Federica Angeli, la Repubblica 3/1/2014, 3 gennaio 2014
“SONO UNA MAMMA NON UN MOSTRO”
ROMA - "Mi hanno dipinta come un mostro, l’orco cattivo delle favole. Come la madre che ha abbandonato i figli al freddo, nudi, scalzi e se n’è andata in giro per il bosco. Beh, sono davvero dispiaciuta per tutto quello che mi è stato riportato. La cattiveria del mondo esterno, confronto all’oasi di solidarietà e umanità che ho trovato qui a Subiaco, mi ha davvero ferito. Ora le racconto la verità, così come l’ho detta ai carabinieri e come la dirò alla magistratura". Alexia Canestrari, la mamma che ha trascorso la notte di San Silvestro dispersa sul Monte Livata, con i due bimbi Nicole 4 anni e Manuel di 5, è ancora ricoverata a Subiaco.
Tutti si chiedono: come ha fatto a lasciarli soli? Ma prima di arrivare a questa domanda, cominciamo dall’inizio: perché si è avventurata con due bimbi così piccoli in un bosco?
"Erano le 13.30. Avevo portato Manuel e Nicole a giocare dove c’erano altri bambini con lo slittino. Al ritorno, Manuel che è quello più curioso mi ha chiesto di passare attraverso il boschetto così vedevamo gli animali. Ho detto va bene".
Come vi siete persi?
"Non avevo i Moonboot ma gli Ugg, che non sono proprio l’ideale per la neve. Sprofondavo, così ho pensato di passare alla terra battuta e mi sono incamminata verso il bosco".
Il cellulare lo aveva con sé?
"Sì, sono uscita di casa che avevo il 22% di batteria, pensavo di rientrare dopo poco. Quando ho capito che si stava facendo tardi e l’ho cercato nella tasca per vedere che ora fosse, mi sono accorta che era spento. Mi son detta: fermiamoci qui, tanto non vedendoci arrivare qualcuno ci verrà incontro".
Ma nessuno è arrivato. Quindi?
"Sono arrivata su una montagna che dà su un altro paesino, Valledipietra. Cercavo di avvicinarmi verso centri abitati che vedevo dall’alto. Ma lì non era come a Cortina dove c’è un rifugio ogni cento metri: le strade sembravano non portare da nessuna parte".
In tutto ciò che ore si erano fatte?
"Saranno state le 17 e 30. E io ero già sfinita, non ce la facevo più a trainare la slitta coi bimbi sopra, 50 kg per tanti chilometri ti sfiancano ".
Non avevate nulla da mangiare?
"No, ci siamo mangiati chili di neve perché avevamo sete e fame. Io ho tutto il palato tagliato sopra perché me la mangiavo a morsi, ero stremata".
Ai bambini cosa diceva?
"Ho cercato di far vivere loro un’avventura, un gioco. Avevo notato dei segni rossi e bianchi sugli alberi e ho intuito potessero indicare un percorso. Così ho detto loro "chi vede prima i segni vince". Loro erano entusiasti".
Ha cominciato ad avere paura? O, come ha ipotizzato qualcuno, ha avuto un attacco di panico?
"Nessun attacco di panico, altrimenti mi sarei paralizzata. Ho iniziato ad agitarmi, questo sì. Ma loro non si sono accorti né della mia tensione né del disagio. Alle 18 abbiamo visto un elicottero in cielo ".
E, come in un film, da lassù nessuno ha visto voi.
"Già, come in un film dell’orrore. L’elicottero dava luce alla montagna innevata, ma noi eravamo sull’altra. Ci sbracciavamo, io ho tirato su lo slittino che è giallo fosforescente, ma loro non ci hanno visto".
Arriviamo al momento in cui lei decide di mettere al riparo i suoi bimbi.
"Mi sono ritrovata a un bivio: a istinto ho preso la strada meno tortuosa. C’erano dei piccoli massetti dove mi arrampicavo e loro come gattini mi venivano dietro. Ho sentito il rumore di un ruscello, avevano già perso i guanti, allora li ho portati sopra sopra e alla roccia più grande mi sono fermata per scaldargli i piedini".
Veniamo alla domanda clou: perché li ha lasciati soli?
"Stavo morendo di freddo e mi stava prendendo un gran sonno. Loro erano stanchi e non volevano più camminare. Ho provato a prenderli in braccio, ma non ce la facevo. Mi sono messa a cagnolino e li ho caricati sulla schiena. Così non andavamo da nessuna parte. Mi sono detta: se mi fermo, mi addormento, mi congelo e a loro chi pensa? Così li ho coperti coi loro giubbotti, gli ho messo il cappuccio e le manine nella tasca e mi sono allontanata".
Cosa ha detto loro prima di andare via?
"Ho detto a Manuel di rimanere lì a dormire che io sarei andata a cercare aiuto. Mentre mi allontanavo Nicole voleva sentire la mia voce e io ho continuato a parlarle. Poi ho cominciato a correre. Mi sono buttata in due dirupi per arrivare a valle. Non so quanto tempo è passato, forse delle ore, ma alla fine ho visto le luci dei carabinieri".
Ai militari ha indicato la strada dove poter trovare i piccoli?
"Pensavo di avergli dato una spiegazione esaustiva, ma in realtà mi sono resa conto che non conoscendo la zona, non era stato così. Volevo andare con loro a cercarli, ma ero in ipotermia di secondo grado".
C’è stato un momento in cui ha pensato al peggio?
"Sì, quando dopo sei ore non li trovavano ho pensato: li hanno rapiti, gli animali gli hanno fatto qualcosa. Ma è stato un attimo, la speranza non l’ho mai persa. Sono molto credente".
Quando è rimasta sola, senza i suoi bimbi, cosa ha fatto?
"Ho pregato, ho pregato tanto. Dicevo: Dio fa che non succeda qualcosa a loro, fa che qualunque cosa accada a me".
Poi, alle 11, la bella notizia. Rifarebbe la stessa cosa nella stessa situazione?
"Sì. Forse gli lascerei il mio giubbotto, ma per il resto mi comporterei esattamente come ho fatto".
Ha parlato con Nicole e Manuel?
"Sì, oggi. Non hanno capito la disavventura, ora vivono l’attimo da eroi".