VARIE 3/1/2014, 3 gennaio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - LO SPREAD CHE VA BENE E I SALDI CHE VANNO MALE
MILANO - Non accadeva dal luglio del 2011, prima che a Roma arrivasse la famosa lettera della Bce firmata da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi che avrebbe avviato la caduta del governo Tremonti-Berlusconi e che segnò il culmine della crisi del debito sovrano europeo. Lo spread, il termometro che misura la fiducia internazionale nei confronti della capacità di un Paese di onorare i propri impegni finanziari, è tornato sotto quota 200 punti base, a 198: il Btp decennale italiano il 3,98% e quello tedesco è quindi più vicino. Meglio ancora fanno i titoli spagnoli, che scendono al 3,8% di rendimento e si portano a 194 punti base da quelli tedeschi.
La notizia è positiva soprattutto in considerazione dei piani di risparmi sugli oneri finanziari sul debito (gli interessi) che rientrano nella programmazione economica del governo. Anzi, a differenza di quanto avveniva a inizio luglio 2011 (quanto appunto lo spread era a 200 punti), i titoli italiani rendono oggi il 4%, mentre allora erano già nei pressi del 5%. In sostanza, al di là di quanto dica il differenziale di rendimento, la situazione è ancora più conveniente per l’Italia.
Bene per il Tesoro, che ha in scadenza più di 300 miliardi
di debito fino al novembre del 2014, ultimo mese monitorato, cui si aggiungeranno le nuove emissioni per coprire il fabbisogno. Secondo i conteggi dell’agenzia di rating Fitch, il Tesoro tricolore sarà re di emissioni nell’anno appena iniziato, con un ammontare complessivo stimato in quasi 400 miliardi, 58 dei quali dovrebbero coprire il deficit (proprio ieri il Mef ha spiegato che nel 2013 il fabbisogno è salito a 79,7 miliardi, ma senza le operazioni straordinarie è migliorato rispetto ai 49,5 del 2012), mentre i rinnovi a medio-lungo termine sfiorano i 200 miliardi e quelli di Bot sono poco sopra 140. E il Def, la Bibba della programmazione economica statale, assume per il 2014 uno spread proprio di 200 punti, via via più sottile fino ai 100 previsti nel 2016-2017. Insomma, centrare fin da subito questo obiettivo non sarebbe male per la tranquillità dei Ragionieri generali.
L’avvenimento è stato registrato anche dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che in una nota ha commentato come l’andamento dello spread "indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche". Secondo il titolare delle Finanze, "questo si tradurrà in una minore spesa per interessi sul debito pubblico e nella possibilità di avere a disposizione più risorse per investimenti e per alleggerire il carico fiscale. Inoltre la riduzione dello spread si rifletterà in migliori condizioni di accesso al credito per imprese e famiglie.’’
Quanto al mercato azionario, la debolezza della prima giornata di scambi del 2014 si estende all’avvio odierno, sulla scia dell’incertezza asiatica, ma poi i listini si risollevano. Non bisogna dimenticare che - in un contesto di scambi ridotti per il periodo festivo - i mercati vengono da una galoppata che nel 2013 ha portato a correggere molti record. E in questo contesto Milano, ieri al traino di Fiat, si muove meglio delle altre Piazze continentali.
I listini europei chiudono dunque in leggero rialzo, con Francoforte che segna +0,37%, Londra +0,19% e Parigi +0,48%. Piazza Affari riesce a fare meglio delle altre e il Ftse Mib segna il +0,97% finale. Tra i singoli titoli italiani ha ritracciato Fiat, dopo l’exploit di ieri (+16%) in scia all’accordo con il fondo americano Veba per salire al 100% di Chrysler. A trainare la truppa ci ha pensato allora Telecom (+7%), che ieri aveva perso terreno, anche in seguito alle indiscrezioni su un’accelerata sul dossier brasiliano da parte di Telefonica. Il calo dello spread ha fatto bene al comparto bancario, mentre Fonsai ha chiuso poco mossa dopo il boom di inizio anno.
Anche Wall Street si lascia alle spalle lo scivolone della riapertura dopo Capodanno, con lo S&P500 alla peggior performance delle ultime tre settimane, e torna a recuperare: mentre in Europa chiudono gli scambi, il Dow Jones guadagna lo 0,4%, lo S&P500 lo 0,2% e il Nasdaq scivola leggermente sotto la parità. Gli investitori americani sono in attesa di un discorso da parte di Ben Bernanke, presidente uscente della Fed, che potrebbe dare indicazioni sulla ripresa economica a stelle e strisce.
Sul fronte valutario continua il rafforzamento dello yen, che si porta a quota 142,1 nei confronti della divisa unica. L’euro ripiega leggermente anche sul dollaro in chiusura: la moneta europea si porta a 1,361 rispetto ai 1,367 dell’ultima chiusura. Al di là di questa correzione al rialzo della divisa nipponica, che per altro non può impattare sulla Borsa di Tokyo che è ancora chiusa per festività, sugli scambi dell’Est hanno pesato i dati provenienti dalla Cina. Ieri aveva deluso il Pmi manifatturiero, l’indice che anticipa l’andamento economico in base al sondaggio dei direttori degli acquisit. Oggi è la volta del settore dei servizi, che con un livello di 54,6 punti - pur restando sopra la soglia di espansione posta a 50 punti - si è portato ai minimi da agosto. Dopo queste rilevazioni, le Borse asiatiche si sono appesantite con un calo superiore al 2% a Hong Kong. Chiusura in territorio negativo per le piazze finanziarie cinesi: Shanghai archivia la seduta a 2.083,14 punti in flessione dell’1,24%, mentre Shenzhen lascia sul terreno l’1,06% a 8.028,33 punti.
L’agenda macroeconomica ha visto la pubblicazione dell’indice Ism di New York, che è sceso a dicembre a 63,8 punti dai 69,5 punti della precedente rilevazione. In Europa, si segnala l’andamento dell’inflazione in Italia, che nel 2013 è risultata in calo all’1,2%. Nel frattempo, in Gran Bretagna si evidenzia una nuova crescita dei prezzi delle case, con aumenti ai livelli di quattro o cinque anni fa. A dicembre, secondo i dati forniti da Nationwide, i prezzi delle case sono cresciuti dell’1,4% rispetto al mese precedente, registrando l’aumento maggiore da agosto 2009, e dell’8,4% annuo, top da giugno 2010.
Quanto infine alle materie prime, alla chiusura dei mercati europei a New York il petrolio a febbraio cede lo 0,9% a 94,6 dollari al barile, l’oro di pari consegna sale dello 0,7% a 1.233 dollari l’oncia.
(03 gennaio 2014)
PEZZO DELLA BACCARO DI STAMATTINA
vvio (sempre più) anticipato per i saldi della crisi. Le «vendite di fine stagione» sono iniziate giovedì in Basilicata e Campania. E, da sabato 4 gennaio, gli sconti - novità rispetto al passato - appariranno sulle vetrine di tutta Italia. Ma, da nord a sud, nei grandi come nei piccoli centri, le vendite scontate hanno sostanzialmente preso il via - prima - della data ufficiale. Da ormai tre anni, si tende ad anticipare i tempi, sia d’estate che d’inverno, con l’avvio spostato dal secondo sabato di gennaio (e di luglio per la versione estiva) al primo. E, quest’anno, l’anticipo è generalizzato. Con sconti, pare, che partiranno già dal 30-50 per cento.
SPESA MEDIA IN CALO - È già partita (anche), la guerra delle cifre: quanto si spenderà? Per le associazioni dei consumatori, il budget a disposizione delle famiglie è diminuito del 15 per cento rispetto allo scorso anno: secondo i calcoli dell’Adoc, una famiglia spenderà mediamente 130 euro per i saldi invernali (194 per Federconsumatori, che stima un calo dell’11,3 per cento rispetto a dodici mesi fa). Mentre secondo Confesercenti la spesa a famiglia sarà mediamente di 250 euro. Per Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma e Lazio, «è stato un grave errore l’ulteriore aumento dell’Iva, che ha peggiorato ancora la gia’ insostenibile situazione». E Lamberto Santini, presidente Adoc , commenta: «L’abbigliamento di media e bassa qualità, così come quello sportivo, subiranno una forte decrescita, con stime intorno al 2o per cento in meno di acquisti rispetto allo scorso anno - sottolinea Santini - Questo perché la presenza di outlet e, soprattutto, la diffusione degli acquisti via web, dove è possibile usufruire di sconti continui durante tutto l’anno, rende il periodo di saldi meno appetibile rispetto al passato».
GLI STRANIERI TORNANO AD ACQUISTARE - Non sembra in flessione, invece, il mercato del lusso: «L’abbigliamento di alta qualità riesce a tenere botta - prevede l’Adoc - anche grazie all’aumento di turisti stranieri in caccia di affari». Torneranno dunque le code di turisti davanti alle griffe del made in Italy dopo la flessione dello scorso anno? Rispetto al 2013 - conclude l’Adoc - prevediamo difatti un aumento di circa il 10-15 per cento degli acquisti effettuati dagli stranieri in Italia».
IL CALENDARIO - Dopo l’anticipo di Basilicata e Campania, si parte dunque sabato ma i periodi di svolgimento, però, diversi in ogni regione. Ecco il calendario diffuso da Confcommercio. Abruzzo: dal 4 gennaio per 60 giorni. Basilicata: dal 2 gennaio al 2 marzo. Calabria: dal 4 gennaio per 60 giorni. Campania: dal 2 gennaio per 60 giorni. Emilia Romagna: dal 4 gennaio per 60 giorni. Friuli Venezia Giulia: dal 4 gennaio al 31 marzo. Lazio: dal 4 gennaio al 14 febbraio. Liguria: dal 4 gennaio al 17 febbraio. Lombardia: dal 4 gennaio per 60 giorni. Marche: dal 4 gennaio al 1 marzo. Molise: dal 4 gennaio per 60 giorni. Piemonte: dal 4 gennaio per 8 settimane. Puglia: dal 4 gennaio al 28 febbraio. Sardegna: dal 4 gennaio al 4 marzo. (anticipati al 6 dicembre, in seguito all’alluvione). Sicilia: dal 4 gennaio al 15 marzo. Toscana: dal 4 gennaio per 60 giorni. Umbria: dal 4 gennaio per 60 giorni. Valle d’Aosta: dal 4 gennaio al 31 marzo. Veneto: dal 4 gennaio al 28 febbraio. Bolzano (provincia): dal 4 gennaio al 15 febbraio .Trento (provincia): i commercianti determinano liberamente i periodi dei saldi.
CALA IL POTERE DI ACQUISTO - Federconsumatori e Adusbef prevedono una spesa complessiva di 1,73 miliardi di euro pe r i saldi invernali. La percentuale delle famiglie che si dichiarano propense ad acquistare a saldo, spiega una nota dei consumatori, sarà pari al 36-37 per cento (circa 8,9 milioni di famiglie). Un andamento, secondo le associazioni, dettato dal forte calo del potere di acquisto registrato negli ultimi anni, nonché dagli aumenti che si prospettano per il 2014 (+1.384 euro a famiglia).
I CONSUMATORI - Scenari non confortanti per il Codacons: solo il 35 per delle famiglie italiane prevede di fare qualche acquisto durante il periodo dei saldi contro il 40 per cento del 2013. La spesa media delle famiglie, inoltre, non supererà quota 200 euro. «Le previsioni, purtroppo, sono ancora nere. Le vendite segneranno una riduzione media del 12,5 per cento rispetto ai precedenti saldi invernali» afferma l’associazione dei consumatori. Il Codacons inoltre mette in guardia «dalle sempre possibili fregature» ed invita i consumatori «ad andare oggi e venerdì nei negozi, in modo da controllare i prezzi effettivamente praticati e verificare la bontà dello sconto che sarà applicato sabato». L’associazione di consumatori ricorda, infatti, che «secondo le verifiche effettuate a campione lo scorso anno, un commerciante su 5, in occasione dei saldi, gonfia il prezzo vecchio, in modo da aumentare artificiosamente la percentuale di sconto ed invogliare maggiormente all’acquisto».