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 2014  gennaio 02 Giovedì calendario

LA FIAT SI PRENDE TUTTA CHRYSLER


Alla fine l’intesa è arrivata. Il gruppo Fiat si è accordato con il Veba Trust, il fondo pensioni del sindacato United Auto Workers, sull’acquisto del 41,46% di Chrysler detenuto dall’investitore istituzionale, ovvero la parte che ancora manca al Lingotto per arrivare al 100% della Casa di Auburn Hills e trarre quindi beneficio dai flussi di cassa.

Era noto che le trattative stavano andando avanti a ritmo serrato, anche nel periodo natalizio, e che un accordo era imminente tanto che i mercati, anticipando la notizia, avevano spinto al rialzo il titolo della casa torinese dell’1,9% nella seduta del 30 dicembre, l’ultima del 2013. E l’intesa alla fine è arrivata proprio nel giorno di Capodanno.

Secondo i termini dell’accordo, il Lingotto pagherà in cambio della quota di Veba in Chrysler 4,35 miliardi di dollari. Cifra equivalente a quella riportata lo scorso 31 dicembre da MF-Milano Finanza. Il pagamento della cifra avverrà in più fasi.

Secondo quanto riportato da una nota del gruppo automobilistico torinese «il Veba Trust riceverà un corrispettivo complessivo pari a 3.650 milioni di dollari, suddiviso come segue. Un’erogazione straordinaria che Chrysler Group pagherà a tutti i soci per un totale complessivo di circa 1.900 milioni di dollari (la quota dell’erogazione straordinaria spettante a Fiat North America sarà versata al fondo Veba Trust e costituirà parte del prezzo di acquisto); al closing dell’operazione, previsto per il 20 gennaio, Fiat North America verserà a Veba Trust l’importo rimanente del prezzo di acquisto, circa 1.750 milioni di dollari».

«In contemporanea con le suddette operazioni», prosegue la nota, «il gruppo Chrysler e la Uaw hanno concordato un Memorandum d’Intesa a integrazione del vigente contratto collettivo di Chrysler, ai sensi del quale sono previste ulteriori contribuzioni da parte di Chrysler al fondo Veba per un importo complessivo di 700 milioni di dollari in quattro quote paritetiche, pagabili su base annua. Il pagamento della prima quota avverrà in concomitanza con il closing dell’operazione con il gruppo guidato da Sergio Marchionne, mentre le tre rimanenti quote saranno versate nei tre anni successivi». Sia i 700 milioni delle integrazioni che gli importi citati in precedenza saranno pagati da Fiat e Chrysler utilizzando la liquidità disponibile. «Aspetto questo giorno sin dal primo momento, cioè sin da quando nel 2009 siamo stati scelti per contribuire alla ricostruzione di Chrysler», ha commentato ieri a caldo John Elkann, presidente del gruppo Fiat, «il lavoro, l’impegno e i risultati raggiunti da Chrysler negli ultimi quattro anni e mezzo sono qualcosa di eccezionale e colgo questa opportunità per dare formalmente il benvenuto a tutte le persone di Chrysler nella nuova realtà frutto dell’integrazione di Fiat e Chrysler».

Per parte sua Marchionne, che oltre a essere amministratore delegato di Fiat è anche presidente e amministratore delegato di Chrysler, ha affermato che «nella vita di ogni grande organizzazione e delle sue persone ci sono momenti importanti, che finiscono nei libri di storia. L’accordo appena raggiunto con Veba è senza dubbio uno di questi, per Fiat e per Chrysler. Sarò per sempre grato al team per il sostegno e l’incessante impegno nel realizzare un’integrazione che oggi assume la sua forma definitiva. Questa struttura unitaria ci permetterà di creare un costruttore di auto globale con esperienze, punti di vista e competenze unici al mondo».

Due le conseguenze importanti di questo accordo, che la Fiat auspicava di poter ufficializzare prima del Salone di Detroit in programma per metà gennaio. Anzitutto non ci sarà l’ipo di Chrysler, che serviva a Veba per liquidare la sua quota in caso di mancato accordo con il Lingotto. In secondo luogo la cifra riconosciuta al fondo pensioni del sindacato Usa consente a Fiat di non dover ricorrere a un aumento di capitale per finanziare parte dell’esborso. Inoltre, gli analisti di Banca Imi stimano che «un accordo a 4,4-4,6 miliardi offre un potenziale di rialzo sull’attuale target price (5,85 euro, ndr) di 0,6 - 0,7 euro per azione».