Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 02 Giovedì calendario

CRISI, I 159 TAVOLI. DA ALCATEL A ANSALDO BREDA

Il 2014 sarà un anno cruciale per il futuro dell’industria italiana, fortemente provata dalla crisi. Un futuro che deve fare i conti sempre più con i 159 tavoli di confron­to su imprese in crisi attivi al ministero dello Sviluppo eco­nomico. Un ’censimento’ i cui numeri restano drammati­ci: oltre 120mila i lavoratori coinvolti, circa il 15% la media dei posti dichiarati in ’esubero’ dalle imprese; per 18 di es­se (che occupano circa 2.300 dipendenti) c’è una dichiara­zione di cessazione di attività, 990 milioni le ore di cassa in­tegrazione richieste fra gennaio e novembre. Sono 62, inve­ce, gli accordi già sottoscritti nel 2013, che hanno evitato ol­tre 12mila riduzioni di organico. Tra i tavoli che da gennaio vedranno di nuovo impegnati ministero e sindacati, vi so­no aziende di grande rilievo e marchi storici per il Paese: dal­l’elettronica di Alcatel e Italtel alle ceramiche di Ideal Stan­dard; dal tessile di ITiErre alle energie rinnovabili di Marce­gaglia (stabilimento di Taranto); dalla chimica di Akzo No­bel alla cantieristica di Fincantieri (a Palermo e Castellam­mare di Stabia). Per Claudio De Vincenti, sottosegretario al­lo Sviluppo, l’obiettivo perseguito dal governo è «di un risa­namento che sia reale e competitivo».

Nella siderurgia il dossier saliente resta quello Ilva , in attesa ancora dell’applicazione dell’Aia e del piano industriale (slit­tato da dicembre a febbraio-marzo) e alle prese coi contrat­ti di solidarietà per 1.700 lavoratori. Alcoa è appesa alla veri­fica del piano per la vendita a Klesh: il Mise ha fissato come data il 15 febbraio. L’attività produttiva è ferma da due anni circa e i 490 lavoratori sono in Cig dal 22 dicembre. Lucchi­ni ha 4.500 lavoratori in ’solidarietà’ fino a febbraio: a Trie­ste, dove è in corso una trattativa per l’affitto del ramo di at­tività, 485 persone rischiano la Cassa da gennaio. Beltrame sta riducendo la produzione tanto a Vicenza quanto a San Di­dero, in Piemonte: mille i lavoratori in Cig. All’Ast di Terni, che ha 2.850 dipendenti in Cig a seconda dei flussi di mercato, de­ve ancora arrivare l’ok Ue al passaggio a ThyssenKrupp. Pit­tini ha inviato 78 lettere di licenziamento alla vigilia di Nata­le ai suoi dipendenti di Celano (Aq). parte della ex Merloni, è bloccata invece in una complica­ta situazione giudiziaria. L’Acc di Belluno è in amministra­zione controllata e in 600 (che in parte sono in Cgi) rischia­no il posto.

Italtel ha 1.300 dipendenti circa in tutta Italia, ma solo a Ca­stelletto la società (che vuole rivedere il contratto aziendale) ha indicato 330 esuberi. Alcatel ha la Cassa da tanti anni e il 17 è previsto un incontro al Mise; su circa 2mila addetti so­no stati dichiarati 585 esuberi. In ballo c’è lo spostamento negli Usa della ricerca e sviluppo svolta da 350 dipendenti a Vimercate. Micron ha annunciato 2-300 esuberi su 700 la­voratori di Catania e Agrate. C’è poi Lfoundry che ha 1.400 lavoratori ex Micron in solidarietà fino ad agosto 2014 ma, se­condo i sindacati, non ha liquidità. Ciet ( 300 addetti) è in am­ministrazione controllata e rischia il fallimento. Nella telefo­nia prevale Sirti , dove si è già chiusa la trattativa sugli esube­ri ma resta aperta la partita sui contratti aziendali. Ad Alpitel sono a rischio di licenziamento 110 lavoratori. Jabil di Caserta ha intenzione di licenziare la metà dei lavoratori, cioè 350, che già sono in Cig. La Schneider di Rieti è a rischio chiusura per la decisione della proprietà di spostare la produzione in Bul­garia; nei primi mesi 2014 i lavoratori dovrebbero lavorare dai 2 ai 3 giorni al mese. Ansaldo Breda , infine, ha forti perdite di bilancio e vede a rischio oltre 2mila addetti dei 4 impianti di Pistoia, Pomigliano, Reggio Calabria e Palermo.