Ni. Ba., Il Sole 24 Ore 31/12/2013, 31 dicembre 2013
GLI ITALIANI BLOCCATI IN CONGO: AIUTATECI
ROMA Ore cariche di ansia per le famiglie italiane bloccate da due mesi nella Repubblica democratica del Congo per riportare in Italia i bambini lì adottati, cui ieri s’è aggiunta la tensione di una violenta sparatoria nella capitale Kinshasa con il massacro seguente di una quarantina di ribelli. Un insieme di fatti che ha spinto il presidente del Consiglio Enrico Letta a esprimere «vicinanza» ai connazionali assicurando l’impegno del governo alla soluzione della vicenda. A breve una missione di funzionari della Rdc sarà a Roma proprio per approfondire la questione e lo stesso primo ministro congolese ha confermato l’impegno a velocizzare il riesame delle adozioni con priorità per i casi italiani. «Confidiamo nella promessa», il commento del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge. Emma Bonino ha invece annunciato il rafforzamento dell’ambasciata in loco con due persone. Non si intende affatto demordere, rassicura la titolare degli Esteri, resta tuttavia il carico di angoscia reso esplicito dall’allarme di una coppia di italiani a Kinshasa. Michela Gentili e Andrea Minocchi, in attesa di adottare un bimbo di due anni, hanno dato voce alla preoccupazione in una telefonata ai propri parenti di Macerata: «Le adozioni - hanno detto - sono chiuse almeno fino a settembre-ottobre 2014. Fate qualcosa, aiutateci a tornare con i bambini».
Come detto, ieri in Congo è stata una giornata di autentica follia. In mattinata spari all’aeroporto internazionale di Kinshasa e in un campo militare della capitale. A guidare la rivolta, un pastore ex candidato alle presidenziali del 2006, Joseph Mukungubila Mutombo. I miliziani armati hanno preso il controllo della tv pubblica, tenuto in ostaggio diversi giornalisti e letto in video - prima di interrompere le trasmissioni - un messaggio apparentemente rivolto al presidente della Repubblica democratica del Congo, Joseph Kabila. Presto si è fatto strada il panico. «Siamo in pericolo», ha scritto in una mail all’Ansa, Enrico, un papà italiano. «Vi prego di aiutarci a sollecitare la Farnesina ad adoperarsi per farci tornare a casa». Immediatamente la nostra delegazione diplomatica a Kinshasa ha fatto sapere di essere in contatto con gli italiani. Qualche ora dopo le forze governative sono riuscite a riprendere il controllo di tutti i punti nevralgici della capitale (con un bilancio purtroppo di una quarantina di morti). Ma successivamente è filtrata la notizia di ulteriori scontri nella città mineraria di Lubumbashi (nell’Ovest). Stando alle autorità non si starebbe combattendo più fra miliziani e forze governative anche le voci rimangono contraddittorie ed è difficile capire lo stato reale della situazione nel Paese.