Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 28/12/2013, 28 dicembre 2013
I 5 STELLE HANNO IMPARATO IL MESTIERE
Citarsi non è mai un granché. Ma, siccome mi è capitato spesso di dovermi discolpare per aver usato una metafora funeraria il 22 aprile, giorno dei grandi festeggiamenti per la rielezione di Napolitano, la ripeto qui tale e quale: «Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza». Non occorreva particolare acume per anticipare quel che sarebbe accaduto.
Eppure non fummo in molti (eufemismo) a prevederlo. Anzi, di lì a qualche giorno, un coro di Osanna, Exultet e Te Deum salutò con nuvole d’incenso e fiumi di saliva l’avvento del governo Letta, versione sfigata e bimbominkia del governo Monti. Otto mesi dopo, ecco il risultato. Un governo che non ha combinato una beneamata mazza, se non cambiare nome all’Imu, perché appena si muove cade. E chiama “stabilità” l’immobilità del cadavere. Siccome però le salme manifestano un filino di rigor mortis, ecco i soldi di fine stagione per rimpinzare le lobby che tengono in vita artificialmente il caro estinto: biscazzieri, palazzinari, banchieri, costruttori di grandi opere inutili e di cacciabombardieri che cappottano negli hangar, e naturalmente giornali (ingrassati con 170 milioni per seguitare a mandarli in edicola all’insaputa dei lettori).
Se la cosa si è venuta a sapere, diversamente da quando il Milleproroghe&marchette serviva a tacitare i dissenzienti, è perché stavolta si aggira per le Camere un Ufo, oggetto non ancora identificato e addomesticato: l’opposizione. Erano anni che non se ne vedeva l’ombra, o se c’era era così minoritaria da sfuggire ai radar. Dopo mesi di apprendistato, i 5Stelle hanno imparato il mestiere. Anziché restare in aula per garantire il numero legale come fa Sel, l’opposizione di Sua Maestà, escono al momento giusto. Presenziano. Spulciano. Scovano porcate.
Vivamente sconsigliato avvicinarli con strizzatine d’occhio per offrire qualcosa in cambio del silenzio: si rischia di essere filmati e sputtanati in Rete. Il classico granello di sabbia che inceppa l’ingranaggio. Sono 160 fra Camera e Senato, eppure riescono a restringere le «larghe intese» fino a minacciare di mandar sotto il governo (quello che, alla dipartita di B., Napo & Letta definirono «più forte e coeso»). Appena i marchettari vengono beccati col sorcio in bocca, fanno la faccina contrita e prorompono in un «ops, scusate, ci siamo sbagliati, ora rimediamo subito». Inventano scuse e simulano sviste per nascondere le cambiali da pagare ai potentati che tengono in piedi un premier che vanta una popolarità del 29% e conserva la maggioranza solo grazie al premio incostituzionale del Porcellum e ai voti di noti frequentatori di se stessi – gli Alfanidi – che senza B. non avrebbero un voto nemmeno nelle rispettive famiglie.
L’ultima balla, avallata dal monitino sfuso di Sua Maestà, è che il decreto Salva-Roma, il solito salame con dentro di tutto, sarebbe colpa di Boldrini e Grasso che non han vigilato sugli emendamenti. Le pazze risate: se Letta non c’entra, perché ha chiesto la fiducia sul decreto-salame? Ora però la stampa governativa (praticamente tutta) annuncia un mirabolante «Patto del 2014» e il direttore del Corriere chiede un «contratto di governo» come «ultima occasione per non fallire» e non favorire «Grillo e i populismi di ogni risma». Il titolo fa il paio con quello del Corriere del 3 dicembre: «Napolitano chiede un programma». Ecco cosa mancava al governo: un programma! A pensarci prima, sai quante cose si potevano fare. Purtroppo ad aprile se l’erano scordato. E vabbè, capita, con tutto quel che hanno da fare. Forse eravamo troppo generosi, parlando del becchino. Al momento si vede solo il cadavere: chi gli darà degna sepoltura deve ancora nascere, o va all’asilo.