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 2013  dicembre 31 Martedì calendario

MATTEO NON LA AMA E VERDINI LA SELEZIONÒ


Sul suo profilo Twitter riporta una frase di Marguerite Yourcenar: «Ho cercato la libertà, più che la potenza e questa solo perché in parte assecondava la prima ». Antonella Mansi, da settembre scorso presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, è una donna con un curriculum da paura e un’ascesa professionale che, a 39 anni, farebbe invidia a qualsiasi coetaneo. Classe 1974, quella che ormai viene definita “Lady Siena” (è nata proprio nella città del Palio) ha sempre vissuto a Gavorrano, in provincia di Grosseto, assieme alla famiglia.
Figlia di Luigi Mansi, un ex manager poi diventato imprenditore, è cresciuta professionalmente muovendo i primi passi in seno all’azienda paterna, la Nuova Solmine spa di Scarlino, che conta 220 dipendenti, ha 100 milioni di euro di fatturato all’anno e produce acido solforico, oleum e acqua demineralizzata, oltre a vapore ed energia elettrica e della quale, dal 2001, è stata direttore commerciale. Dal maggio 2002 è stata anche consigliere di SolBat, dal 2012 amministratore unico di Retindustria srl, dal 2013 presidente di Sipi spa, presidente di Aedificatio spa, consigliere di Sol spa, presidente della Banca Federico Del Vecchio - “cassaforte” della borghesia fiorentina - presidente, per quattro anni, di Confindustria Toscana e, quindi, dal maggio 2012 vicepresidente della Confindustria nazionale guidata da Giorgio Squinzi, amico del padre e che la stessa Antonella sostenne a lungo nella battaglia alla scalata dell’associazione degli industriali post Marcegaglia. È arrivata a Palazzo Sansedoni pare per i suoi meriti imprenditoriali e con l’obiettivo di riportare l’equilibrio nell’ente dopo una fase assai burrascosa. Qualcuno ha parlato di conflitto di interessi, ma la nuova donna della Fondazione Monte Paschi ha subito precisato che «lo statuto confederale non prevede incompatibilità ». Immediato il braccio di ferro col vertice della banca Mps: la Mansi non ha mai condiviso il progetto di Alessandro Profumo (presidente) e Fabrizio Viola (amministratore delegato) volto a chiudere l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro già a gennaio 2014. Scontro culminato nell’assemblea di sabato che ha visto prevalere la linea della stessa Mansi che chiedeva più tempo.
Descritta, da chi la conosce, come «forte e sicura di sé», non sposata e senza figli, con una vita privata blindata e, comunque, mai sciorinata su giornali (a parte una intervista a un giornale locale, nel 2008, in cui si definiva «fidanzata») o social network, della Mansi si sa solo che non ha avuto, negli ultimi anni, relazioni consolidate.
Ma le viene attribuita un’amicizia di lungo corso con Denis Verdini, che la propose in Regione come avversaria di Enrico Rossi (Pd), attuale presidente del Granducato, nelle file del Pdl. Rinunciò e il suo posto fu preso da Monica Faenzi. Di lei, che politicamente non esprime consensi o prende posizioni nette, si apprende che continua a dire in giro di sentirsi una «donna di Confindustria» più che una donna della politica, anche se, poi, è stata proprio la politica a metterla in lizza per il suo nuovo incarico in Mps. Cosa certa è che Antonella Mansi è ad oggi appoggiata dal Pd non renziano, che l’ha preferita a Jacopo Morelli, presidente dei Giovani industriali e vicino a Matteo Renzi, unico politico a cui pare non piacere che sia arrivata al vertice della fondazione bancaria. Lady Siena, che ha anche un fratello, Lorenzo, che si sta laureando alla Luiss, è anche Cavaliere al merito della Repubblica italiana. Ha un unico neo nel suo curriculum da donna di successo: non ha una laurea. Dopo il liceo, infatti, aveva iniziato a Firenze la facoltà di Giurisprudenza, ma non l’ha mai portata a termine e lei stessa, più volte, ha ribadito che sia stato «un grande pentimento». Chissà che per i suoi meriti imprenditoriali e da donna di successo, arrivata a meno di quarant’anni dove molti non arrivano mai, qualcuno non decida di dargliela “ad honorem”.