Felice Cavallaro, Corriere della Sera 31/12/2013, 31 dicembre 2013
UN QUESTORE DONNA A PALERMO «VOGLIO PRENDERE MESSINA DENARO»
PALERMO — Doppio comando femminile nel governo dell’ordine pubblico da ieri nella città che prova a cancellare il marchio di capitale della mafia per diventare capitale dell’antimafia. Anche grazie a Maria Rosaria Maiorino, il nuovo questore di Palermo, 58 anni che sembrano dieci in meno, il piglio determinato, nata ad Amalfi, in arrivo da Foggia, affiancata così al prefetto nominato da pochi mesi, Francesca Cannizzo, altra donna di polso, a sua volta approdata a Palermo da Catania dove è stata sostituita da un’altra collega ancora, Maria Federico.
Con un governo regionale in cui Rosario Crocetta ha voluto sei assessori donna, con quote rosa ormai presenti al vertice di tante amministrazioni, con imprenditrici di prim’ordine come succede per esempio nel mondo del vino con Josè Rallo o Francesca Planeta, forse in Sicilia non tutti si stupiranno se a Palermo scatta questo doppio comando che però diventa un altro primato destinato a sciogliere qualche stantio vecchio luogo comune.
Tema che quasi infastidisce Maria Rosaria Maiorino, pronta a definirsi una donna «drogata» dal suo lavoro: «Il fatto di essere una donna e la prima a fare qualcosa me lo porto dietro da anni, quando entrai in polizia non c’erano molte donne. Certo si è sotto la lente di ingrandimento e spesso oggetto di diffidenza, ma tutto dipende da come ci si approccia al proprio mestiere. Io del mio lavoro ne ho fatto una scelta di vita, ha comportato rinunce e sacrifici, ma non me ne sono mai pentita. Appunto, “drogata” da questo mestiere».
Preferisce parlare di lavoro e misurarsi sulla tenuta di una macchina guidata fino a pochi giorni fa dal questore Nicola Zito, nominato prefetto e destinato dal capo della polizia Alessandro Pansa al vertice dell’Anticrimine. Di qui la certezza che con il suo predecessore Maria Rosaria Maiorino lavorerà in continuo contatto e in piena sintonia: «A cominciare dall’impegno per la cattura di Matteo Messina Denaro che resta tra le priorità... Una bella sfida ed io non sono abituata a perdere... ma non mi sento di dire altro perché è bene che parli e mi documenti con i miei collaboratori».
Immediate le prime riunioni operative, a cominciare da quelle con gli uomini del capo della Mobile Maurizio Calvino e col gruppo che l’ex capo della Polizia Antonio Manganelli amò di più, quello della Catturandi, i segugi con i quali trascorse l’ultimo suo Capodanno, prima dell’aggravarsi del suo male. È questa storia che il nuovo questore, in polizia dal 1977, sa di ereditare anche se lei evita le facili promesse: «Sono una persona che bada molto ai fatti. È inutile fare promesse. Si risponde con i risultati».
Come chi la conosce assicura abbia fatto sin dagli esordi della carriera cominciata in Sardegna negli anni Ottanta, prima a capo della sezione Narcotici, poi come dirigente della Squadra Mobile cagliaritana. Dopo la nomina a primo dirigente, aveva lasciato la Sardegna nel 2001, prima con l’incarico di vicequestore a Belluno, poi a Bolzano. Nel 2006 questore a Grosseto. Nel luglio del 2010 l’incarico a Foggia dove l’anno successivo mise a segno l’arresto del superlatitante della mafia del Gargano Giuseppe Pacilli.
In una Palermo con tanti nervi scoperti per le continue proteste dei senza lavoro, con aziende pubbliche decotte, con amministrazioni non in grado di garantire livelli minimi di civiltà, come in questi giorni accade fra strade sommerse di immondizia, il nuovo questore punta su priorità ben definite: «Il controllo capillare del territorio, la prevenzione e l’educazione alla legalità. Per questo c’è bisogno però di una scossa reale della gente, della collaborazione delle forze sane di Palermo, che devono recuperare fiducia nelle istituzioni». E questa è tutta strada in salita.