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 2013  dicembre 31 Martedì calendario

SCARPELLINI: “È UNA VERGOGNA LICENZIO TUTTI E VADO IN CINA”


ROMA — «E io che faccio ora? Licenzio tutti e me ne vado in Cina. Siamo un Paese della vergogna». Sergio Scarpellini, il costruttore romano ispiratore dell’emendamento dei Cinquestelle che ha terremotato il decreto Salva-Roma per via dei palazzi che affitta alla Camera dei deputati, è furibondo. Ora la norma è stata riscritta e inserita in uno dei decreti firmati ieri da Napolitano. E i suoi contratti di locazione hanno le ore contate.
Chi si deve vergognare?
«Tutti. Dopo questo decreto chi verrà più a investire in Italia? Quale fondo sceglierà un immobile pubblico? Divento pazzo in questo Paese».
Medita di andarsene?
«Potrei anche mollare tutto per la Cina. Qui non ci posso più stare. Subisco un danno enorme.
Proprio io che sono un benefattore dello Stato. Dovrebbero darmi una medaglia e invece mi costringono a licenziare».
Licenziare chi?
«I dipendenti che sono con me da quindici anni e si occupano dei servizi ai deputati: mense, pulizia, posta. Gli hanno fatto passare un Natale indegno. Nessuno ne parla, ma sono più di 500 e hanno famiglia e figli».
Lei affitta a Camera e Senato, ma anche a Comune di Roma e Tar. Quanto incassa?
«Il Senato ha disdetto qualche mese fa. Ma io ho riaffittato palazzo Bologna al Pantheon e ci guadagno 400 mila euro in più,
visto che il Senato mi pagava 1,8 milioni l’anno e ora ne incasso 2,2. Con la Camera ho tre contratti per i tre palazzi Marini che scadono nel triennio 2016-2018 e mi assicurano 19 milioni e 100
mila euro l’anno».
Ma non erano più di 30 milioni?
«No, senza l’Iva siamo a poco più di 19 milioni».
Sono sempre tanti soldi. Con la spending review obbligata per non morire di tasse, non se l’aspettava che prima o poi sarebbe arrivata la disdetta?
«Mi aspettavo che la Camera comprasse i miei palazzi. Con tutti i soldi che mi hanno dato in questi anni avrebbe risparmiato. E invece mi hanno usato per vendere i libri sulla casta».
In tempo di crisi, è duro difendere gli affitti d’oro. O no?
«Ma quale affitti d’oro e quale crisi. Qui la crisi non c’entra. È la politica che mi ha voluto punire. Giusto risparmiare, ma dove si buttano i soldi».
E affittando i suoi palazzi non si sprecano risorse pubbliche?
«Guardi, qualche giorno fa ho incontrato il capogruppo dei grillini. E gli ho consigliato di chiedere al Demanio una valutazione degli immobili che la Camera ha in locazione da me. Se lo farà, scoprirà che l’affitto è al 50% del prezzo di mercato. Oltre al fatto che i dipendenti guadagnano poco più di mille euro contro i 4 mila dei commessi di Montecitorio».
Si sente una vittima?
«Ho subito un’ingiustizia, certo. E con me quelle povere famiglie. Lo scriva, mi raccomando».