Sergio Romano, Corriere della Sera 2/1/2014, 2 gennaio 2014
UNA NAZIONE IN MARCIA IL BRASILE DEI BANDEIRANTES
Dopo la scoperta dell’America del Sud i portoghesi vi costituirono un’unica nazione (parte del Brasile); al contrario, nei
territori di quel continente dominati dalla Spagna
ebbero origine numerosi Stati. Come mai?
Cesare Scotti
Caro Scotti,
Fra la colonizzazione spagnola delle Americhe e quella portoghese corrono parecchie differenze. All’epoca delle grandi navigazioni, la Spagna era già una potenza continentale, edificata sulle vittorie militari della Reconquista, dotata di un rispettabile esercito, di una casta militare, di buone università, di un clero colto e ambizioso, di un ceto amministrativo che stava diventando la spina dorsale del Paese; mentre il Portogallo era un piccolo Stato della costa atlantica che si era distinto soprattutto per avere coltivato, con straordinari risultati, l’arte della navigazione e del commercio. Il 7 giugno 1494 i due Paesi firmarono a Tordesillas, in Galizia, un trattato con cui si accordarono per la spartizione delle Americhe. A 1.770 km dalle isole del Capo Verde fu tracciata una frontiera: le terre collocate a est di quella linea di demarcazione sarebbero state portoghesi, quelle a ovest spagnole. Il Trattato favoriva la Spagna che già occupava e amministrava molti territori, ma permise a Pedro Alvarez Cabral, quando sbarcò nel 1500 sulle coste brasiliane, di prenderne possesso in nome della corona portoghese.
Da quel momento il percorso dei due imperi coloniali è stato alquanto diverso. La Spagna estese i suoi possedimenti occupando militarmente le terre dove erano fiorite le grandi civiltà precolombiane, creò province e vicereami, mandò amministratori e missionari, costruì città, chiese e conventi. I portoghesi, più modestamente, s’installarono sulle coste e assegnarono terre a qualche latifondista, ma lasciarono agli indigeni l’economia delle zone interne. L’estensione della dominazione brasiliana, anche al di là della linea di demarcazione tracciata a Tordesillas, avvenne spontaneamente ed è dovuta a un fenomeno descritto da Ludovico Incisa di Camerana (uno dei maggiori esperti italiani di America latina), in un libro intitolato I Caudillos, biografia di un continente (Corbaccio 1994). Il fenomeno è quello dei bandeirantes. Si chiamavano così perché formavano una «bandeira», vale a dire un corpo militare che può essere composto da una ventina di membri, ma anche allargarsi sino a raggruppare «centinaia e talora migliaia di uomini con un comandante titolare di poteri assoluti» che non attendeva permessi governativi per affermare la propria volontà. Contavano nelle loro file molti avventurieri e cacciatori di fortune, «ma anche monaci e scrivani». Si addentravano nel territorio alla ricerca di miniere d’oro, ma anche di indios da vendere sul mercato degli schiavi. Erano ribelli a ogni forma di autorità pubblica, ma divennero lungo la strada una «nazione nomade», una «città in marcia».
In queste bandeiras vi sono, secondo Incisa, i semi del «melting pot» (calderone) brasiliano. Vi saranno poi altri «Brasili» generati dalle grandi migrazioni europee dell’Ottocento, soprattutto portoghese, italiana, tedesca, giapponese. Ma sono i bandeirantes, ricorda Incisa, che «arriveranno a ridosso del Perù e delle Ande a ovest, fino al Rio de la Plata a sud, tracciando fin dal secolo XVII le frontiere del Brasile attuale».