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 2014  gennaio 03 Venerdì calendario

DIEGO, D&G E GLI ALTRI VIP SI EVADE CON TANTO DI VAFFA – Sono famosi, ricchi ed evasori. Però quando vengono presi con le mani nella marmellata non fanno proprio come Zaccheo (Vangelo secondo Luca) che quando vide entrare Gesù nella sua casa di Gerico disse: “Ecco Signore a chi ho frodato, restituisco il quadruplo e donerò la metà dei miei beni ai poveri”

DIEGO, D&G E GLI ALTRI VIP SI EVADE CON TANTO DI VAFFA – Sono famosi, ricchi ed evasori. Però quando vengono presi con le mani nella marmellata non fanno proprio come Zaccheo (Vangelo secondo Luca) che quando vide entrare Gesù nella sua casa di Gerico disse: “Ecco Signore a chi ho frodato, restituisco il quadruplo e donerò la metà dei miei beni ai poveri”. Ma in genere, dopo un lungo tira e molla a colpi di ricorsi, riescono a pagare la metà. E spesso con giustificazioni esilaranti e non sempre signorili. Come quella di Diego Armando Maradona che alla domanda sugli oltre 35 milioni di euro contestati, in diretta tv ha risposto a Fabio Fazio facendo con il braccio il gesto dell’ombrello. Per ora l’erario si deve accontentare di 25 mila euro, quanto è stato battuto all’asta l’orecchino di diamanti sequestrato al Pibe de Oro, in uno dei suoi ritorni in Italia. Renato Mannheimer, presidente dell’Ispo, il sondaggista di casa a Porta a Porta, invece, indagato dalla Procura di Milano per associazione a delinquere finalizzata alla frode, ha affidato a una nota la promessa densa di vergogna di restituire al fisco i 7 milioni di euro contestatigli: “Ho risposto con franchezza a tutte le domande del pm”, dice aggiungendo di aver compreso quello che prima gli era sfuggito: “La natura delle contestazioni che mi sono rivolte”. Ma si può evadere anche ad alta velocità se si è un campione di motociclismo come Valentino Rossi, che dopo una sbandata di 35 milioni di euro è rientrato in pista saldando il conto ai box del fisco. Un altro storico fuori pista fu quello di Alberto Tomba, il campione di sci, dei 23 miliardi di vecchie lire contestati, dopo una trattativa lunga quattro anni, ne ha restituiti 7,5. A cui seguì quello del pilota di Formula 1 Giancarlo Fisichella, accusato di aver trasferito la residenza a Montecarlo per evadere le tasse per un totale di 17,2 milioni di euro, che nel 2007 se la cavò pagandone meno della metà, 3,8. Risale al 1982 il film a lieto fine, protagonista Sophia Loren con colpo di scena: arresto sulla scaletta dell’aereo proveniente dagli Stati Uniti e trasferimento nel carcere femminile di Caserta. Nel ’73 le era stata accertata un’evasione fiscale su un imponibile di 112 milioni, e quattro anni dopo la Loren venne condannata a un mese di reclusione. Nel frattempo la diva era andata a vivere in Svizzera e poi negli Usa, ma è tornata in Italia per consegnarsi alla giustizia. Il carcere di Caserta non si trasformò mai più da allora in meta di pellegrinaggio di paparazzi e fan di tutto il mondo, con bancarelle di gadget e foto autografate dalla diva all’ingresso e con tanto di struggenti serenate napoletane. Alla fine le responsabilità fiscali vennero attribuite al suo commercialista. E per restare nel mondo dello spettacolo non ci si può dimenticare del compositore Ennio Morricone, residente nel Principato di Monaco, che alla fine ha dovuto sborsare all’erario 190 milioni di lire. Cadde nella rete anche Luciano Pavarotti che nel 2000 mise fine al contenzioso con il fisco pagando quasi 25 miliardi di lire dei 40 miliardi contestati. Restando alle voci famose abbiamo Renato Zero, indagato, per un’evasione di 2 milioni di euro, dalla Procura di Napoli, che gli imputa un giro di fatture false per trasferire i soldi nel Principato di Monaco, ma che ora starebbe sistemando. E l’elenco del popolo vip degli evasori non finisce certamente qui. Basta aprire il file stilisti ed ecco che alla lettera D compaiono Dolce e Gabbana, condannati dalla giustizia tributaria, in primo e secondo grado a pagare 350 milioni di euro di multa, assolti per dichiarazione infedele, ma condannati in primo grado a 20 mesi per omessa dichiarazione. L’assessore D’Alfonso della giunta Pisapia dichiarò che il Comune di Milano non avrebbe concesso spazi pubblicitari agli evasori. Domenico, il Dolce e Stefano il Gabbana gli risposero su twitter: “Il Comune fa schifo”, minacciarono la chiusura dei loro negozi nella città meneghina e affidarono la loro difesa alla penna di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: “Ci limitiamo a chiedere: vi pare possibile che per gli stessi identici fatti, sulle stesse identiche carte, possiamo essere assolti nei processi penali e condannati in quello tributario? (non è così, ndr). Noi sappiamo fare vestiti. Vogliamo fare vestiti. E invece siamo stati tirati in mezzo in una storia complicatissima di commi e codicilli... siamo convinti di non avere fatto niente di scorretto, non ci rassegniamo a essere crocifissi come dei ladroni. Perché non lo siamo”. Arrivando alla lettera V c’è Valentino: nel 2009 ha dovuto pagare una multa di 30 milioni di euro.