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 2014  gennaio 05 Domenica calendario

CASSANI: LA MIA MISSIONE RIPORTARE L’ITALIA IN CIMA AL MONDO

«Habemus papam». Così Alfredo Martini ha salutato Davide Cassani, papa in camicia bianca, jeans e scarpe da tennis. Ieri, mezzogiorno e trequarti, ingresso della villettina del Grande Vecchio del ciclismo, e pranzo con Renato Di Rocco, presidente della Federciclo. Per l’occasione, Silvia e Milvia, le figlie di Alfredo, hanno celebrato l’accordo con un antipasto toscano a base di affettati e sottaceti, pasta con le zucchine, il filetto di Sandro e Piero macellari amicissimi di Alfredo, panettone con cioccolata, con l’olio di Francesco Pancani e il Prosecco di Marzio Bruseghin.

Onore e amore Un’atmosfera più serena di così non si poteva immaginare. Cassani ha parlato di «onore per il ruolo» e di «amore per la maglia azzurra»; ha giurato che «il Mondiale è stata, da sempre, la mia corsa» e che «se ho detto subito di sì, non è stato per i soldi»; ha ricordato che «nelle corse, quando vedevo avvicinarsi l’ammiraglia di Martini, mi si moltiplicavano le energie» e ha aggiunto che «i giorni prima dei Mondiali Martini mi chiamava per parlare e ascoltare, domandare e spiegare, ragionare e sognare. La corsa, e soprattutto i corridori». Ha anche detto che «mi sono innamorato del ciclismo al Mondiale di Adorni, era il ‘68, avevo 7 anni, ho ancora lampi e brividi di quel giorno»; «il Mondiale di Gimondi, nel ‘73, mi rifiutai di andare al matrimonio di uno zio, rimasi a casa dei nonni, vidi il finale di corsa in ginocchio sulla sedia»; «mio padre era camionista, e il suo Cb era Davide azzurro , e pensare che proprio oggi (ieri, ndr ) avrebbe compiuto 81 anni, e l’avrei fatto felice».

Tempi maturi Di Rocco ha ribadito che «si era pensato a Cassani già alla successione di Franco Ballerini, ma allora era presto, ora è perfetto»; «Cassani proseguirà nella linea aperta da Martini e percorsa da Ballerini e Bettini»; «è il mio primo c.t. non toscano» e «se da corridore era il regista in corsa, allora vuol dire che ce l’aveva nella natura e nel destino».
Martini ha giurato che «Cassani, il ruolo di c.t., ce l’ha stampato addosso. E già da corridore era il più perspicace e volitivo nel capire le situazioni. E oggi può contare su un patrimonio di esperienze ciclistiche a tutti i livelli, non solo di opinionista tv, ma anche organizzatore, docente, oratore». Paradossalmente, scaduto il vecchio tesserino di direttore sportivo, dovrà iscriversi a un corso e sostenere i tre gradi di esami.

C.t. in tv Il primo aspetto da chiarire sarà la posizione di Cassani con la Rai. Aveva già il programma delle corse 2014, che ricalcava quello del 2013 (oltre 100 giorni di corsa per circa 140 da “inviato”). «Non esiste conflitto di interessi», hanno detto Di Rocco e Cassani. Anzi. Di Rocco ha sottolineato che «per la Federazione sarebbe importante avere il c.t. in voce e video». Cassani ha specificato che «potrei cambiare ruolo, da seconda voce a opinionista, non più per tutte le corse, escludendo le più vicine al Mondiale, in cui la situazione diventa più delicata».
Né Di Rocco né Cassani trovano altri conflitti di interesse nelle iniziative di cui il nuovo c.t. è protagonista: L’almanacco del ciclismo e due scuole di ciclismo. Cassani dovrà presto pensare anche a dei collaboratori: «Comincio come c.t., poi dovrò studiare e imparare, adeguarmi e propormi». «Come per Bettini — ha confermato Di Rocco – da c.t. fino a coordinatore generale». Ancora Cassani: «Finora sono stati gli altri a guardare che cosa si faceva in Italia, adesso saremo noi a guardare che cosa fanno gli altri, dagli inglesi agli australiani, ma senza dimenticare i francesi, che forse sono quelli strutturati meglio. Voglio viaggiare, aggiornarmi, ispirarmi e, se necessario, copiare. Ci mancano le strutture, ma la qualità umana è alta. I giovani ci sono, ma bisogna lasciarli crescere con calma. Non c’è solo Nibali. Penso a Moreno Moser: ciclisticamente mi piace da matti. Penso a Ulissi: forte e intelligente. Penso a Viviani, e anche a tanti altri. Le nostre squadre nel WorldTour sono ridotte a due, forse a una, ma tanti nostri corridori gareggiano in squadra straniere».

Impegno totale Di Rocco, a Cassani, non ha chiesto risultati, ma un impegno totale. «Dobbiamo pensare a quello che tutti, da me in su o in giù – ha predicato il nuovo c.t. —, possiamo fare e dare al nostro ciclismo. Perché ciascuno di noi, al proprio livello, nel proprio ruolo, può aiutare a farci tornare sulla vetta del mondo».