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 2014  gennaio 03 Venerdì calendario

UCCIDE LA MOGLIE MALATA POI SI SPARA


Non riusciva a reggere la sofferenza della moglie e forse non accettava nemmeno la vita che avrebbero condotto al suo ritorno a casa, dopo la riabilitazione della donna colpita due mesi fa da un’ischemia celebrale. Una quotidianità completamente diversa da quella che era sempre stata. Per questo, ieri mattina, Giancarlo Bocciarelli, gioielliere milanese 76enne ora in pensione, è andato a trovare la moglie Anna Pirrotta di 79 anni, nella struttura riabilitativa per anziani Emilio Bulbarelli e le ha sparato. Un colpo dritto al cuore. Poi ha puntato la pistola contro se stesso, e si è sparato alla tempia.
Un omicidio-suicidio. Così il magistrato di turno di Monza, Salvatore Bellomo, ha chiuso uno di quei fascicoli del dolore familiare che non si vorrebbero forse mai aprire. Ora i cadaveri dei coniugi sono a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per i rilievi di rito ma di misteri sull’accaduto non sembrano essercene poi molti ormai.
Ieri l’uomo, come ogni mattina negli ultimi due mesi, si è messo in auto con un amico per raggiungere la casa di cura alla periferia di Paderno Dugnano dove la moglie era ricoverata dallo scorso 6 novembre. In quella struttura, vicina alla casa della figlia quarantenne Giuseppina, Giancarlo aveva deciso di portare la «sua» Anna perché fosse sottoposta a un periodo di riabilitazione neuromotoria. La donna infatti, come ha confermato il direttore sanitario della struttura, Edoardo Vignati «stava procedendo nel suo percorso riabilitativo e pian piano recuperava mobilità. Purtroppo, però, il danno cerebrale le aveva causato uno stato afasico non gravissimo che, comunque, le aveva limitato le capacità di espressione, ma non di comprensione. Insomma lei capiva tutto ed era presente a sé, ovviamente non si poteva dire quanto sarebbe rimasta in struttura».
Come tutti i giorni l’ex gioielliere entrava in camera della moglie col sorriso sulle labbra. Le portava fiori e cioccolatini, chiacchierava con lei cercando di trovare un nuovo linguaggio comune che li legasse e la aiutava a mangiare. Un percorso difficile quello della ripresa, che lui sentiva spesso come impossibile. A volte, dentro di sé o con i figli, si sfogava spiegando, angosciato, che nulla sarebbe più stato come prima. Aveva persino lanciato un messaggio a Natale quando ai figli aveva detto che «se la mamma non ce la dovesse fare a riprendersi, io la seguirò nella fine».
Parole che ora dopo quanto accaduto fanno riflettere, molto, ma che mai avrebbero fatto pensare che l’uomo potesse arrivare a un gesto simile. Nessuno in famiglia, né i due figli Giuseppina, 40 anni, e Paolo di 42 anni né gli infermieri o i terapisti della Residenza, né gli amici, avrebbero mai immaginato che Giancarlo non avrebbe più retto a quella situazione. Così ieri mattina il settantaseienne ha infilato in tasca del cappotto la sua pistola calibro 38 special quella che aveva acquistato quando aveva la gioielleria in via Losanna a Milano per difendersi dai rapinatori ed è salito in camera della moglie insieme all’amico. Con una banale scusa ha mandato l’amico: «Prendimi un caffè per cortesia». In modo da rimanere solo con lei. Nessuno sa a quel punto se i dueche da cinquant’anni vivevano quasi in simbiosisi siano parlati con gli occhi, si siano compresi, o addirittura avessero già deciso insieme tempo addietro di porre fine alle loro sofferenze. Oppure se Giancarlo ha deciso tutto da solo. Comunque sia andata, l’uomo ha puntato dritto al cuore della moglie e le tirato il grilletto. Poi si è puntato la pistola alla tempia e si è tolto la vita. Due soli colpi che sono stati sentiti dall’infermiera che si trovava nel reparto.
La poveretta è corsa in quella stanza e sconvolta ha visto l’uomo a terra in un lago di sangue e la donna esanime nel letto. Ha lanciato l’allarme cercando di non seminare il panico e senza che gli altri pazienti si accorgessero di quanto accaduto.
Quando i carabinieri della Compagnia di Desio sono arrivati sul posto, la dinamica è sembrata poco chiara all’inizio. La donna non aveva sangue addosso e, quindi, i militari hanno pensato che potesse essere morta naturalmente e che poi lui si fosse sparato per il dolore. Ma i due bossoli mancanti nel tamburo della calibro 38 li hanno convinti che anche Anna Pirrotta era stata uccisa.
Effettivamente aveva un foro nel torace senza dispersione di sangue. Secondo alcuni Giancarlo era caduto in un profondo stato di depressione. Ma, a dire il vero, secondo i sanitari non era assolutamente evidente e prevedibile un gesto del genere.
«È stata una tragedia della disperazione che mi ha profondamente colpito» ha commentato Marco Alparone, sindaco di Paderno Dugnano, «quando due persone si sono profondamente amate, non è facile accettare la separazione, ma soprattutto assistere alla sofferenza della propri compagna di una vita».