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 2014  gennaio 03 Venerdì calendario

LE UNIVERSITÀ ONLINE, LA RETE E I ROBOT IL 2014 NELLE PROFEZIE DI ASIMOV


È idea diffusa che gli scrittori di fantascienza abbiano la capacità di prevedere il futuro.
Si citano esempi clamorosi come il primo viaggio sulla Luna descritto da Jules Verne nel 1865 con tanto di partenza dalla Florida e ammaraggio nell’Oceano Pacifico, come effettivamente avvenne nel 1969. Lo scrittore francese previde anche il numero degli astronauti (tre) e andò molto vicino alla durata del viaggio fino al nostro satellite (97 ore e 20 minuti secondo Verne, nella realtà circa 80 ore).
Altri scrittori di fantascienza fecero straordinarie previsioni: Hugo Gernsback immaginò il radar, Arthur C. Clarke i satelliti artificiali in orbita geostazionaria e Isaac Asimov la robotica. Fu proprio Asimov, in occasione dell’Esposizione Universale di New York del 1964, a immaginare in un articolo per il New York Times come avrebbe potuto essere il mondo del 2014.
Come aveva lucidamente scritto Alexis de Tocqueville nel 1830, «Le nazioni democratiche si curano poco di ciò che è stato, ma sono attratte dalle visioni di ciò che sarà».
Per gli americani le World’s Fair sono sempre state un’occasione per sognare e progettare il domani, e questo sin dal 1939, quando era stata sempre la Grande Mela a ospitare la più grandiosa Esposizione Universale di tutti i tempi, mostrando al mondo un futuro fatto di treni avveniristici, grattacieli vertiginosi, robot e gadget tecnologici come la televisione e ispirando più di una generazione di scrittori di fantascienza, Asimov compreso. Nel suo articolo per il New York Times , Asimov fece per il 2014 alcune previsioni sorprendenti come le televisioni a schermo piatto, la diffusione (limitata) dei robot, lo stato delle esplorazioni interplanetarie e le comunicazioni planetarie istantanee che, disse, «diventeranno audiovisive: vedrete, oltre che sentire, la persona alla quale telefonerete. Lo schermo potrà essere usato sia per vedere le persone che per studiare documenti, per le fotografie, o per leggere libri».
Non meno sorprendenti risultano, lette oggi, le previsioni fatte sempre nel 1964 da un altro grande scienziato e scrittore di fantascienza, Arthur C. Clarke, che descrisse un 2014 in cui tutti saremmo stati istantaneamente connessi e in cui sarebbe stato possibile lavorare a distanza.
«Sono assolutamente serio», scrisse, «quando ipotizzo che un giorno un neurochirurgo possa operare da Edimburgo un paziente che si trova in Nuova Zelanda». Per la cronaca, questa previsione si è avverata nel 2001.
Anche l’Italia degli anni 60 era entusiasta del futuro, come testimoniano certe immaginifiche pagine e copertine della Domenica del Corriere che accesero la fantasia della mia generazione, o un articolo del quotidiano Trapani Nuova del 1962 che sembra descrivere un moderno smartphone …
Col tempo, gli scrittori di fantascienza non hanno smesso di fare le loro (apparenti) profezie.
Che dire delle previsioni agghiaccianti sull’inquinamento fatte dall’inglese John Brunner, o di William Gibson, il romanziere americano che nel 1984, battendo sui tasti di una macchina da scrivere portatile Hermes del 1927, inventò il cyberspazio e che nel 1996 immaginò una cantante giapponese virtuale capace di scalare le hit parade mondiali.
A chi pensa che questa sia un’idea semplicemente folle suggerisco di cercare su YouTube lo show di Hatsune Miku, la popstar virtuale nipponica creata dalla computer grafica e da un sintetizzatore vocale Yamaha. L’anno scorso l’ologramma 3D della cantante ha fatto il sold out in uno show «dal vivo» (si fa per dire).
Insomma, sembrerebbe provata l’idea che gli scrittori di fantascienza possano predire il futuro.
Ma forse c’è una spiegazione più semplice: gran parte delle scoperte più impattanti degli ultimi anni sono state fatte da lettori di fantascienza.
Il fisico atomico Leo Szilard iniziò a lavorare sul progetto della bomba atomica dopo averne trovato l’idea in un romanzo di H.G. Wells del 1914 ed è più probabile che Wernher von Braun nel progettare le missioni Apollo abbia avuto in mente i romanzi di Verne sui viaggi lunari piuttosto che quest’ultimo fosse un profeta.
Può darsi, insomma, che gli scrittori di fantascienza contribuiscano a creare il futuro, più che prevederlo.
Volete una prova? Uno dei primi cellulari della Motorola, lo Star Tac, rivelava sin dal nome, oltre che per lo stile, di essere stato ispirato dai comunicatori palmari usati dai protagonisti della saga televisiva Star Trek .