Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 3/1/2014, 3 gennaio 2014
MIKE TYSON E L’INVIATA ITALIANA D’ASSALTO
Nella biografia di Mike Tyson, True, appena pubblicata da Piemme, non si parla molto dell’Italia. Giusto due righe a pagina 219, dedicate, però, a un gustoso esempio del tipico giornalismo d’assalto tricolore. È il 1988, il campione di pugilato ama gli oggetti firmati Versace, e ne spiega il motivo: «Conobbi quello stilista grazie a una giornalista italiana che venne a intervistarmi.
Era una donna bellissima, più vecchia di me di qualche anno; la portai al piano superiore, facemmo sesso e notai che indossava biancheria intima di Versace». Ecco, una frase buttata lì, ma che, anche all’inizio del 2014, stuzzica la fantasia di molti: chi sarà stata mai questa inviata così disponibile all’approfondimento? Capace di entrare in un contatto così stretto con le sue fonti?
In realtà è lei stessa a raccontarlo. Sia in una intervista rilasciata quasi subito, nel maggio del 1988, al mensile King. Sia in un post del suo blog sul Fatto Quotidiano. Il nome è piuttosto impegnativo: donna marchesa Januaria Piromallo Capece Piscicelli di Montebello dei Duchi di Capracotta. Una socialite ante litteram, alla Sex and the city ma 20 anni prima, che nel 1988 razzolava a New York come stagista del Corriere della Sera. Piromallo, che da quell’incontro con Tyson ha più che altro tratto materiale per poi rilasciare lei delle interviste, ha successivamente collaborato con Panorama, Sette, Oggi, Capital, Dagospia, L’Espresso, Vogue.it, pubblicando anche il libro Bella e d’Annata per Cairo. I suoi maestri di penna, confessa, sono stati Massimo Fini e Maria Luisa Agnese. Ma, prima di incontrarli, ecco l’entusiasmo della giovane giornalista che deve fare pratica: «Sono a New York per uno stage al Corriere della Sera. E voglio intervistare Tyson, già icona planetaria. Sono nella sua casa in Connecticut e lo bombardo di domande. Mi presenta la madre adottiva, Camille. Cucino per entrambi un piatto di spaghetti. Si è fatto tardi e non ci sono più treni per New York. «Puoi dormire da me, se vuoi», mi dice. Non ho scelta e, non avendo portato nulla, mi dà un suo kimono». Piromallo si immola alla causa della professione, ma il suo resoconto è un po’ più pudico di quello di Tyson (che invece, tipicamente sbrigativo come tutti i maschi, va subito al sodo e scrive «facemmo sesso»). Anche nella intervista della Piromallo pubblicata sul mensile King del maggio 1988, la marchesa dice e non dice: «Mike mi chiede di poter dormire con me. Ma io gli rispondo che sono fidanzata e non posso». Comunque, alla fine, Tyson, in slip e con tutti i suoi 110 chili di muscoli e 63 centimetri di circonferenza del collo, si infila sotto le coperte con lei e che succede? «Lui dorme come un bambino, l’ho vegliato fino all’alba. Poi, però, ci siamo rivisti, siamo diventati amici. Una volta mi ha portato in limousine, e anche lì ci ha tentato. In effetti a lui delle mie interviste non gliene importava proprio». Eh, sì, in effetti...