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 2014  gennaio 02 Giovedì calendario

BARE D’ORO E COCCODRILLI A GUARDIA DELLE VILLE IL FOLLE LUSSO DEI MAFIOSI


WASHINGTON — Una cassa dorata. Identica a quella usata per suo figlio Nick, fatto fuori nel 2010 in Canada. Quello di Vito Rizzuto è stato un funerale da boss. Perché lo era davvero. Da anni figura chiave del crimine organizzato italiano in Canada è spirato pochi giorni fa. A ucciderlo una brutta malattia. Rizzuto girava con una vettura blindata e cercava di mantenere un profilo basso. Per scelta e per necessità, visto che era un bersaglio con tanti rivali. Soltanto da morto lo hanno voluto onorare in quel modo ostentato. Una cornice degna del Padrino cinematografico.
Nel mondo delle anime nere non mancano i gusti bizzarri. O le «follie». Una vena di denaro inesauribile rende tutto facile e accessibile. Storia vecchia che riporta ai gangster americani degli anni 40, come Benjamin «Bugsy» Siegel. Così sfrontati da spingere per la nascita della città del peccato, Las Vegas. Era un piccolo avamposto sulla via del deserto, un insignificante punto geografico sulla mappa del Nevada, che i gangster hanno trasformato in attrazione mondiale. Con casinò, teatri, alberghi e scene da mille e una notte. Per il gusto di avere la loro Disney, per il desiderio di far soldi.
Ancora più pacchiani gli esponenti dei cartelli della droga. Su tutti il colombiano Pablo Escobar. All’apice della sua carriera si era comprato 1.800 ettari di tenuta, la famosa Hacienda Napoles. Poi aveva fatto arrivare 2.000 animali, molti esotici. Dalle giraffe agli ippopotami. Una moda, quella delle belve, copiata da altri narcos. I trafficanti messicani hanno messo nelle loro ville tigri e leoni. Li esibiscono agli occhi degli amici oppure — secondo storie mai confermate — se ne servono per disfarsi dei nemici.
Restiamo ancora in Messico. Nei giardini di Humaya (Sinaoloa) sorgono le tombe-mausoleo di molti capi. Edifici sontuosi, con cupole e colori vivaci. Un pantheon del crimine. L’ultimo inchino a personaggi che hanno sull’anima dozzine, forse centinaia di omicidi e qui sono venerati, dai loro seguaci, come fossero dei santi. Non badano a spese neppure quando finiscono in prigione. Nel maggio 2011 la polizia ha fatto irruzione in un’ala della prigione a Chihuahua, un braccio riservato ai contrabbandieri della droga. E all’interno gli agenti trovano di tutto e di più. Biliardi, tv al plasma, frigoriferi pieni di alcolici, decine di cellulari, narcotici e ogni cosa possa servire a rendere meno duro il «soggiorno» carcerario.
Altra passione gli oggetti griffati. Dalle polo alle armi. Magliette di una marca famosa, riconoscibile dal disegno che raffigura un grande cavallo: la indossavano un buon numero di capi al momento dell’arresto. Kalashnikov e pistole placcate d’oro, talvolta arricchite di pietre preziose e simboli di riconoscimento. Poi garage pieni di vetture d’ogni genere. Le imponenti Hummer, le auto sportive, i pick up americani. Famoso il «parco» sequestrato ad un avvocato della Florida finito in galera e poi usato come esca dall’Fbi per incastrare un mafioso italiano a Miami. Sentite cosa aveva in casa: cinque Ferrari, due Bugatti, tre Lamborghini, una Bentley, una Rolls Royce, poi una sfilza di mezzi più economici. Davanti alla villa era ancorato uno yacht da 5 milioni di dollari, in un armadio custodiva una collezione d’orologi da un milione. Su una pista vicina lo attendeva un Boeing 727 e un jet executive più piccolo.
Un tesoro che oscura le cafonate dei banditi nostrani. Il vestito da sposa lungo tre metri e ornato di Swarovski indossato il giorno delle nozze dalla figlia di «o re», Luigi Giuliano. O le scarpe di alligatore da 3 mila euro di Antonio Pelle. La chiave di tutto è che non esistono limiti. Per cui se il pit bull non basta a fare la guardia, si comprano coppie di coccodrilli e li lasciano a difesa dei covi. Non sono fantasie, ma l’ultima trovata di qualche malandrino d’Oltreoceano.