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 2014  gennaio 05 Domenica calendario

COM’È DIFFICILE DIRE "NO SLOT"

Per i ludopatici è un problema riuscire a starne alla larga. Per i baristi è difficile separarsene. Gli uni perché malati di gioco; gli altri per­ché messi all’angolo da condizioni con­trattuali che prevedono penali strato­sferiche: anche 250 euro per ogni gior­no di spegnimento dell’apparecchio in anticipo rispetto alla scadenza dei con­tratti. Abbastanza per scoraggiare. No­nostante questo il fronte no-slot cresce. Ma a volte, dietro un sì o un no alle scommesse, possono nascondersi altri interessi. Sospetti su cui a Milano lavo­rano i carabinieri, dopo che nella not­te di capodanno la Caffetteria Mar­chionni ha subito l’esplosione di due bombe carta che ne hanno danneggia­to l’ingresso. L’anno scorso l’attività e­ra stata rilevata regolarmente dai nuo­vi proprietari che, per prima cosa, han­no rispedito ai noleggiatori gli appa­recchi da gioco. Italo e Maria, i due ti­tolari, provano a smorzare i toni: «Pur­troppo dobbiamo convivere anche con questi inconvenienti ma, sicuramente, non sono queste ’stupidate’ a darci preoccupazione». Come dire che chiunque sia stato, quello non è un po­sto in cui spadroneggiare. Non è una ri­sposta da poco. Angela Fioroni, di Le­gautonomie Lombardia, non si è mol­to sorpresa di quanto successo nel lo­cale del quartiere milanese di Bruzza­no, periferia Nord nella quale si muo­vono con una certa disinvoltura le nuo­ve leve della ’ndrangheta: «Abbiamo a­vuto notizie di intimidazioni prima di togliere le slot – racconta Fioroni –, ma sarebbe la prima volta che questo ac­cade dopo». Segno che chi decide di re­stituire al mittente gli apparecchi rischia di mettersi nei guai.

«Se non mangiamo noi non mangia nessuno». Sono frasi come queste a ri­velare cosa ci sia, talvolta, dietro alla spietata concorrenza tra noleggiatori di videopoker e slot-machine. Gli investi­gatori le hanno ascoltate alcuni mesi fa in Molise e poi di nuovo in Campania e nel Lazio. Dalle parti di Campobasso è stata scoperta un’organizzazione che pretendeva di sostituire le macchinet­te già attive nei vari locali con quelle delle proprie agenzie di noleggio. In al­cuni casi la minaccia veniva supporta­ta anche da una precedente azione di ’disturbo’, un avvertimento che servi­va a mettere in guardia i commercian­ti. Nelle carte dell’inchiesta ci sono in­tercettazioni eloquenti: «Poi te la porto una macchinetta - dice uno degli inda­gati ad una delle vittime - e digli che se lui non rompe le scatole a me io non le rompo a lui».

Nel centro di Pavia c’è un bar con le slot spente. Il titolare ha fatto una certa fa­tica a convincere i concessionari a por­tarle via. «Hanno promesso che entro febbraio – riferisce il barista che prefe­risce restare anonimo – verranno a ri­prendersele ». Non è stato facile, e non solo per i mille euro di percentuale su­gli incassi che gli apparecchi gli assicu­ravano ogni mese. «Ma grazie alla leg­ge regionale con cui la giunta si impe­gna a proteggere i baristi e le ricevitorie che vogliono dismettere le slot-machi­ne, abbiamo trovato l’occasione per chiudere per sempre con questo incu­bo ». A Crespi D’Adda (Bergamo) Angela e Frank Labat, gestori de ’Il villaggio Café’, hanno raccontato di aver fatto con le slot un tentativo tre anni fa, du­rato circa 6 mesi: «Abbiamo potuto a­vere esperienza diretta della dipenden­za generata da queste macchinette». Il contratto, per loro fortuna, non era vin­colante, e quando hanno visto la gente del piccolo borgo rovinarsi hanno pre­so una decisione: «Più volte ci sono sta­te riproposte le slot machine, o i ’grat­ta e vinci’, o prodotti di questo genere, ma la nostra risposta è invariabilmen­te no».