www.repubblica.it, 7 gennaio 2014
Si è impiccato questa notte in una cella del nuovo complesso dell’istituto romano di Rebibbia a Roma
Si è impiccato questa notte in una cella del nuovo complesso dell’istituto romano di Rebibbia a Roma. E’ morto così un detenuto di 53 anni. E’ il primo deceduto di quest’anno nelle carceri del Lazio, il secondo in Italia. Intorno alle 23 di ieri sera, Francesco D.F. - questo il nome della vittima - si sarebbe stretto attorno al collo una camicia, legata poi alla porta del bagno della cella. L’uomo si trovava in carcere in attesa di giudizio dallo scorso luglio perché accusato di aver ucciso la madre. Subito dopo l’arresto, l’uomo era stato recluso a Regina Coeli e da qui trasferito all’osservazione psichiatrica di Rebibbia Nuovo Complesso. Nei prossimi giorni Francesco doveva essere trasferito nel reparto per minorati psichici di Rebibbia Penale. "Il primo decesso del 2014 nelle carceri del Lazio - ha detto il Garante Angiolo Marroni - riporta drammaticamente in primo piano il problema dei reclusi con gravi problemi psicologici. Il carcere è un luogo duro, in grado di piegare anche i caratteri piu’ forti, figurarsi l’impatto che può avere con quanti hanno già delle sofferenze psichiche. Il problema è che, spesso, il sovraffollamento non consente di capire se queste persone abbiano una sofferenza tanto grave da indurle a privarsi della vita. Per questo occorre passare immediatamente dalle parole ai fatti, per tornare ad un sistema detentivo che, nel pieno spirito del dettato costituzionale, rimetta al centro la persona e la tutela dei suoi diritti". "A Rebibbia - scrive il segretario regionale della Cisl Fns Massimo Costantino che ha dato questa mattina la notizia - il sovraffollamento assume un livello emergenziale. Soprattutto negli istituti penitenziari dove il numero regolamentare dovrebbe essere 1.218, quello tollerabile di 1.696, ma i presenti risultano essere circa 1.700, il personale tutto, purtroppo, deve far i conti anche con il numero elevatissimo dei detenuti e i carichi di lavoro sono raddoppiati e alcuni operatori espletano servizio in due e più posti di lavoro. Per la Fns Cisl Lazio - conclude - occorre: una nuova riforma del sistema carceri, ammodernamento, manutenzione e messa in sicurezza delle strutture penitenziarie che valorizzi il lavoro in un contesto al limite della sopportabilità e l’adeguamento degli organici della Polizia Penitenziaria". "I suicidi nelle carceri italiane hanno una frequenza circa 19 volte maggiore rispetto a quelli delle persone libere - aggiunge il vicesindaco di Roma Luigi Nieri - I detenuti che si tolgono la vita, spesso, lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono particolarmente difficili a causa del sovraffollamento, ma anche delle poche attività trattamentali e della scarsa presenza del volontariato. Anche per questo le attività trattamentali vanno finanziate, il volontariato sostenuto e il sovraffollamento sistemico sconfitto, attraverso la revisione di norme liberticide che riempiono le carceri e non risolvono i problemi". "Con il sovraffollamento, paradossalmente, aumenta la solitudine dei detenuti, visto che diminuisce, in termini di tempo disponibile, l’attenzione che gli operatori possono dedicare ai singoli reclusi. Bisogna tutelare la dignità delle persone incarcerate costruendo per loro un percorso di riabilitazione effettiva, per non togliere a una persona già privata della libertà personale, anche il rispetto di se stesso e la voglia di vivere. La pena, è scritto nella nostra Costituzione, deve avere funzioni rieducative" conclude Nieri. Tags