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 2014  gennaio 05 Domenica calendario

NOI, PICCOLE SUORE CHE AFFRONTIAMO IL GIGANTE OBAMA

Non avrebbero voluto “affronta­re il gigante”, e non amano l’at­tenzione che il caso delle «suo­rine contro il governo americano» ha riversato loro addosso. «La nostra è u­na vita umile, semplice e nascosta», spiega da Baltimora madre Loraine Marie Clare Maguire, superiora della congregazione delle Little Sisters of the Poor, le Piccole sorelle dei poveri. Ma a un certo punto dello scorso au­tunno fare causa all’Amministrazio­ne Obama per respingere gli obblighi di Obamacare è diventato un dovere per le religiose: parte integrante della loro chiamata ad onorare la vita fino alla fine, così come lo è curare gli an­ziani in una delle 30 case di riposo per i bisognosi che gestiscono negli Stati Uniti. La storia delle suore con il velo grigio, votate ad «essere gentili e umi­li di spirito», che si schierano contro la Casa Bianca è esplosa lo scorso 31 di­cembre, quando un giudice della Cor­te suprema, Sonia Sotomayor, ha fat­to segnare loro la prima vittoria in u­na difficile battaglia: quella contro la costrizione di fornire contraccezione, sterilizzazione e farmaci abortivi ai lo­ro dipendenti. La sospensione temporanea del “mandato contraccettivo” è stata u­na notizia bomba, che ha svegliato le redazioni americane dal torpore fe­stivo alle 22 e 30 del 31 dicembre scor­so. Le sorelle dei poveri sono state le prime a sorprendersi. «Sapevamo che il giudice Sotomayor era stata invita­ta a far cadere la palla di Times Squa­re nelle celebrazioni per l’ultimo del­l’anno », spiega madre Loraine. Pro­prio la palla di cristallo gigante la cui rituale scivolata lungo una pertica di metallo è diventata per milioni di a­mericani il simbolo del nuovo anno. «La nostra richiesta di un’opinione le era arrivata il 31 sera – continua la su­periora –. Non ci aspettavamno una risposta fino ai primi di gennaio». Il che sarebbe stato un problema. Per­ché senza un blocco degli obblighi di Obamacare nei loro confronti, le re­ligiose avrebbero accumulato multe a partire dalla mezzanotte, al ritmo di 100 dollari al giorno per dipendente. Invece Sotomayor, responsabile a no­me della Corte suprema dei casi ur­genti del Decimo circuito, che com­prende il Colorado, ha redatto una ri­sposta minuti prima di presentarsi a Times Square.
Preghiere di gratitudine sono imme­diatamente sorte nelle case delle pic­cole sorelle, miste all’ansia dell’esse­re diventate improvvisamente la testa di ponte del mondo cattolico nella di­fesa dei suoi valori più preziosi. «La nostra è una causa collettiva – illustra madre Maguire – noi siamo i postu­lanti principali, ma dietro di noi ci so­no decine di enti che chiedono esen­zioni dall’obbligo contraccettivo e a­bortivo imposto dalla riforma sanita­ria. È una grossa responsabilità. Ma non andare fino in fondo equivarreb­be a lavarsi le mani di una delle pro­messe che facciamo quando pren­diamo i voti, che è trattare la vita sem­pre con rispetto». C’è stato un perio­do, lo scorso anno, quando le Little si­sters erano convinte che non sareb­bero arrivate al muro contro muro con l’Amministrazione.
«Quando la legge è stata promulgata, nel 2010, abbiamo visto che impone­va ai datori di lavoro di fornire farma­ci che provocano l’aborto, e che noi non rientravamo nelle eccezioni. Ma non l’abbiamo mai fatto, e i nostri di­pendenti lo sanno prima di firmare il contratto. E non è mai stato un pro­blema neanche per i non cattolici. Ma abbiamo cercato la via del dialogo, e l’Amministrazione si è rivelata dispo­nibile. Ci siamo schierate dietro i no­stri vescovi, che hanno cominciato ad incontrarsi con membri del governo per chiedere un’esenzione che non si limitasse alla case di culto, ma si e­stendesse a tutte le istituzioni religio­se ». Poi, lo scorso marzo, il ministero alla Sanità ha reso nota la sua conces­sione: gli enti caritatevoli cattolici non avrebbero dovuto pagare direttamen­te le pillole, le sterilizzazioni e gli a­borti chimici: avrebbero però dovuto firmare un documento che trasferiva quella responsabilità alla loro assicu­razione sanitaria. «Purtroppo non e­ra un passo avanti – dice Maguire –. L’Amministrazione ci chiedeva di as­sumere un sicario. Accettare sarebbe stato come scaricare le nostre re­sponsabilità ai nostri assicuratori, che sono pure cattolici».
Le piccole sorelle hanno deciso di a­gire. Ma come? A salvarle è stato il Beckett Fund, un’organizzazione le­gale non profit specializzata nelle bat­taglie per la libertà religiosa, che ha of­ferto i suoi avvocati gratuitamente. «Senza di loro non saremmo andate lontano», ammette madre Loraine. I primi a unirsi alla causa sono stati pro­prio di Christian Brothers, l’assicura­zione sanitaria che rappresenta 2.000 organizzazioni cattoliche. Il caso è sta­to presentato a Denver (sede di una delle trenta case sparse in tutti gli U­sa) a settembre, ma non è stato esa­minato per settimane. La legge sareb­be entrata in vigore il primo gennaio. Il 28 dicembre è arrivato il primo no. Un giudice aveva respinto la richiesta. Un appello preparato in fretta e furia è stato aggiudicato con urgenza e il 31 dicembre è giunto il secondo no.
A quel punto l’unica speranza era la Corte suprema. «Il nostro avvocato, Mark Rienzi, ha detto che era indi­spensabile farvi ricorso», spiega ma­dre Maguire. Se la tempestività della Sotomayor ha stupito le religiose, la sua decisione non è apparsa strana. «Su 20 casi come il nostro, 18 hanno ricevuto l’esenzione in primo grado», spiega madre Macguire. Ora il gover­no ha risposto all’ingiunzione, riba­dendo alla Corte Suprema che le Lit­tle Sisters devono mettere per iscritto la loro obiezione. «Le organizzazioni che optano di non fornire copertura sanitaria diretta per farmaci contrac­cettivi – ha scritto il dipartimento alla Giustizia – devono certificarlo. Que­sto obbligherà un’assicurazione e­sterna a coprire quei costi».
Per le Piccole sorelle non è abbastan­za. «Il governo dice che una firma ci li­bera da ogni partecipazione, ma non è così. Quella lettera rimarrà per sem­pre come un’autorizzazione a com­piere pratiche abortive a nostro no­me. Non è una solo una firma». Ma­dre Loraine si ferma, sembra stanca. Poi riprende: «Come fedeli figlie della Chiesa non possiamo fare altro che andare avanti, e continuare a lottare per i nostri principi».