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 2013  dicembre 29 Domenica calendario

SLY E BOB L’ULTIMA SFIDA


METTI INSIEME ROCKY BALBOA E JACK LA MOTTA E CREI IL FILM CHE OGNI FAN DELLA BOXES VORREBBE VEDERE. Sylvester Stallone e Robert De Niro hanno realizzato questo «sogno», portando al cinema Il Grande Match, in uscita in Italia il 9 gennaio, storia di due boxeur un po’ datati che decidono di combattere un ultimo incontro.
I nomi dei protagonisti non sono quelli dei pugili che hanno regalato due nomination all’Oscar a Stallone e una statuetta a DeNiro. Balboa e La Motta sono stati sostituiti da Henry «Razor» Sharp (Stallone) e Billy «The Kid» McDonnen , (De Niro), però la comparazione con quelle icone della cinematografia hollywoodiana è immediata. «Abbiamo trovato fantastiche immagini di repertorio di Sly che si allenava per Rocky e De Niro che faceva lo stesso per Toro scatenato e abbiamo pensato di usarle dice il regista del film Peter Segal vederli allenarsi per quei due ruoli iconici è come vedere la storia delle cinematografia».
67 anni Stallone e 70 De Niro, i due hanno reagito in maniera diversa alla proposta di fare un film che di fatto è una operazione di autoironia. De Niro era più a suo agio. Stallone un po’ meno. «Devo molto a Rocky – dice l’attore – non volevo ridicolizzarlo, ma una volta sul set mi sono reso conto che al contrario, era un modo per omaggiarlo». Stallone è padre e figlio di Rocky. Ne è la fortuna ed e il beneficiario di tale fortuna: «Mi ricordo che non volevano nemmeno farmi fare il primo film e che ai tempi ho dovuto lottare con lutto quello che avevo e non era molto. Un’idea, una faccia, un personaggio che sapevo vincente. Io ci ho creduto più degli altri e Rocky è diventato Rocky».
Anche quando nel 2006, a trent’anni dal primo film, Stallone ha messo in scena l’ultimo atto della saga di Balboa, le cose non erano diverse da quel lontano 1976: «Anche allora c’era un esercito di persone che non voleva lo facessi. Mi hanno messo i bastoni tra le ruote, hanno fatto tutto il possibile per farmi demordere e per boicottarmi. Io non ci ho mai pensato nemmeno un secondo a farmi fermare. Mi mettevo lì, mi allenavo e cercavo di scrivere la sceneggiatura migliore. Quando pensavo di averla scritta bene la rileggevo, non mi piaceva e ricominciavo daccapo. Decine di volte. Quando sono riuscito a finirla e sono stato soddisfatto tutto si è sbloccato, come un catenaccio che si apre, come se la pallina avesse iniziato a rotolare. Allora mi dissero che ero vecchio, ora, otto anni dopo, sono di nuovo su un ring».
Non facile, raccontano i due attori mettere in scena una serie di combattimenti fra persone di una certa età: «Ho fatto milioni di Rocky e quindi dovrei essere piuttosto scafato – continua Stallone – ma questa è una cosa diversa. Interpretiamo due vecchi pugili, c’era da mettere da parte l’ego e far affiorare le debolezze. Difficile trovare il giusto equilibrio, le scene non dovevano essere troppo aggressive, ma non dovevano nemmeno sfociare nella comicità. È una commedia dolce-amara la nostra, ci sono momenti da ridere, ma non dovevamo sfiorare il ridicolo. E poi dovevo stare attento: De Niro ha un pugno micidiale».
Chi vincerà nel film? Il regista era così indeciso che ha girato tre finali: uno in cui vince Stallone, l’altro in cui ha la meglio De Niro e un terzo in cui fanno a pari. «Ma per sapere quale alla fine ho usato il pubblico dovrà andare al cinema». A proposito delle scene sul ring De Niro spiega: «Non ci sono trucchi quando dai di boxe, anche alla nostra età quando tiri un pugno puoi fare male. Devi fare attenzione. Ho imparato molto da Stallone, chiaramente ha un’esperienza maggiore».
Alle vicende sul ring si sovrappongono quelle personali con una donna contesa che ha le sempre affascinanti sembianze di Kim Basinger. «Quella donna spiega tante cose, spiega perché, dopo 30 anni, quei due abbiano ancora voglia di darsele di santa ragione». Alla soglia dei settant’ani, che consiglio darebbero i due attori loro stessi ancora ventenni? «Cerca di trovare persone intelligenti e ascolta i loro consigli – dice Stallone – Ascolta e ascolta bene queste persone, invece che quelle stupide di cui ti sei circondato. Persone che ti possano guidare e che guardino l’intera fotografia, non solo la parte che interessa loro». E De Niro: «Non avere paura di fare domande e di tenere presente che nella vita c’è sempre qualcuno da cui imparare».