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 2014  gennaio 03 Venerdì calendario

PHILIP ROTH E PRIMO LEVI IN FUGA DA PORTNOY


Non un lamento
Philip Roth divenne, com’è noto, buon amico di Primo Levi. Nel settembre del 1986 fu con lui a Torino, poco prima del suicidio, per visitare insieme l’ex fabbrica di Collegno dove il nostro scrittore aveva lavorato come chimico e direttore. Non si sapeva però che proprio su quella gita letteraria aleggiò minaccioso un convitato di pietra. Lo racconta ora Claudia Roth Pierpoint in Roth Unbound (Farrar Straus & Giroux), un libro tra critica e biografia che riguarda soprattutto i rapporti dello scrittore con l’ebraismo. La Pierpoint è una giornalista del New Yorker, amica di Roth - ma nessuna parentela, nonostante il nome. Ebbene, scrive che in quel dolce settembre torinese una delle maggiori preoccupazioni dello scrittore americano fu di far sapere con discrezione che non si doveva menzionare il suo famosissimo - e scandaloso - Lamento di Portnoy. Per molti il romanzo, uscito nel 1969, è il suo capolavoro. Una irresistibile, irriverente, comica saga della masturbazione giovanile. Per Roth, passati gli anni, era già fonte di un lieve ma insopportabile disagio.

Orgoglio
Danielle Steel, la regina del rosa da 600 milioni di copie, ce l’ha fatta. Le è stata conferita in pompa magna a Parigi la Legion d’onore. La scrittrice, che si divide tra San Francisco e la capitale francese, era già da tempo «cavaliere» delle arti e delle lettere. Ora però è ascesa al massimo pantheon, dove idealmente siedono con lei, nel settore stranieri, Bono e Bob Dylan. Ma anche, guarda la coincidenza, Philip Roth. Steel (tradotta in italiano da Sperling & Kupfer) è scrittrice di ottimi sentimenti. Nel caso di incontro tra legionari, certamente non menzionerà Il lamento di Portnoy

E pregiudizio
Il castigo è arrivato, implacabile. E così l’avvocato Christopher Gossage, la cui consorte aveva svelato con un tweet la vera identità di Robert Galbraith, autore del Richiamo del cuculo (com’è ormai stranoto si tratta di JK Rowling) è stato multato. Dovrà pagare 1000 sterline, per violazione di segreto professionale. In questa storia tutti hanno guadagnato, tranne lui. Il suo studio assisteva la Rowling, e l’avvocato, ne aveva parlato in casa. Tipico esempio di come non sempre il dialogo in famiglia sia consigliabile.
Non un lamento
Philip Roth divenne, com’è noto, buon amico di Primo Levi. Nel settembre del 1986 fu con lui a Torino, poco prima del suicidio, per visitare insieme l’ex fabbrica di Collegno dove il nostro scrittore aveva lavorato come chimico e direttore. Non si sapeva però che proprio su quella gita letteraria aleggiò minaccioso un convitato di pietra. Lo racconta ora Claudia Roth Pierpoint in Roth Unbound (Farrar Straus & Giroux), un libro tra critica e biografia che riguarda soprattutto i rapporti dello scrittore con l’ebraismo. La Pierpoint è una giornalista del New Yorker, amica di Roth - ma nessuna parentela, nonostante il nome. Ebbene, scrive che in quel dolce settembre torinese una delle maggiori preoccupazioni dello scrittore americano fu di far sapere con discrezione che non si doveva menzionare il suo famosissimo - e scandaloso - Lamento di Portnoy. Per molti il romanzo, uscito nel 1969, è il suo capolavoro. Una irresistibile, irriverente, comica saga della masturbazione giovanile. Per Roth, passati gli anni, era già fonte di un lieve ma insopportabile disagio.

Orgoglio
Danielle Steel, la regina del rosa da 600 milioni di copie, ce l’ha fatta. Le è stata conferita in pompa magna a Parigi la Legion d’onore. La scrittrice, che si divide tra San Francisco e la capitale francese, era già da tempo «cavaliere» delle arti e delle lettere. Ora però è ascesa al massimo pantheon, dove idealmente siedono con lei, nel settore stranieri, Bono e Bob Dylan. Ma anche, guarda la coincidenza, Philip Roth. Steel (tradotta in italiano da Sperling & Kupfer) è scrittrice di ottimi sentimenti. Nel caso di incontro tra legionari, certamente non menzionerà Il lamento di Portnoy

E pregiudizio
Il castigo è arrivato, implacabile. E così l’avvocato Christopher Gossage, la cui consorte aveva svelato con un tweet la vera identità di Robert Galbraith, autore del Richiamo del cuculo (com’è ormai stranoto si tratta di JK Rowling) è stato multato. Dovrà pagare 1000 sterline, per violazione di segreto professionale. In questa storia tutti hanno guadagnato, tranne lui. Il suo studio assisteva la Rowling, e l’avvocato, ne aveva parlato in casa. Tipico esempio di come non sempre il dialogo in famiglia sia consigliabile.