti hanno destato una reazione degli stranieri in Thailandia ma suscitato appena qualche sussulto di interesse nell’informazione locale. Il primo l’apertura mesi fa di un takeaway di pollo fritto con il significativo nome di ’Hitler’, con tanto di studenti in divisa a volantinare. A settembre la marcia in costume che accompagnava il tradizionale evento sportivo di una scuola conosciuta per la qualità dell’insegnamento nella seconda città del paese, Chiang Mai, ha presentato - pare all’insaputa dei dirigenti comparse in divisa da Ss con tanto di slogan e bandiere con croci uncinate. L’estate scorsa, un murale che doveva fare da sfondo alle foto dei neolaureati nella prestigiosa università Chulalongkorn a Bangkok ha inserito Hitler tra i supereroi della Marvel ripresi di recente in saghe cinematografiche. Le proteste riguardo queste situazioni ci sono state, ma provenienti da fuori oppure dalla folta comunità espatriata, e le scuse sono state tardive e pasticciate.
In questo fenomeno indubbiamente molto pesa l’ignoranza, ma anche il negazionismo assai radicato da queste parti. Insomma, Hitler non se l’è presa con gli asiatici, ha espresso una nazione forte, ha anche tentato di fermare lo strapotere anglosassone (che i nazionalisti ritengono minacci oggi con la ’necessità’ della lingua globale le identità locali), ha saputo sfruttare conformismo e nazionalismo, pure questi apprezzati.
È un fatto che diversi Paesi hanno avuto con la Germania nazista o con l’Asse rapporti almeno ambigui. Per questo la Thailandia fu per anni, dopo la guerra del Pacifico, ostracizzata dagli Usa e riabilitata giusto in tempo per essere retrovia del conflitto vietnamita.
Se i movimenti nazionalisti giapponesi sono quasi relegati al folclore e al lato in ombra di questo Paese, nel business puro e nell’incoscienza giovanile prosperano, ad esempio, le linee My Little nazi pony o Fuhrer-chic , parte della ’galassia’ miliardaria di Hello Kitty e dei suoi a volte dubbi - amici. Guardando oltre le residue nostalgie dittatoriali nel Paese del Sol Levante, come categorizzare invece i gruppi neonazisti sudcoreani o i giovani cinesi che circolano ostentando le croci di ferro, con o senza uncini, aquile imperiali e stralci di uniformi oggetto di design prêt-aporter?