Sara Menafra, Il Messaggero 3/1/2014, 3 gennaio 2014
OMICIDIO STRADALE, ALTOLÀ DEI MAGISTRATI
LA POLEMICA
ROMA Il reato di omicidio stradale ancora non c’è ma i commentatori sono già divisi, con un’apparente prevalenza degli scettici. Soprattutto perché, qualora dovesse essere effettivamente introdotta, come annunciato a Capodanno dal ministro Cancellieri, la nuova previsione finirà per inserirsi in una materia molto delicata in cui l’elemento determinante e più difficile da accertare è l’effettiva volontà del guidatore, sobrio o alterato da droghe o alcol, quando ha deciso di mettersi alla guida.
«Si rischia di creare un equivoco. La norma di omicidio colposo per violazione del codice della strada esiste già», comincia il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli citando il pacchetto sicurezza del 2008 che stabilisce pene che vanno dai 2 ai 7 anni e che prevede che, se l’automobilista e autore del delitto viene trovato in stato di ebbrezza elevata o alterazione per droga, la detenzione vada dai 3 ai 10 anni. C’è, poi, un problema di coerenza complessiva del sistema: «Tutte le volte che c’è un omicidio colposo sotto droga o alcol si invoca l’arresto in flagranza, ma questo già ora è possibile. Occorre coerenza - ripete Sabelli – non ha senso da un lato chiedere più severità e dall’altro sostenere una riforma della custodia cautelare che, se approvata, renderebbe più difficile applicare misure agli autori di un delitto come questo».
L’INTERVENTO
Non sono ancora chiari i punti su cui il ministro Cancellieri vuole agire, di concerto con il Viminale e il ministero dei Trasporti. A convincerla dell’urgenza dell’intervento sono stati i recenti episodi di cronaca (tra l’altro, proprio ieri, si è costituito l’uomo che il 31 aveva investito madre e figlia sull’autostrada Salerno - Reggio Calabria) ed è un fatto che agli atti delle due camere esistano già progetti di legge in cui si prevedono fino a 18 anni di carcere, elevabili a 21 nel caso in cui nell’incidente muoiano più persone, oltre all’istituzione delle lesioni personali stradali. Tra gli interventi da inserire nel nuovo testo, che potrebbe finire nel prossimo ddl penale, anche il cosiddetto «ergastolo della patente», che in alcuni casi sarebbe ritirata a vita, e una corsia preferenziale che renda più facile l’attivazione del rito direttissimo e di quello immediato.
LE REAZIONI
In realtà, l’intervento del 2008 aveva già portato ad un consistente aumento delle pene. Pochi mesi dopo l’approvazione di quel testo un giovane senza patente investiva a Roma una coppia di fidanzatini e, circa un anno dopo, finiva condannato a dieci anni per omicidio volontario. «Credo sia stato uno spartiacque», dice ora Francesco Caroleo Grimaldi, l’avvocato che assisteva le famiglie delle vittime: «Anche se in appello la pena è stata ridotta perché non si riuscì a dimostrare il dolo eventuale. Oggi anch’io credo che sia necessario introdurre un reato specifico. Nei regimi di Common law si arriva già attualmente a 21 anni di carcere».
Favorevole all’introduzione del nuovo testo, oltre al Pd, la Lega nord che tramite il suo deputato Marco Rondini fa notare come «il 40% degli incidenti sulla strada è causato da guida in stato di ebbrezza». D’accordo anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: «Si tratta di uno dei punti qualificanti del nuovo codice della strada, per il quale ho chiesto la delega al Parlamento già nel settembre scorso». Fermamente critico è invece Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione camere penali: «Se introduci l’omicidio stradale irrobustendo le pene per l’omicidio colposo - spiega Spigarelli - devi anche prevedere che non sia punito in maniera parossistica rispetto ad altri reati colposi».