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 2014  gennaio 03 Venerdì calendario

MEDIO ORIENTE IL GASDOTTO


Il 25 giugno del 2011 un Memorandum di Intesa è stato firmato nella città portuale di Busher, poco distante dall’antica isola fortezza di Kharg, oggi principale hub per l’esportazione via mare di idrocarburi iraniani. L’accordo riguardava la costruzione di un gasdotto dai depositi di Assaluyeh fino all’Iraq e la Siria. Costo approssimativo attorno ai 10 miliardi di dollari. La capacità di questo impianto - si stima - sarà a regime di circa di 110 milioni MC al giorno, distribuiti in Iraq, Siria e m ultimo Libano, n progetto potrebbe estendersi verso la Grecia con una linea sottomarina e di li al marcato europeo.
Conosciuto informalmente come il “gasdotto islamico” oppure “gasdotto sciita” il progetto ha destato interesse nell’area, data la strategica opportunità che offre alla repubblica iraniana. Un supporto ulteriore a questa proiezione sarà fornito dall’esportazione di LNG (Gas Naturale Liquefatto) dai porti siriani. I due siti portuali adatti sono quello di Latakia e Tartous.
Il progetto potrebbe innescare un processo di rapida espansione dell’influenza iraniana nell’intero Medio Oriente, il primo passo è il collegamento tra Iran e Iraq, che ha visto la luce alcuni mesi orsono. Il governatore di Basra, Majid al-Nasrawi, ha confermato in ottobre la conclusione di un accordo con la compagnia iraniana Sanan per stabilire un gasdotto per importare gas per soddisfare la domanda da parte delle centrali elettriche. Nasrawi ha fatto menzione, durante una conferenza con la stampa, che il progetto sarà finalizzato entro l’estate 2014. Il governo locale intende creare una linea di trasporti ferroviari che colleghi la provincia di Basra al vicino territorio iraniano. Questo primo passo è il fondamento per una più amplia strategia iraniana per espandersi verso occidente. Il gasdotto, una volta ultimato, sarà lungo oltre 3000 miglia partendo dai giacimenti di South Pars (condivisi con il Qatar) e giungendo fino ai porti siriani. Il “gioco iraniano” è stato reso possibile anche dal divieto occidentale di esportare petrolio. Nell’estrarre petrolio, in Iran, si fa un utilizzo massiccio di gas. Iniettato nei giacimenti petroliferi aumenta la pressione facilitando la procedura di pompaggio del greggio. Data la diminuita domanda di petrolio da parte dell’Europa, a causa dei divieti applicati sulle transazioni finanziarie e assicurative nel settore energetico, larghi quantitativi di gas sono diventati disponibili.
Restano tuttavia da considerare alcune sfide che il “gasdotto islamico” dovrà fronteggiare nei prossimi mesi per raggiungere l’Europa. Il primo passo è costituito dallo stesso Iraq. Una recente Joint Venture tra il governo iracheno, la Royal Dutch Sheel PLC e la Mitsubishi Corp prevede la piena operatività nei tré grandi giacimenti petroliferi iracheni al fine di ridurre lo spreco di gas e reinserirlo nella griglia per produrre elettricità e calore.
“I tre giacimenti petroliferi di Rumalia, Zubair e Quma producono circa 1,1 miliardi cubici di gas giornalmente, ma circa 700 milioni di piedi cubi vengono bruciati o dispersi poiché le nostre infrastrutture non sono adatte a raccoglierli e processarli” ha dichiarato il direttore della South Gas Co. irachena Ali Hussein Khudhier. Attualmente produciamo 400 milioni di piedi cubici al giorno con un target di 500 milioni di piedi cubici entro la fine del 2013. Ci aspettiamo di raggiungere una produzione di 2 miliardi di piedi cubici entro il 2017”, come risultato finale una volta che i giacimenti andranno a pieno regime, ha dichiarato nel Maggio del 2013 in una conferenza con i media.
La seconda sfida è di stampo geopolitico. La partecipazione del Qatar nella politica interna della Siria e dell’Egitto ha permesso a questo piccolo Emirato di giocare una carta importante nell’accreditarsi presso il mondo occidentale come una potenza energetica (grazie al giacimento di gas e petrolio condiviso con gli iraniani) e finanziaria.
Di recente le scelte qatariote di investire massicciamente in asset strategici (come impianti di rigassificazione e quote nelle compagnie di distribuzione di idrocarburi) e in operazioni immobiliari ad alto valore di immagine (tra cui ricordiamo i magazzini Harrods di Londra, aree della periferia parigina popolate in maggioranza da cittadini islamici) sono sfociate in una politica di national branding molto efficace. Nell’attuale scenario energetico il primo produttore mondiale di gas è la Russia, seguita dall’Iran e dal Qatar.
L’emirato è seriamente preoccupato che la nuova rivoluzione energetica Americana, grazie alle tecniche di recupero ed ottimizzazione dei giacimenti di shale gas (e anche shale oil) possa rendere gli USA virtualmente indipendenti. Questo scenario in rapida evoluzione impone al Qatar una ridefinizione della lista dei suoi clienti. Cina e India, stati altamente energivori, sono già presenti nel mercato iraniano supportando la seconda espansione iraniana verso est.
Attualmente esiste un gasdotto che, sempre partendo dal giacimento di South Pars, collega Iran e Pakistan. Il passo successivo sarà l’espansione verso la fina ed eventualmente verso l’India. Questi collegamenti via terra renderanno di fatto i due colossi asiatici stretti alleati, quanto meno sul fronte energetico, della Repubblica iraniana. Mentre il “fronte orientale” appare già definito, con una Cina massicciamente presente nello scenario iraniano con una forte importazione di petrolio tramite la rotta marittima originata dall’hub di Kharg, in prossimità della città marittima di Busher, il “fronte occidentale” vede una partecipazione russa, all’apparenza ingiustificata. Se è vero che la Russia, quale primo esportatore di gas, non trae benefici economici dal supporto all’Iran la sua vision sembra essere di maggior respiro. La creazione di un blocco di produzione ed esportazione di gas verso l’Asia e l’Europa permetterebbe, di fatto, la creazione di un monopolio energetico difficile da contrastare per le altre nazioni produttrici di gas dell’area medio orientale.
La posizione russa quindi appare manifesta e chiara se osservata in un ambito di politica energetica continentale. Una terza sfida, tuttavia rimane ed è la potenzialità della domanda di gas dell’Unione Europea e la recente scoperta di altri giacimenti di gas (tutt’ora in fase di prospettazione) sulla “via verso l’Europa”.
Negli ultimi 5 anni il bacino orientale del Mediterraneo è stato oggetto di scoperte di vasti giacimenti. Il giacimento Levant localizzato in prossimità delle coste striane, libanesi, israeliane, palestinesi e il bacino del Nilo nel nord dell’Egitto. Pur parlando ancora di prospezioni preliminari, il bacino del Levant potrebbe contenere fino a 3,5 trilioni di metri cubi (TCM) di gas e 1,7 miliardi di barili di petrolio. Il bacino del Nilo si stima contenga 6 trilioni di metri cubi di gas e circa 1,8 miliardi di barili di petrolio. Un ulteriore sfida, di tipo maggiormente commerciale, è lo scenario Europeo. L’attuale scenario economico europeo è ancora complesso da definire e con la perdurante domanda energetica pesantemente influenzata dalla crisi esiste il rischio che una tale disponibilità di gas possa essere eccessiva per il mercato EU.
Allo stato attuale quindi la politica energetica iraniana rimane uno scenario in crescente divenire, con alcune sfide importanti ma una potenzialità, specialmente sul fronte asiatico, di estrema rilevanza per il futuro energetico dei grandi colossi asiatici.