Angelica Ratti, ItaliaOggi 2/1/2014, 2 gennaio 2014
GUERRA DEI SESSI NELLA MOSCHEA
Guerra dei sessi nella grande moschea di Parigi agitata da una curiosa ribellione che dura da qualche settimana. E che vede un collettivo di donne musulmane che esige di pregare nella stessa sala utilizzata dagli uomini e dalla quale, invece, sono state escluse da poco. Il più importante edificio dell’Islam in Francia ha deciso di separare uomini e donne durante le preghiere.
Una decisione giudicata arbitraria secondo quanto ha denunciato subito il collettivo di donne musulmane che frequenta la moschea e che si è sentito offeso dal fatto di essere stato relegato in una sala seminterrata. La settimana scorsa il loro tentativo di riprendersi la sala utilizzata abitualmente per le preghiere si è trasformato in un bagarre che è finita per avvocati. Ed il collettivo ha lanciato una petizione per chiedere l’intervento delle autorità musulmane di Francia chiamate a intervenire contro l’invisibilità delle donne nei luoghi di culto. Fino a due mesi fa, le donne pregavano in una grande sala comune situata al mezzanino nascoste dalla vista degli uomini da una tenda, dal momento che la tradizione religiosa islamica impedisce ai due sessi di mescolarsi nei luoghi di culto. Una collocazione giudicata soddisfacente anche se le donne non potevano vedere l’imam dalla loro postazione. Ora, la sala sotterranea assegnata alla donne per le loro preghiera, senza finestre, ha suscitato un vespaio. Il collettivo delle donne islamiche, sostenuto dal proprio avvocato, ha scritto una lettera al rettore della grande moschea di Parigi per chiedere di riammettere le donne nella sala dove abitualmente avevano pregato fino a poco prima. La richiesta del collettivo delle donne è rimasta lettera morta. E in mancanza di risposta, il collettivo delle donne musulmane ha deciso di entrare nella sala senza autorizzazione. Nella sala c’erano soltanto due uomini ma tanto è bastato perché le donne fossero invitate in maniera violenta ad andarsene. Almeno così hanno raccontato. Uno scontro che ha lasciato sul campo un ferito e polemiche sul comportamento discriminatorio nei confronti delle donne islamiche. «La moschea non è la casa degli uomini ma di Dio», hanno dichiarato le attiviste femministe musulmane, che vorrebbero parlare della questione intorno ad un tavolo. Dalla moschea è arrivata la smentita di metodi brutali contro il gruppetto di 6-7 attiviste islamiche autrici del blitz che, secondo le autorità islamiche, sono state, invece, gentilmente pregate di allontanarsi dalla sala della preghiera degli uomini. Il venerdì la grande sala della preghiera era quasi vuota e la rivendicazione riguarda soltanto le 34 preghiere obbligatorie della settimana. La polizia è intervenuta cercando di identificare il gruppetto delle attiviste che si battono all’interno della moschea che si è sempre distinta per il clima di grande moderazione che vi si respira. Secondo le autorità della moschea le attiviste non risultano tra le frequentatrici abituali del luogo di culto e forse non si tratta neppure di fedeli musulmane. Una di loro milita nel collettivo «Mamans toutes égales», per i diritti delle mamme islamiche, e un’altra aveva proposto mesi addietro sull’Imane Magazine una riflessione sulla capacità di azione delle donne musulmane francesi. Intanto, il rettore si è dichiarato disponibile a dirimere il conflitto anche se «ci sono dei limiti» e ha fatto sapere che una risposta teologica è in preparazione.