Carlo Di Foggia, Il Fatto Quotidiano 3/1/2014, 3 gennaio 2014
VINCE CHI CONQUISTA I MERCATI CINESI E DELL’EST
Per rimanere competitivi nell’industria dall’auto bisogna vendere almeno 6 milioni di unità all’anno”, spiegava in un’intervista di qualche anno fa, Sergio Marchionne. Risolta la partita Chrysler, il numero uno di Fiat dovrà concentrare gli sforzi per raggiungere la soglia indicata per la “sopravvivenza nel lungo periodo”. L’obiettivo virtuale non è stato raggiunto nel 2013 (4,4 milioni di veicoli venduti), e difficilmente verrà centrato il prossimo anno.
L’AZIENDA di Auburn Hill ha vissuto un anno d’oro (più 16 per cento di vendite a novembre), trainata dal mercato americano, una delle aree a più forte crescita insieme alla Cina, ormai leader mondiale, dove però la Fiat è l’unico tra i grandi gruppi a non essere presente. Nel variegato panorama del mercato mondiale dell’automobile, i protagonisti sono sempre i paesi emergenti, ma con andamenti altalenanti. Il baricentro si sta sposta velocemente verso est. Nell’anno appena trascorso, mentre il mercato europeo dell’auto arrancava (quello italiano viaggia a marcia indietro e registra il dato peggiore dal 1990, ormai fanalino di coda dell’Europa continentale) India e Cina hanno continuato a crescere. Nei primi sei mesi del 2013, secondo l’Associazione mondiale dei costruttori (Oica) sul mercato cinese sono stati venduti 8,6 milioni di veicoli, con un balzo di oltre 16 punti sullo stesso periodo del 2012. E nella seconda parte dell’anno la crescita è stata ancora più vertiginosa.
IL PAESE ASIATICO ormai viaggia verso le 20 milioni di unità vendute (erano 5,7 nel 2005), ed è qui che si sta concentrando la competizione tra i grandi marchi, con in testa la tedesca Volkswagen. “Anche l’India avrebbe i numeri per diventare un mercato trainante - spiega Ernest Ferrari, esperto del settore ed ex manager in Fiat e Renault -, ma il contesto politico, economico e sopratutto il livello delle infrastrutturefrenanol’espansione”.Il Paese viaggia verso i 4 milioni di unità vendute, ben lontani dal gigante rosso e più simili al Brasile. Quest’ultimo - dove la Fiat realizza la maggior parte degli utili ed è il primo costruttore del Paese - continua a mantenere il segno positivo (5,3 per cento nel primo semestre 2013), anche se per alcuni marchi, tipo Volkswagen, le vendite sono rallentate. Ma è stato tutto il mercato americano a crescere, consolidando la sua corsa, e premiando nell’ordine Chrysler, Ford e General Motors, insieme ai produttori asiatici. “Lo spostamento del baricentro di Fiat verso l’atlantico non è un caso,maseguelelineedicrescitadel settore e dovrà passare per forza per la Cina”, continua Ferrari. Oltre al mercato europeo - che nel 2013 ha perso quasi sei punti in altrettanti mesi - la frenata più vistosa è stata quella russa (-6,6 per cento) e, come per il vecchio continente, a farne le spese sono stati i costruttori generalisti, mentre quelli di gamma alta (le tedesche Audi e Mercedes in testa) hanno continuato a crescere. Tra i grandi marchi il vincitore assoluto è stata senz’altro Toyota. Da sola la casa giapponese può vantareunvolumedivendite(7,4 milioni nei primi nove mesi del 2013) quasi cinque volte quello registrato da tutto il mercato italiano, e ha consolidato la sua leadership mondiale scalzando giganti come General Motors (7,2) e Volkswagen (7). Quest’ultima ha perso terreno soprattutto in America,compensatoperòdaun andamento record in Cina - che da sola vale 1,5 milioni di unità - e con gli utili d’oro di Audi e Porsche.
NELLA CLASSIFICA mondiale, la Fiat è settima, dietro a Renault/Nissan (che tiene grazie ad una presenza capillare in quasi tutti i mercati), Hyundai/Kia, e Ford. Discorso a parte per Peugeot/Citroen. La casa Francese è arrivata ad un passo dal baratro ed è stata costretta a cedere quote di maggioranza ad investitori “statali”, ovvero al cinese Dongfeng (terzo produttore del paese asiatico) e allo Stato francese, che è entrato nel capitale con investimenti miliardari. Segno che oltre al volume di ventite, conta soprattutto la redditività. Quella su cui hanno puntato da tempo le case tedesche e che Marchionne insegue a distanza.