Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 2/1/2014, 2 gennaio 2014
SEDI RAI LOCALI, GABANELLI ALL’ATTACCO CONTRO SPRECHI
Li puoi vedere nei tg all’ora di pranzo, alle 19,30 o a mezzanotte coi loro abiti sformati, le giacche a quadri, il riporto anni 70, dizione zoppicante, trucchi pesanti, completi da gran soirée in occasione delle feste comandate. Pronti a lanciare ottimistici servizi zeppi di aggettivi sulle sagre di paese o le inaugurazioni di mostre, con dichiarazione annessa del sindaco o dell’assessore. È l’esercito di 700 giornalisti Rai impegnati nelle 21 sedi regionali e nelle 24 redazioni (le 21 regionali più Bolzano tedesca, Bolzano ladina e Trieste slovena). Un esercito governato dal nuovo direttore Vincenzo Morgante, e per il quale il cda Rai ha appena approvato non solo il budget 2014, ma pure la nomina di sei nuovi vicedirettori. C’è da scommettere, tutti indispensabili al funzionamento di una macchina che Milena Gabanelli, una che di inchieste e di Rai se ne intende, ritiene un inno allo spreco di denaro pubblico: «In nessun paese europeo ci sono così tante sedi locali. La Rai di Genova sta dentro un grattacielo di 12 piani, ma ne occupa a malapena tre. A Cagliari, invece, l’edificio è fatiscente con problemi di incolumità per i dipendenti. Poi ci sono i centri di produzione che non producono nulla, come quelli di Palermo e Firenze. L’edizione della Tgr di mezzanotte, che è una ribattuta, costa 4 milioni di euro all’anno solo di personale. Perché non cominciare a razionalizzare? Se informazione locale deve essere, facciamola sul serio, con piccoli nuclei, utilizzando agili collaboratori sul posto in caso di eventi o calamità, e in sinergia con Rai News». Un ragionamento, quello della Gabanelli ospitata dal Corriere della Sera, che non fa una piega. Soprattutto perché, come ribadisce ancora la giornalista, «la maggior parte di quelle sedi serve (quasi esclusivamente, ndr) a garantire un microfono aperto ai politici locali». E quanto alle rivendicazioni sindacali dell’esercito dei 700 della Tgr, «non bisogna difendere solo i diritti acquisiti, bisogna anche capire in quale direzione deve andare l’azienda. I tempi sono cambiati, c’è il web, c’è Rai News». Ovviamente le parole della Gabanelli hanno scatenato la reazione di Vittorio Di Trapani, segretario del sindacato UsigRai: «Nella Tgr non abbiamo 700 reggimicrofono o esperti di sagre, ma straordinari professionisti che ogni giorno garantiscono l’informazione di servizio pubblico per e dal territorio. Le redazioni locali producono tre telegiornali, due giornali radio, gli appuntamenti quotidiani della mattina Buongiorno Regione e Buongiorno Italia, un tg scientifico quotidiano, un settimanale, diverse rubriche quotidiane e settimanali a trasmissione nazionale, cui vanno aggiunti tutti i servizi che ogni giorno vengono prodotti per i tg nazionali. Da Milano, Torino e Napoli arrivano oltre 12 mila pezzi all’anno. La Tgr produce 8.500 ore tv e 6.200 ore radiofoniche all’anno. Insomma, con un condensato di luoghi comuni, Gabanelli si iscrive di diritto al partito di quanti pensano che il problema della Rai sia come ridimensionarla, e si inserisce nella scia qualunquista per chiedere una sforbiciata alla Rai». Di Trapani avrà certamente buoni motivi per non smuoversi dalle sue ferree certezze. Ma, oltre che snocciolare dati quantitavi sulle ore e il numero di servizi prodotti dalla Tgr, dovrebbe, almeno per una settimana, dare una occhiata alla qualità dei servizi della Tgr, ai loro contenuti, e costruirsi una sorta di indice qualità/prezzo. Forse potrebbe trovare punti in comune col ragionamento della Gabanelli.