Pietro Saccò, Avvenire 3/1/2014, 3 gennaio 2014
TUTTE LE SFIDE DELLA NUOVA FIAT GLOBALE
Ai 300mila dipendenti della Fiat e della Chrysler è arrivata la lettera con cui il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne annunciano l’imminente fusione delle due società. È «un giorno storico» scrivono i due, prepariamoci a «un’unione che nei fatti è già una realtà straordinaria». Gli investitori non hanno ricevuto lettere, ma hanno letto per bene i termini del contratto tra la società degli Agnelli e il sindacato Uaw: la Fiat compra la Chrysler spendendo il minimo indispensabile, e allora non può sorprendere l’impennata di Piazza Affari, dove l’azione Fiat ha guadagnato il 16,4% per chiudere a 6,92 euro, il valore più alto da due anni e mezzo.
Dalla fusione delle due società nasce il settimo maggiore costruttore di auto del mondo, dietro a Toyota, General Motors, Volkswagen, Hyundai, Ford e Nissan. È un costruttore fortissimo in Sudamerica, forte negli Stati Uniti, debole in questa Europa in crisi e con una presenza marginale in Asia. L’attività più interessante è sicuramente quella oltreoceano: dei 4,4 milioni di auto che Fiat e Chrysler hanno venduto nel 2013, 2 ,2 milioni sono stati comprati tra Canada e Stati Uniti, 1 milione in America Latina, un altro milione in Europa e 200mila in Asia. Le quote di mercato rendono bene l’idea di dove le cose funzionano e di dove hanno bisogno di una svolta: in Brasile ogni cinque auto vendute una è del gruppo Fiat-Chrysler, in Argentina e Stati Uniti la quota si riduce a una su dieci, in Europa a una su venti, in Asia non si arriva a una su cento.
La strategia industriale del gruppo, presentata a inizio dicembre a Londra alla conferenza annuale dell’automotive di Goldman Sachs, prevede un rafforzamento dei marchi Jeep e Ram in America e un riequilibrio dell’attività europea sull’alto di gamma. L’Italia diventa la base di produzione di modelli Maserati e Alfa Romeo da esportare in tutto il mondo, a Torino arriverà anche un nuovo Suv mentre a Pomigliano si produce la Panda. La 500, nelle sue diverse versioni, è l’auto centrale del marchio Fiat, la Lancia è ridotta alla Ypsilon ed è il marchio che compare sulle versioni europee delle auto Chrysler (la Thema, la Flavia, il Voyager). In Sudamerica l’obiettivo è difendere il primato del mercato, mentre in Asia serve inevitabilmente un alleato forte.
Dal punto di vista finanziario il 2013 si chiuderà con 88 miliardi di euro di fatturato e un utile operativo attorno ai 3,6 miliardi. Il nodo principale resta quello del debito. Con la fusione ai 7,1 miliardi di debito netto della Fiat si aggiunge circa un miliardo di passivo di Chrysler: il debito complessivo sale così a circa 10 miliardi di euro. Così il rapporto tra debito ed ’equity’ sale a 3,5, un livello non allarmante ma nemmeno troppo tranquillizzante. Gli analisti di Citigroup ieri hanno sottolineato che il debito della Fiat diventerebbe così il più alto tra i costruttori di auto europei. Si vedrà cosa diranno le agenzie di rating. Per il momento Fitch ha spiegato che l’accordo con il fondo Veba non avrà un impatto immediato sul suo giudizio sulla Fiat.