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 2014  gennaio 03 Venerdì calendario

LA MADRE «HO DETTO LORO DI ABBRACCIARSI E SONO ANDATA»


ROMA — «L’ho detto ai carabinieri: portatemi dai bambini, portatemi da loro, anche in barella, con le manette. Con tutta quell’adrenalina addosso una madre è in grado di fare qualsiasi cosa. Ma loro non hanno voluto e allora mi sono rifiutata di farmi ricoverare per sei ore, fino a quando non mi hanno detto che i piccoli erano stati trovati ed erano atterrati con l’elicottero». Dall’ospedale di Subiaco, dove è ancora ricoverata, Alexia Canestrari racconta in tv e su internet i drammatici momenti che hanno preceduto il ritrovamento dei piccoli scomparsi con lei a Monte Livata. «Li avevo coperti bene, facendogli mettere le mani nelle tasche delle tute, li ho fatti abbracciare, stare vicini. “Così vi riscaldate”, ho detto loro. Mi stavo congelando e l’unico modo per salvarli era andare a cercare qualcuno. Anche perché il cellulare era scarico», dice. Sono le due di martedì notte, in località Acqua del Piccione. Manuel e Nicole vengono lasciati dalla trentenne sotto un costone di roccia. A Colle Crocione, l’incontro con una squadra di soccorso. «Ho visto una torcia — dice ancora Alexia —, ho gridato aiuto e mi ha risposto un carabiniere che però non riusciva a trovarmi. Mi diceva di seguire la luce, e poi ci siamo incontrati. Mi ha chiesto dove fossero i bambini e io ho creduto di dargli indicazioni abbastanza precise. Ma lui e gli altri si sono persi: hanno cambiato strada, ne hanno fatta una scivolosa e avevano difficoltà a non cadere. A me si stavano ibernando i piedi, stavo impazzendo, volevo andare dai bambini ma non me lo permettevano. Ero in ipotermia, con un principio di congelamento. Così — dice ancora la giovane — ho continuato a dare indicazioni ma i carabinieri non riuscivano a comunicare fra loro perché lì i telefonini non prendono. Un incubo. Però capisco che in quei momenti qualcuno possa aver anche pensato che fossi una di quelle madri pazze. Ma io volevo andare dai piccoli e loro non mi ci portavano». Un racconto drammatico al quale si uniscono quelli fatti dai due bambini al Policlinico Gemelli, dove da mercoledì dormono in uno dei reparti di pediatria accuditi dal padre Emanuele e dalla madre di Manuel, Adelaide, ex moglie dell’imprenditore. I boschi, i sentieri, il tramonto freddo dell’ultimo dell’anno. E poi il buio e il gelo. Soli, abbracciati per difendersi da tutto. Ricordi di una nottata di paura che accompagnano i piccoli anche nel sonno. Sogni che diventano incubi, poi il risveglio al sicuro cancella ogni timore. «Papà, ma io volevo prendere uno di quei sentieri», ha raccontato il piccolo. Per i medici Manuel e Nicole si stanno riprendendo ma devono essere comunque tenuti sotto osservazione. I familiari si sono stretti attorno a loro. «Siamo ottimisti sulle loro possibilità di recuperare e dimenticare in fretta quanto accaduto — spiegano al Policlinico — fin dall’inizio i bimbi hanno dimostrato una grande capacità di reazione e di affrontare quello che è successo». Lontani da loro i contorni poco chiari di questa vicenda, sulla quale i carabinieri hanno appena cominciato a indagare. Per il momento Nicole non ha potuto incontrare mamma Alexia: all’inizio era stata presa in considerazione l’ipotesi di trasferire la trentenne da Subiaco al Gemelli, ma poi è stato deciso di non procedere con l’operazione. Forse proprio per non complicare ulteriormente una vicenda familiare che dalle montagne è finita sui giornali, in tv e ora anche in procura. I familiari difendono Alexia anche dai sospetti e dalle insinuazioni. E nelle corsie del Policlinico si sussurra: «I bambini potrebbero risentire di tutta l’attenzione negativa che c’è su questa storia».