Paolo Griseri, La Repubblica 2/1/2014, 2 gennaio 2014
COSÌ PUÒ RIPARTIRE L’ALFA ROMEO DAGLI USA I SOLDI PER RILANCIARE CASSINO
TORINO — La partita a poker di Detroit potrebbe avere vincitori anche in Italia. Non è un mistero che da mesi al Lingotto si attendeva la chiusura del dossier Veba per poter far partire gli investimenti che mancano sul versante europeo. E’ chiaro che le nuove linee di produzione arriveranno solo con la disponibilità di cassa che può offrire un gruppo globale. Anche perché in questi anni la Fiat ha fatto utili in America (sia nel Nord con il marchio Chrysler, che nel Sud, in Brasile) mentre in Europa ha registrato continue perdite. Per il Vecchio Continente tenere le casse divise era evidentemente penalizzante.
In Italia a brindare potrebbe essere soprattutto Cassino. Lo stabilimento che oggi produce la Giulietta e la Delta sta conoscendo, come molti altri, lunghi periodi di cassa integrazione per gran parte dei suoi dipendenti. Ma potrebbe essere proprio la fabbrica laziale il cuore del grande progetto che attende Marchionne dopo la fusione con Chrysler: il rilancio di Alfa Romeo. Progetto che, oltre all’erede della Giulietta, dovrebbe prevedere almeno un’ammiraglia del Biscione e un Suv. Quel pacchetto di gamma minimo per ricostruire un marchio che potrebbe diventare il cuore della presenza Fiat sul mercato americano accanto all’ormai consolidata utilitaria 500.
Nei mesi scorsi le agenzie di rating avevano stimato che fossero necessari almeno 4 miliardi di dollari per rilanciare il marchio. Che tradotto in euro significa una cifra intorno ai tre miliardi, vale a dire 3 nuove linee di montaggio. Una ipotesi potrebbe essere quella di realizzarne due a Cassino: oltre alla berlina di segmento C erede della Giu-lietta, anche la nuova ammiraglia. Dalla fine della produzione della 166 a Mirafiori, il Biscione è privo di una berlina di lusso di grandi dimensioni. Il Suv potrebbe invece essere realizzato a Mirafiori realizzando una nuova linea accanto a quella che, a partire dal prossimo anno, dovrà produrre il fuoristrada con il marchio Maserati.
Quando l’operazione Alfa Romeo andrà in porto, l’intero sistema degli stabilimenti italiani del gruppo potrebbe entrare a regime. Perché Mirafiori avrebbe la produzione dei suv Maserati e Alfa, Grugliasco continuerebbe a produrre Quattroporte e Ghibli. A Cassino si realizzerebbero l’ammiraglia Alfa e la nuova Giulietta (oltre all’erede della Lancia Delta), a Pomigliano la Panda e a Melfi i due nuovi minisuv con il marchio Fiat (si chiamerà 500X) e Jeep. A Melfi continuerà ad essere prodotta anche la Punto.
Accanto alle ricadute positive, l’accordo di Detroit potrebbe anche avere conseguenze negative. Difficilmente, ad esempio, la quotazione principale della società che nascerà entro l’estate dalla fusione tra Fiat e Chrysler rimarrà a Milano. Molto probabilmente il nuovo gruppo sarà quotato a Wall Street e a Piazza Affari rimarrà probabilmente una quotazione secondaria. Un’altra ipotesi che si starebbe studiando è quella di distinguere la quotazione dalla sede legale lasciando quest’ultima in Olanda, come già è avvenuto dopo la fusione di Cnh. Infine, l’ultimo punto interrogativo è quello del quartier generale, il luogo dove verranno prese le decisioni strategiche che riguardano l’intero gruppo. Molto difficilmente quella sede sarà Torino. Più probabilmente al Lingotto rimarrà il quartier generale della attività europee. Certo, come ormai da tempo ripetono i vertici Fiat, una società globale non ha un unico cuore. Ma anche nelle strutture policentriche c’è sempre un cuore che batte più forte degli altri. E difficilmente quest’ultimo sarà lontano da Auburn Hills. Tutti interrogativi che verranno sciolti entro l’estate. ma alcuni elementi importanti potranno già essere chiari a fine gennaio quando si riunirà il Consiglio di amministrazione Fiat. Altri elementi sulle ricadute italiane verranno certamente, ad aprile, dal nuovo piano modelli che Marchionne ha già preannunciato.