Anna Zafesova, La Stampa 31/12/2013, 31 dicembre 2013
LE OLIMPIADI DEI DRONI
Da ieri non si possono più mandare per posta pacchi chiusi con destinazione Sochi. È l’ultima, ulteriore misura di sicurezza che va ad aggiungersi a uno schieramento di uomini, attrezzature e divieti senza precedenti che Mosca ha messo in piedi per i Giochi invernali che si svolgeranno ad appena un centinaio di chilometri dalla polveriera caucasica.
Il vicepremier Alexandr Zhukov, responsabile dell’evento nel governo, promette però che non ci sarà un ulteriore varo di misure restrittive. Anche perché è difficile inventarsi qualcosa che non sia già stato messo in atto. A cominciare dal «pass del visitatore», un badge che viene fornito a chi acquista biglietti per gli eventi olimpici registrandosi sul sito ufficiale. Si tratta praticamente di un secondo documento di identità che i turisti dovranno portarsi sempre dietro, esibendolo a ogni posto di blocco, ingresso o albergo.
Una misura che non faciliterà la vita ai turisti, che già devono prepararsi a orientarsi tra le numerose zone a varie sfumature di rosso in cui è stato diviso il territorio dei Giochi. Ma per i russi, già dai tempi delle Olimpiadi di Mosca 1980, l’afflusso di turisti «comuni» - per di più in un Paese che continua a chiedere procedure di visto abbastanza complicate praticamente a tutti - è un obiettivo secondario rispetto all’immagine di grandeur sui teleschermi. E così mentre fervono i lavori per gli ultimi siti olimpici, e i media parlano degli «olimpiardi» spesi per i primi Giochi invernali in Russia, Sochi viene blindata. Il ministro dell’Interno Vladimir Kolokolzev ha promesso già mesi fa l’impiego di 30 mila agenti di polizia e delle truppe interne, impegnati a controllare i documenti, le auto, presidiare gli impianti e pattugliare le strade. A confronto, a Londra, megalopoli già colpita da attacchi terroristici, nell’estate del 2012 vennero dispiegati 18 mila uomini.
Un intero esercito, assistito da altri 1500 uomini della Protezione civile. Senza contare 5500 telecamere, droni, metal detector che saranno a ogni angolo, cani che fiutano l’esplosivo e i raggi X per controllare i pacchi sospetti, elicotteri, navi e perfino missili. I telefoni saranno talmente monitorati che il dipartimento di Stato Usa consiglia di lasciare a casa smartphone e portatili se non si vuole venire intercettati. L’allarme è tale che ieri la Casa Bianca ha offerto la propria cooperazione per la sicurezza di atleti e spettatori. Lungo i confini meridionali russi sono stati disposti sei sistemi di difesa missilistica Panzyr-S. Dmitry Chernyshenko, capo del Comitato organizzatore, promette «le Olimpiadi più sicure di sempre». Ma il pericolo, dopo le stragi di Volgograd, sembrano non tanto i missili di innominate potenze straniere, ma i terroristi solitari che si aggirano a piedi, prendono l’autobus e il treno locale. E così le misure di controllo documenti e impedimento di raduni non autorizzati, viste fino a ieri più come barriera ad eventuali manifestazioni di protesta di dissidenti o degli attivisti LGBT - ai quali, se sono in possesso di passaporto estero, le autorità russe hanno promesso di non applicare la legge «contro la propaganda omosessuale» - ma le «vedove nere» caucasiche.
All’epoca sovietica tutto era molto più facile: nell’estate 1980 tutti gli elementi «indesiderabili», dalle prostitute ai dissidenti, sono stati invitati a sloggiare da Mosca per la durata dei Giochi, mentre l’accesso alla capitale veniva drasticamente limitato ai non residenti. Il provvedimento ha riguardato anche la maggior parte dei bambini, spediti più o meno forzatamente in campi dei pionieri per evitare che avessero contatti con i pericolosissimi turisti occidentali. A quelli che rimanevano nelle scuole veniva intimato di non avvicinare gli stranieri, che avrebbero offerto loro chewing gum avvelenati. Qualcosa di simile è stato fatto, secondo le denunce degli attivisti, anche a Sochi, dove barboni, piccoli criminali e altri potenziali «disturbatori» sono stati fatti sparire, insieme agli operai immigrati. La polizia ha effettuato controlli documenti casa per casa, i tombini sono stati saldati e alla popolazione è stato intimato di pulire i balconi sulle facciate e non stendere i panni durante i Giochi. Ma Sochi resta una città-formicaio che si estende per una cinquantina di chilometri, snodo vivace e vitale della costa, tra aeroporto, treni e autobus, tutti bersagli potenziali di un attacco.