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 2013  dicembre 31 Martedì calendario

BENVENUTI NELLA FISICA DEGLI SPACCAPENTOLE

C’è chi corregge Newton e chi, giudicando la relatività di Einstein del tutto sbagliata, elabora fantasiose teorie alternative. Innumerevoli sono i padri di macchine a moto perpetuo. Altri rifanno a modo loro la meccanica quantistica o sbeffeggiano la cosmologia del Big Bang proponendo personali interpretazioni dell’evoluzione cosmica. La trasmissione del pensiero è un classico. Tale Alberto Corva, inventore del «telefono telepatico», non nascondeva la consapevolezza del proprio valore: «Nel settembre 1914 io fui il primo (e desidererei che fosse consacrato alla storia, non per vana gloria, ma per amore della scienza, a trasmettere ed a ricevere nel breve spazio di un’ora, da S. Giuliano Nuovo a Tortona (km 9), poche frasi con una gentile signorina sconosciuta, e da S. Giuliano Nuovo ad Alessandria (km 16) coi signori avv. G. Bruni e B. Venghi, pretore quello e Cancelliere questo del II Mandamento di Alessandria». Sono frasi tratte dal suo libro del 1915 intitolato
Telefonia umana
, dove spiega che bisogna «parlare con il cuore» e indirizzare verso il destinatario la propria forza magnetica facendo un salto nella sua direzione.
Noi classifichiamo personaggi come Alberto Corva nella categoria lombrosiana dei «mattoidi». Gli inglesi hanno la parola «crackpot», «spaccapentole». Due parole che racchiudono un giudizio negativo. Margaret Werthem, svolgendo la prima inchiesta approfondita nel variegato mondo della pseudoscienza, ha scelto una espressione il più possibile asettica. Parla di scienziati «outsider» e «fisica degli outsider». Il risultato del suo lavoro è un libro che dovrebbe turbare soprattutto la comunità scientifica che si riconosce come tale: Tutti pazzi per la fisica, Edizioni Dedalo (pp. 298, € 16).
Molte pagine hanno come protagonista un certo Jim Carter. Nessuna parentela con l’ex presidente Usa. Questo Carter vive nello Stato di Washington e abita in un parco caravan di sua proprietà che in parte è anche un cimitero di auto arrugginite. Per lui la gravità non esiste. I corpi non cadono, è la Terra che corre loro incontro. Ciò avviene perché «ovviamente» ogni 19 minuti essa raddoppia le sue dimensioni. Gli atomi sono costituiti da particelle elementari che Carter ha chiamato «circloni». Con i circloni ha costruito una Tavola di Mendeleev a modo suo coerente. Oggi Carter è un signore sulla settantina. Da giovane ha speso anni a creare perfetti anelli di fumo con una macchina di sua invenzione e a cercare un mitico «buco» nel quale doveva essersi accumulata una immensa quantità di pepite d’oro.
Nella sua ricognizione, la Wertheim ha registrato più di cento teorie fisiche di altrettanti mattoidi (o «svitati», termine quasi affettuoso che talvolta adotta per i casi estremi). Il suo nume tutelare è Augustus De Morgan, che nell’Ottocento svolse una indagine simile e pubblicò un libro intitolato A budget of Paradoxes (1872), cioè «un insieme di idee contro il senso comune»: anche lui era uno specialista dell’understatement.
L’aspetto inquietante è che spesso in scienziati veri si mescolano aspetti da «outsider»: Newton praticava l’alchimia, Herschel riteneva il Sole abitato, Flammarion, Crookes e Schiaparelli partecipavano a sedute spiritiche con la medium Eusapia Palladino. Ancora più inquietante è che gli outsider si siano organizzati in una società scientifica parallela, la Npa, Natural Philosophy Alliance, che ogni anno organizza un proprio congresso e ha una sua rivista. Di recente il lavoro di un outsider è stato rifiutato e la faccenda ha suscitato un vivace dibattito nella Npa. Dunque anche una società scientifica eretica ha i suoi eretici, i suoi casi Galileo.
L’aspetto sociologico è sotteso all’intera inchiesta svolta dalla Wertheim. Come si organizza una comunità scientifica? Quali sono le sue regole scritte e non scritte? In che modo si forma il consenso intorno a una teoria? E in che modo un consenso tramonta per lasciare il posto a un nuovo consenso? E’ vero, come si è detto, che nessuna teoria scientifica viene abbandonata per un’altra, ma semplicemente si estinguono gli scienziati che la sostengono? Esiste una censura scientifica?
Più drammaticamente: che cosa distingue la scienza dalla pseudoscienza? Dove passa il confine? Certo, davanti a disegni di macchine a moto perpetuo o alla Terra che «cade» verso la matita che mi scappa di mano, siamo tutti bravi a parlare di «crackpot», mattoidi e simili. Ma leggete le pagine dove la Wertheim descrive il suo smarrimento dopo aver partecipato al convegno mondiale dei più geniali fisici teorici che lavorano su stringhe, superstringhe, M-Theories e così via. Questi fisici vi parlano di 10 elevato alla 500 universi possibili, quando si stima che tutte le particelle dell’universo sensibile siano soltanto 10 alla 82. Genio o follia?