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 2014  gennaio 02 Giovedì calendario

FIAT SI COMPRA CHRYSLER CON I SOLDI DELLA CHRYSLER


L’anno nuovo ha portato a Sergio Marchionne il regalo più atteso: vale a dire il 41,5% di Chrysler ancora in mano a Veba, il fondo, che si occupa di pagare le pensioni ai lavoratori dell’auto. visto che da alcuni giorni il titolo in Borsa stava galoppando. Aveva così raggiunto i massimi dell’anno portando al 56% il guadagno complessivo del 2013. In ogni caso un bell’affare per Marchionne visto che la Fiat, per chiudere l’operazione, tirerà fuori abbastanza poco: 1,75 miliardi di dollari pari a circa 1,3 miliardi di euro. Veba, però, incasserà 3,65 miliardi di dollari. Oltre all’assegno che arriverà da Torino porterà a casa anche 1,9 miliardi di un dividendo straordinario che Chrysler assegnerà a tutti i soci. In realtà volendo fare bene i conti l’introito per il fondo pensioni sarà ancora più alto: toccherà 4,35 miliardi considerando i contributi straordinari per 700 milioni che Chrysler pagherà fra il 2014 e il 2016. Fiat, avverte una nota, non avrà bisogno di effettuare alcun aumento di capitale. L’assegno da 1,75 miliardi di dollari che il 20 gennaio partirà per Detroit sarà coperto con la liquidità esistente a Torino (circa 11 miliardi di euro). In realtà Marchionne non avrà, probabilmente, bisogno nemmeno di utilizzare questa disponibilità potendo usare la parte del dividendo straordinario che gli spetta sulla partecipazione del 52%. Facile immaginare che oggi all’apertura della Borsa il titolo farà festa con enormi fuochi d’artificio. Nemmeno tanto in ritardo sul calendario visto che dal Capodanno saranno passate poche ore.
Con questa operazione Sergio Marchionne dimostra di essere un formidabile negoziatore. È riuscito a far spendere poco alla Fiat arrivando comunque al tetto di 4,35 miliardi di dollari che rappresentava il livello massimo della sua disponibilità. Veba in incasserà in prima battuta un po’ meno di quanto non avesse chiesto (5 miliardi). Tuttavia considerando gli incassi legati alla contribuzione straordinaria si può ritenere soddisfatto.
Per Marchionne chiudere l’operazione con questa trattativa privata è stato un grande successo. Se, come aveva chiesto Veba, il titolo Chrysler fosse stato quotato a Wall Street, sarebbe stato tutto molto più difficile. L’ingresso di soci di minoranza, infatti, avrebbe imposto delle rigidità molto difficili da superare. Perché, a ben vedere, per soddisfare le diverse esigenze verrà utilizzata una fetta importante della cassa accumulata nei forzieri di Detroit (circa 9 miliardi di dollari). Volendo un po’ estremizzare i termini dell’affare possiamo riassumerlo in questa maniera: il fondo Veba si è fatto assegnare circa la metà della liquidità che c’era in azienda. La Fiat avrà l’altra metà della casa e la parte industriale a costo zero con la garanzia aggiuntiva della pace sindacale per i prossimi tre anni.
Le tre tranche di contribuzione straordinaria, infatti, sono vincolate al mantenimento degli accordi che fino a oggi hanno permesso, con un uso molto flessibile della manodopera, gran parte dei successi di vendita.
Con questa operazione per la Fiat si apre un futuro di autentica multinazionale. Un bel passo avanti considerando che, appena dieci anni fa era considerata un’azienda sulla strada del fallimento. Vale la pena notare che tutte le più recenti trasformazioni dell’azienda incrociano la strada con i grandi fabbricanti d’auto americani. Nel 2004 il rilancio era stato finanziato da General Motors ritirandosi dal contratto che, a scadenza, avrebbe imposto l’acquisto del gruppo italiano. Oggi è Chrysler che proietta il gruppo in una dimensione globale.
Non è nemmeno da escludere che l’accelerazione della trattativa fra Detroit e Torino sia stata dettata, seppure indirettamente, dalla decisione di Obama di vendere l’ultima quota ancora detenuta dal governo proprio in General Motors. Un’operazione costata la sanguinosa perdita di dieci miliardi. Al di là degli obblighi contrattuali è stata un’iniziativa di alto valore segnaletico. Forse la presa d’atto che il mercato americano dell’auto, dopo 47 mesi consecutivi in crescita comincia ad avere qualche problema. Ed è proprio su questo crinale che Marchionne dovrà dimostrare tutta la sua capacità: fin’ora si è dimostrato un ottimo uomo di finanza e uno straordinario negoziatore. Ora dovrà anche far vedere di essere in condizione di costruire automobili di valore. Non solo negli Usa ma soprattutto in Europa e nel resto mondo.